Fa parte di Biblioteche pubbliche/Biblioteche pubbliche di Roma
Marta Maria Perilli - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/48
Fondata da Asinio Pollione, si trovava nell’Atrium Libertatis (già sede e archivio dei Censori: cf. Liv. 43, 16, 13), di cui Asinio Pollione promosse il restauro grazie al bottino del trionfo sui Partini, a seguito della campagna di Illiria, avvenuto nel 39 a.C. (terminus post quem; Plin. nat. 7, 115; Svet. Aug. 29, 4-5; D.C. 48, 41, 7; Isid. orig. 6, 5, 2; vd. BIBATR-AR). È concordemente menzionata dalle fonti come la prima biblioteca pubblica realizzata a Roma (Ov. trist. 3, 1, 71-72 citato in Ov. trist. 3, 1, 59-74; Plin. nat. 7, 115; Plin. nat. 35, 10; Isid. orig. 6, 5, 2). Precede quindi quella sul Palatino, inaugurata nel 28 a.C., terminus ante quem [vd. BIBPAL-LET]. Sulla base di queste indicazioni cronologiche la sua costruzione e fondazione è databile tra il 39 e il 28 a.C.
Nell’allestimento della biblioteca dell’Atrium Libertatis, Asinio Pollione sarebbe stato il primo a introdurre a Roma l’usanza (probabilmente già ellenistica) di porre nelle biblioteche le effigi degli autori, dei quali verosimilmente la biblioteca conservava le opere (Plin. nat. 35, 9-10)[1]. Nella biblioteca dell’Atrium Libertatis, tra le imagines degli autori vi era in particolare quella di Varrone, l’unico ad avere la propria imago esposta in una biblioteca pubblica mentre era ancora in vita (Plin. nat. 7, 115). La biblioteca, dunque, era attiva prima della sua morte nel 27 a.C. e, con ogni probabilità, ne conservava gli scritti (Plin. nat. 7, 115; Plin. nat. 35, 9-10). L’onore dell’effigie ne omaggiava l’opera di erudito e, verosimilmente, l’attività intrapresa per l’allestimento della biblioteca voluta da Cesare, che non fu mai realizzata (Svet. Iul. 44; Isid. orig. 6, 5, 1) e di cui la biblioteca di Pollione con ogni probabilità eredita il progetto – almeno culturale. La presenza dell’effigie di Varrone può essere legata anche al fatto che aveva pubblicato un’opera che comprendeva 700 ritratti di uomini illustri: le Imagines o Hebdomades (Plin. nat. 35, 11; Gell. 3, 10, 1)[2]. Sulla presenza di ulteriori apparati decorativi dell’Atrium Libertatis e l’ipotesi dibattuta che questo sia da identificare con i monumenta Pollionis (Plin. nat. 36, 23; Plin. nat. 36, 24; Plin. nat. 36, 25; Plin. nat. 36, 33) [vd. BIBATR-AR].
La biblioteca doveva avere una sezione greca e una latina (Isid. orig. 6, 5, 2), ma il contenuto della collezione libreria è alquanto incerto. È stato ipotizzato che il nucleo originario potesse essere costituito dai volumi della biblioteca privata di Pollione e dalla presenza del ritratto, come già accennato, possiamo supporre che vi fossero conservate le opere di Varrone (Plin. nat. 7, 115; Plin. nat. 35, 9-10). La conservazione delle opere di Virgilio e Livio, invece, potrebbe essere attestata dal tentativo fallimentare di Caligola di rimuoverle, assieme ai loro ritratti, da tutte le biblioteche pubbliche di Roma attive durante il suo regno (Svet. Cal. 34, 2), quindi, forse anche da quella dell’Atrium Libertatis[3].
Almeno fino all’8 d.C., nella collezione della Biblioteca dell’Atrium Libertatis – così come in quella della Palatina e in quella del Portico di Ottavia [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET] – erano probabilmente incluse le opere di Ovidio pubblicate prima del suo esilio (vv. 65-66 in Ov. trist. 3, 1, 59-74). A seguito della condanna del poeta, dalle biblioteche pubbliche di Roma venne esclusa non solo l’Ars amatoria (vv. 65-66 in Ov. trist. 3, 1, 59-74), ma verosimilmente, anche quelle pubblicate prima dell’esilio e quelle completate o composte dopo di esso (per l’esclusione dall’Atrium Libertatis cf. in part. vv. 71-72 in Ov. trist. 3, 1, 59-74; [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET])[4]. Con ogni probabilità, nella Biblioteca dell’Atrium Libertatis (così come nella Palatina e in quella del Portico di Ottavia [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET]) doveva essere possibile trovare anche le opere greche e latine che Ovidio menziona in Tristia 2, 363-418 e 421-466 (o, per lo meno, alcune di esse), così come testi analoghi. Ovidio, infatti, dice che «queste (sc. opere) sono riposte mescolate assieme ai capolavori di uomini dotti e, rese pubbliche per dono dei capi, sono aperte a tutti» (suntque ea doctorum monumentis mixta virorum, / muneribusque ducum publica facta patent: Ov. trist. 2, 419-420), un chiaro riferimento alle biblioteche pubbliche di Roma attive all’inizio del I sec. d.C. [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET][5]. A partire dall’età di Tiberio, dovettero esservi incluse anche le opere di Euforione, Riano e Partenio, autori particolarmente amati dall’imperatore, il quale volle che le biblioteche pubbliche di Roma fossero dotate sia dei loro scritti che dei loro ritratti (Svet. Tib. 70, 2)[6].
Probabilmente l’importanza dell’Atrium Libertatis in quanto sede dei Censori declinò – assieme alla carica stessa – con l’assunzione della censura perpetua da parte di Domiziano (fine 85 d.C.). Le funzioni dell’edificio vennero sussunte poi dalla Basilica Ulpia costruita da Traiano [vd. BIBATR-AR; BIBULP-AR] ed è possibile che anche la collezione libraria dell’Atrium Libertatis sia stata ricollocata nella biblioteca del Foro di Traiano [vd. BIBULP-LET].
Bibliografia di riferimento: Fedeli 1988, 49; Dix-Houston 2006, pp. 675-680; Palombi 2014, p. 100. Inoltre, vd. LTUR 1, 196, s.v. Bibliotheca Asinii Pollionis (F. Coarelli); LTUR 1, 134-135, s.v. Atrium Libertatis (F. Coarelli).
Sui ritratti degli autori e le opere d’arte nelle biblioteche antiche cf. Houston 2014, pp. 209-214; pp. Spinola 2014, pp. 155-175. ↑
Oltre a quello di Varrone, sembra attestata anche la presenza dei ritratti di Virgilio, Livio, Euforione, Riano e Partenio: vd. infra. ↑
Per altre biblioteche che conservavano le opere di Virgilio e Livio [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET; BIBAUG-LET; BIBTIB-LET]. Più in dettaglio [vd. BIBPAL-LET] ↑
Per una trattazione più dettagliata in merito alla presenza delle opere di Ovidio nelle biblioteche pubbliche di Roma, con bibliografia, [vd. BIBPAL-LET]. In generale, sulla circolazione delle opere di Ovidio dopo il suo esilio [vd. BIBOV-LET]. ↑
Luck 1977, p. 140; Ingleheart 2010, pp. 328-330. [vd. BIBPAL-LET]. ↑
Per altre biblioteche che, con ogni probabilità, conservavano queste opere [vd. BIBPAL-LET; BIBOCT-LET; BIBAUG-LET]. ↑
Dix, T.K. – Houston, G.W. (2006), Public Libraries in the City of Rome. From the Augustan Age to the Time of Diocletian, «MEFRA» 118, pp. 671-717.
Fedeli, P. (1988), Biblioteche private e pubbliche a Roma e nel mondo romano, in Cavallo, G. (ed.), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, pp. 29-64.
Houston, G.W. (2014), Inside Roman Libraries. Book Collections and their Management in Antiquity, Chapel Hill.
Ingleheart, J. (2010), A Commentary on Ovid, Tristia, Book 2, Oxford.
Luck, G. (1977), Publius Ovidius Naso. Tristia. Kommentar, vol. II, Heidelberg.
Meneghini, R. – Rea, R. (2014, eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano.
Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini – Rea 2014, pp. 98-118.
Spinola, G. (2014), I ritratti dei poeti, filosofi, letterati e uomini illustri nelle biblioteche romane, in Meneghini – Rea 2014, pp. 155-175.
Fonti | ||
Ov. trist. 2, 419-420 |
Suntque ea doctorum monumentis mixta uirorum, / muneribusque ducum publica facta patent. |
|
Ov. trist. 3, 1, 59-74 |
Inde tenore pari gradibus sublimia celsis / ducor ad intonsi candida templa dei, / signa peregrinis ubi sunt alterna columnis, / Belides et stricto barbarus ense pater, / quaeque uiri docto ueteres cepere nouique / pectore, lecturis inspicienda patent. / quaerebam fratres, exceptis scilicet illis, / quos suus optaret non genuisse pater. / Quaerentem frustra custos e sedibus illis / praepositus sancto iussit abire loco. / Altera templa peto, uicino iuncta theatro: / haec quoque erant pedibus non adeunda meis. / Nec me, quae doctis patuerunt prima libellis, / atria Libertas tangere passa sua est. / In genus auctoris miseri fortuna redundat, / et patimur nati, quam tulit ipse, fugam. |
|
Plin. nat. 7, 115 |
M. Varronis in bibliotheca, quae prima in orbe ab Asinio Pollione ex manubiis publicata Romae est, unius viventis posita imago est, haut minore, ut equidem reor, gloria, principe oratore et cive ex illa ingeniorum quae tunc fuit multitudine uni hanc coronam dante quam cum eidem Magnus Pompeius piratico ex bello navalem dedit. |
|
Plin. nat. 35, 9-10 |
Non est praetereundum et novicium inventum, siquidem non ex auro argentove, at certe ex aere in bibliothecis dicantur illis, quorum inmortales animae in locis iisdem locuntur, quin immo etiam quae non sunt finguntur, pariuntque desideria non traditos vultus, sicut in Homero evenit. quo maius, ut equidem arbitror, nullum est felicitatis specimen quam semper omnes scire cupere, qualis fuerit aliquis. Asini Pollionis hoc Romae inventum, qui primus bibliothecam dicando ingenia hominum rem publica<m> fecit. an priores coeperint Alexandreae et Pergami reges, qui bibliothecas magno certamine instituere, non facile dixerim. |
|
Svet. Aug. 29, 4-5 |
sed et ceteros principes viros saepe hortatus est [sc. Augustus], ut pro facultate quisque monimentis vel novis vel refectis et excultis urbem adornarent. multaque a multis tunc exstructa sunt, sicut […] ab Asinio Pollione atrium Libertatis… |
|
Svet. Tib. 70, 2 |
Fecit et Graeca poemata imitatus Euphorionem et Rhianum et Parthenium, quibus poetis admodum delectatus scripta omnium et imagines publicis bibliothecis inter veteres et praecipuos auctores dedicavit. |
|
Svet. Cal. 34, 2 |
Sed et Vergili[i] ac Titi Liui scripta et imagines paulum afuit quin ex omnibus bibliothecis amoueret, quorum alterum ut nullius ingenii minimaeque doctrinae, alterum ut uerbosum in historia neglegentemque carpebat. |
|
Isid. orig. 6, 5, 2 |
primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod de manubiis magnificentissimum instruxerat. |
|
Testi di confronto | ||
Liv. 43, 16, 13 |
Censores extemplo in atrium Libertatis escenderunt et ibi obsignatis tabellis publicis clausoque tabulario et dimissis seruis publicis negarunt se prius quidquam publici negotii gesturos, quam iudicium populi de se factum esset. |
|
Plin. nat. 35, 11 |
imaginum amorem flagrasse quondam testes sunt Atticus ille Ciceronis edito de iis volumine, M. Varro benignissimo invento insertis voluminum suorum fecunditati <etia>m septingentorum inlustrium aliquo modo imaginibus, non passus intercidere figuras aut vetustatem aevi contra homines valere, inventor muneris etiam dis invidiosi, quando inmortalitatem non solum dedit, verum etiam in omnes terras misit, ut praesentes esse ubique c<e>u di possent. et hoc quidem alienis ille praestitit. |
|
Svet. Iul. 44 |
bibliothecas Graecas Latinasque quas maximas posset publicare data Marco Varroni cura comparandarum ac digerendarum. |
|
Gell. 3, 10, 1 |
M. Varro in primo librorum, qui inscribuntur hebdomades vel de imaginibus, septenarii numeri, quem Graece ἑβδομάδα appellant, uirtutes potestatesque multas uariasque dicit. |
|
D.C. 48, 41, 7 |
κατὰ δὲ τὸν αὐτὸν τοῦτον χρόνον ἐγένετο μὲν καὶ ἐν Ἰλλυριοῖς τοῖς Παρθινοῖς κίνησις, καὶ αὐτὴν ὁ Πωλίων μάχαις ἔπαυσεν. |
|
https://archive.org/details/romanhistoryvboo00cass/page/306/mode/2up |
||
Isid. orig. 6, 5, 1 |
Caesar dedit Marco Varroni negotium quam maximae bibliothecae construendae. |
|
Testimoni epigrafici | ||
CIL 6.10025 |
||
Marta Maria Perilli - 0000-0001-6883-7286
Università degli studi di Firenze
Cita come: Marta Maria Perilli, Biblioteca dell'Atrium Libertatis_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/48 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 05/09/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/48
Copyright e licenza d'uso: https://dalib.it/contenuti/informativa/8261