Fa parte di Biblioteche pubbliche/Biblioteche pubbliche di Roma
Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/15
Collocazione: il complesso del templum, dedicato alla dea Pace, fu costruito in una vasta area compresa tra il foro romano a est, l’Argiletum (poi foro di Nerva) a nord e un modesto rilievo collinare chiamato Velia a sud, abbattuto nel 1932 per la realizzazione dell’attuale via dei Fori Imperiali. Sebbene compreso nei fori imperiali il templum Pacis si distingue dagli altri per la differente concezione architettonica e funzionale. Unanimemente definito come santuario (solo nel IV secolo abbiamo la prima menzione del complesso come forum), questo riprendeva il modello del mouseion greco: concepito come giardino porticato per l’esposizione di opere d’arte (provenienti dalla Grecia, dall’Oriente o recuperate dalla Domus Aurea neroniana[1], cf. Plin. nat. 34, 84), dotato di una biblioteca (cd. bibliotheca pacis) e di auditori per conferenze e declamazioni. Tutto il complesso era posto sotto la protezione divina di Pax.
È all’interno del complesso del tempio della Pace che Settimio Severo fece inserire tra il 203 e il 211 d.C. la grande pianta marmorea raffigurante la città di Roma.
Il templum fu a lungo identificato con la Basilica di Massenzio. Il primo riconoscimento come struttura autonoma si deve a A. Nibby nel 1819. La posizione esatta del complesso, come sopra descritta, fu definitivamente accertata da R. Lanciani in base ai frammenti della Forma Urbis che la rappresentavano (FUR fr. 15ab; FUR fr. 15c; FUR fr. 16a).
Il complesso (immagine 1) comprendeva una grande piazza in terra battuta circondata su tre lati da portici sopraelevati con colonne in granito rosa di Assuan. Il quarto lato, quello a nord, verso l’Argiletum, presentava una fila di colonne addossate alla parete e consentiva l’accesso al templum. La piazza centrale era concepita come giardino, con 6 lunghe vasche fiancheggiate, secondo i resti rinvenuti e le analisi paleobotaniche, da cespugli di rose galliche. Le vasche erano disposte a coppia di tre sui due lati della piazza in modo da lasciare aperto un corridoio centrale che conduceva all’ aedes per il culto della divinità. Quest’aula era fiancheggiata da due ampie aule per ogni lato (si conservano solo quelle del lato meridionale ma una disposizione speculare è molto probabile).
È su questo lato di fondo che doveva aprirsi la biblioteca. Numerose ipotesi sono state avanzate circa la sua collocazione: che si trovasse nell’aula centrale[2], nelle stanze immediatamente affianco ad essa[3] o nelle stanze agli angoli del complesso[4]. Quest’ultima ipotesi è quella che ha riscosso maggior successo, identificando la biblioteca con l’aula absidata di sud-ovest, occupata in seguito dalla chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Storia degli scavi: le prime scoperte archeologiche risalgono al 1825, quando furono parzialmente individuati i gradini di accesso al complesso architettonico. Nel corso del XIX secolo e negli anni Trenta del XX si susseguirono i ritrovamenti, in particolare nell’aula della Forma Urbis e, parzialmente, nell’ambiente sottostante la chiesa dei SS. Cosma e Damiano. Solo in anni recenti il monumento è stato oggetto di puntuali scavi archeologici, iniziati nell’aprile del 1998, sotto la direzione di E. La Rocca, allora Sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, e con il coordinamento di R. Meneghini e R. Santangeli Valenzani. Gli scavi della Sovrintendenza Capitolina (1998-2000 e 2004-2006) si sono concentrati nel settore nord-occidentale del templum Pacis[5].
A partire dal 2000, sotto la direzione di C. Mocchegiai Carpano e poi di R. Rea, la Soprintendenza Archeologica di Roma ha indagato l’aula di culto di Pax e, tra il 2010 e il 2011, l’esedra nord-occidentale del templum Pacis[6].
Dal 2011 le indagini si sono svolte in codirezione con l’Università degli Studi di Roma Tre.
Gli scavi effettuati tra il 1998 e il 2000, con la messa in luce di una trentina di metri del portico occidentale del templum e con la grande disponibilità di materiale relativo alle colonne rinvenuto, hanno fatto sì che, nel 2015, venisse avviato un progetto di anastilosi che prevedeva la ricomposizione di sette colonne e di una sezione dell’ordine architettonico fino ad arrivare al tetto[7].
Pianta: (immagine 2) se accettiamo l’identificazione della biblioteca con l’aula in seguito occupata dalla chiesa dei SS. Cosma e Damiano, è possibile datare la sua costruzione all’età flavia (69-96 d.C.) e il restauro in età severiana, come osservabile dal cambiamento dei moduli costruttivi nelle pareti (tra il 203 e il 211 si datano gli interventi al complesso di Settimio Severo). Essa presentava, addossata alla parete meridionale, una scala in mattoni a cinque rampe lunghe meno di un metro, che permetteva l’accesso al tetto per le operazioni di manutenzione. Nel corpo della scala si apriva anche una porta obliqua che consentiva l’uscita o l’entrata dal vicus ad carinas. Questa stanza venne divisa in due dall’intervento severiano (ritrovata fondazione della parete divisoria) e tre delle pareti vennero rivestite con una fodera laterizia nella quale vennero ricavate nove nicchie, tre per ogni parete. La presenza di queste nicchie ha avvalorato l’ipotesi circa la presenza di una biblioteca in questo luogo; tuttavia, la scarsa profondità di sei delle nicchie ha fatto sorgere dubbi in merito alla possibilità che potessero accogliere gli armadi per i volumina. Le nicchie più profonde, rivestite di marmo, sembrano più adatte all’inserimento di statue su basamenti che di armaria[8]. I libri potevano essere disposti in serie lungo i quasi tre metri di muro che separavano una nicchia dall’altra. Infine le nicchie meno profonde potevano ospitare dipinti (pinakes) di autori celebri che dalle fonti (cf. Plin. nat. 35, 73-74; Plin. nat. 35, 102; Plin. nat. 35, 109; cf. anche Phot. Bibl. 190, 149b, 28-33) sappiamo essere conservati ed esposti nel templum Pacis. L’angolo più meridionale del complesso, dotato di un’abside ad arco di cerchio, rimane tuttora occupato e nascosto dalla chiesa inferiore dei SS. Cosma e Damiano. A fianco della biblioteca doveva trovarsi l’auditorio per discussioni e letture pubbliche.
Apparato decorativo: alcuni dei reperti archeologici rinvenuti all’interno del complesso del templum Pacis sono stati identificati come di probabile pertinenza alla biblioteca[9]:
Un piccolo busto marmoreo lavorato a tutto tondo e raffigurante Sofocle “tipo Laterano” (Sala delle Muse, Musei Vaticani, inv. 322) venne rinvenuto nel settore nord-orientale del templum Pacis tra il 1776 e il 1779. Il busto poggia su una piccola base, conservata solo in parte, con incise in greco le ultime cinque lettere del nome del tragediografo.
Un secondo busto di piccole dimensioni è venuto in luce nel 1999 con gli scavi del portico occidentale. Il piccolo bronzo, databile alla fine del I secolo e raffigurante Crisippo, doveva in origine essere appoggiato su una piccola base e collocarsi nella biblioteca per svolgere la funzione di segnalibro[10].
Con gli scavi del 2005, da due interri situati a ridosso del podio dell’aula di culto, relativi a incendi di età tardo-antica (data la presenza al loro interno di materiale combusto), provengono due statuette eburnee frammentarie. Una statuetta, conservata solo nella metà superiore, rappresenta Settimio Severo nel gesto dell’adlocutio. Il ritratto è ascrivibile al cd. secondo tipo o “tipo dell’adozione”, creato nel 196 d.C. per propagandare la legittima ereditarietà di Settimio Severo come membro della dinastia degli Antonini. L’iconografia è vicina a quella di filosofi e poeti. È possibile che questa piccola statuetta sia da riferire, per cronologia e iconografia, al rifacimento del templum Pacis in seguito all’incendio del 192 d.C. Essa doveva far parte di un arredo ligneo della biblioteca in cui l’imperatore veniva rappresentato come intellettuale tra gli intellettuali. A librerie di cedro e avorio accenna lo stesso Seneca (cf. Sen. dial. 9, 9, 6).
La seconda statuetta in avorio, probabilmente proveniente da un medesimo arredo, rappresenta un uomo con barba e baffi disposti in ciocche fluenti, con espressione riflessiva e assorta. Data la difficoltà di riconoscere nei tratti del volto un letterato greco illustre, e considerando la datazione al IV secolo, i ricercatori hanno proposto di identificarvi l’imperatore Giuliano l’Apostata (361-363), filosofo neoplatonico e dotto cultore di letteratura greca; in questo modo si andava anche creando una sorta di parallelismo con la statuetta di Settimio Severo sopra menzionata[11]. Infine dagli scavi del 2012, dal medesimo contesto delle due statuette, ma da stratigrafia cinquecentesca, proviene un piccolo busto di divinità barbata databile alla seconda metà del II secolo d.C. La piccola erma viene identificata come Dioniso, protettore del teatro, o come Hermes, nume tutelare di poeti e oratori. Quest’ultima identificazione sarebbe forse più consona alla decorazione della biblioteca.
Arco cronologico: la costruzione del complesso, avvenuta tra il 71 e il 75 d.C. ad opera di Vespasiano, si inserisce in una più ampia opera di ‘risanamento’ della città promossa dall’imperatore attraverso un’intensa attività edilizia per sancire la raggiunta pacificazione interna ed esterna. Il templum infatti, oltre a commemorare la vittoria delle campagne in Giudea, veniva posto sotto la protezione della dea Pace e la sua costruzione venne celebrata con l’emissione di una moneta raffigurante la stessa dea.
Dopo che l’incendio del 192 distrusse il settore meridionale del complesso, questo venne ricostruito da Settimio Severo tra il 208 e il 211: il colonnato venne sostituito e l’aula di culto e gli ambienti laterali (biblioteca inclusa) vennero completamente riedificati. Non è possibile sapere se la biblioteca sia stata rimessa in funzione con i restauri severiani[12]. Quello che è possibile osservare è la mancanza di indicazioni specifiche alla biblioteca nelle fonti letterarie antiche posteriori a questa data e l’assenza di una chiara identificazione della biblioteca nella pianta marmorea severiana[13].
I dati archeologici non attestano ulteriori interventi nel complesso fino al IV secolo quando, in concomitanza con la costruzione della Basilica di Massenzio, nel settore settentrionale, nell’area della piazza e nel portico nord-occidentale, vengono costruite nuove strutture probabilmente con fini utilitari. Al medesimo intervento è da ascrivere anche la nuova pavimentazione in cocciopesto del portico a sostituzione di quella originaria asportata. Nelle nuove costruzioni vengono utilizzati elementi architettonici di reimpiego provenienti dalla decorazione del templum Pacis[14].
L’unità monumentale del complesso sembra ora spezzarsi con la nuova funzione assunta dall’area occidentale e il mantenimento delle vecchie funzioni per l’aula di culto e gli ambienti ad essa adiacenti[15].
Nonostante queste modifiche Ammiano Marcellino, alla metà del IV secolo, descrive il complesso come uno dei monumenti più notevoli di Roma (Amm. Marc. 16, 10, 14).
Una nuova importante variazione d’uso si ebbe tra il 526 e il 530, con la costruzione da parte di papa Felice IV della chiesa dei SS. Cosma e Damiano[16] (Lib. Pont. 1, p. 279). Situata nell’angolo sud del complesso, questa integrava al suo interno l’aula della biblioteca del templum Pacis e il c.d. Tempio di Romolo[17], utilizzando per la costruzione anche materiali di spoglio dello stesso templum. Alla metà del VI secolo il Tempio della Pace era in rovina e ridotto a pascolo, sebbene conservasse al suo interno ancora alcune vestigia del passato come le statue di autori greci ricordate da Procopio[18](Procop. Goth. 4, 21, 12-13 Haury = p. 162, 5-10 Comparetti). La notizia di Procopio deve aver preceduto di poco la fine completa del templum Pacis, che verso la metà del VI secolo venne parzialmente occupato da una necropoli.
Bibliografia di riferimento: Castagnoli–Cozza-Luzi 1956-1958, pp. 119-142; La Rocca 2001 pp. 171-213; Rizzo 2001, pp. 215-244; Papini 2005, pp. 125-136; Dix–Houston 2006, pp. 691-693; Fogagnolo–Rossi 2008, pp. 31-43; Coarelli 2009; Meneghini 2009; Tucci 2013, pp. 277 ss.; Meneghini–Rea 2014, pp. 242-341; Palombi 2014, p. 106; LTUR 4, pp. 67-70, s.v. Pax, Templum (F. Coarelli).
È possibile che parte della collezione libraria provenisse, come le opere d’arte conservate all’interno della piazza del complesso, dalla Domus Aurea neroniana, per la volontà di Vespasiano di rendere nuovamente fruibile al pubblico ciò che Nerone aveva reso proprietà imperiale. ↑
Il confronto della pianta del templum Pacis con quella della biblioteca di Adriano ad Atene aveva inizialmente fatto propendere per l’identificazione dell’aula centrale come luogo di destinazione della biblioteca. Tuttavia gli scavi condotti hanno fatto emergere evidenze che portano alla sicura identificazione di quest’aula come luogo di culto della divinità titolare (presenza di alto podio per altare e statua della divinità, bacini per rituali religiosi, apparato decorativo con bucrani e strumenti per il sacrificio): Makowiecka 1978, pp. 45-49; LTUR 4, p. 69, Pax, templum (F. Coarelli); Gros 2001, p. 407; Papini 2005, p. 133. ↑
Callmer 1944, p. 162. ↑
Anderson 1984, p. 116; Blanck 1992, pp. 195-196; Neudecker 2004, p. 298. ↑
Corsaro 2014, pp. 258-266. ↑
Scaroina 2014, pp. 267-269. ↑
Meneghini 2017, pp. 444-447. ↑
Meneghini 2014, p. 296. ↑
Spinola 2014, pp. 165-174. ↑
Soprammobili lavorati a tutto tondo raffiguranti oratori e filosofi e con il relativo nome iscritto venivano collocati sui ripiani lignei degli armaria o sulle mensole con lo scopo di far identificare i vari volumina ai fruitori della biblioteca (Spinola 2014, p. 164). ↑
Spinola 2014, p. 172. ↑
Dix–Houston 2006, p. 692; Rizzo 2001, p. 241. ↑
Dix–Houston 2006, pp. 692-693. ↑
Corsaro 2014, p. 261 (con bibliografia precedente); Fogagnolo–Rossi 2010, p. 38; Rizzo 2001, pp. 241-243. ↑
Rea 2014, p. 244 ↑
LTUR 1, pp. 324-325, Ss. Cosmas et Damianus, Basilica (S. Episcopo). ↑
Edificio a pianta circolare, costruito in epoca massenziana lungo il lato meridionale della Via Sacra. LTUR 4, pp. 210-211, Romulus, Divus, Templum (E. Papi). ↑
La Rocca 2002, p. 202; Rizzo 2001, p. 243. ↑
Bibliografia della Biblioteca del tempio della Pace
Anderson-Jr., J.C. (1984), The Historical Topography of the Imperial Fora, Bruxelles.
Blanck, H. (1992), Das Buch in der Antike, Munchen 1992 (trad. ita., Il libro nel mondo antico, Bari 2008)
Callmer, C. (1944), Antike Bibliotheken, in Opuscola Archaeologica, III, pp. 145-193.
Castagnoli, F. – Cozza-Luzi, L. (1956-58) L’angolo meridionale del Foro della Pace, «BCAR» 76, pp. 119-142.
Coarelli, F. (a cura di) (2009), Divus Vespasianus. Il bimillenario dei Flavi, Roma.
Corsaro, A. (2014), Gli scavi della Sovrintendenza Capitolina (1998-2000 e 2004-2006): il settore nord-occidentale del templum Pacis, in Meneghini, – Rea 2014, pp. 258-266.
Dix, T.K. – Houston, G.W. (2006), Public Libraries in the City of Rome. From the Augustan Age to the Time of Diocletian, in «MEFRA» 118.2, pp. 671-717.
Fogagnolo, S. - Rossi, F.M. (2008), Il Templum Pacis come esempio di trasformazione del paesaggio urbano e dei mutamenti culturali dalla prima età imperiale ai primi del ‘900, «BAO» pp. 31-46.
Gros, P. (2001), L’architettura romana. Dagli inizi del III sec. a.C. alla fine dell’Alto Impero: i monumenti pubblici, Milano.
La Rocca, E. (2001), La nuova immagine dei fori Imperiali. Appunti in margine agli scavi, in «MDAI(R)» 108, pp. 171-213.
LTUR 1, pp. 324-325, s.v. Ss. Cosmas et Damianus, Basilica (S. Episcopo).
LTUR 4, pp. 67-70, s.v. Pax, Templum (F. Coarelli).
LTUR 4, pp. 210-211, s.v. Romulus, Divus, Templum (E. Papi).
Makowiecka, E. (1978), The origin and evolution of architectural form of Roman librry, Warsaw.
Meneghini, R. (2009), I fori imperiali e i mercati di Traiano. Storia e descrizione dei monumenti alla luce degli studi e degli scavi recenti, Roma.
Meneghini, R. – Rea, R. (2014, eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano.
Meneghini, R. (2014), L’architettura del Templum Pacis, in Meneghini – Rea 2014, pp. 284-299.
Meneghini, R. (2017), Fori imperiali e restauro. Gli interventi della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale nell’ultimo decennio (2006-2017), «RPAA» 89, pp. 429-462.
Neudecker, R. (2004), Aspekte öffentlicher Bibliotheken in der Kaiserzeit, in Borg, B.E. (ed.) Paideia: the World of the Second Sophistic, Berlin-New York, pp. 293-313.
Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini – Rea 2014, pp. 98-118.
Papini, M. (2005), Filosofi in miniatura. Il Crisippo dal Templum Pacis, «BCAR» 106, pp. 125-135.
Rea, R (2014), Il Templum pacis. Un centro di cultura nella Roma imperiale. Introduzione storico-topografica. Storia degli scavi, in Meneghini – Rea 2014, pp. 242-247.
Rizzo, S. (2001), Indagini nei fori Imperiali. Oroidrografia, foro di Cesare, foro di Augusto, templum Pacis, in «MDAI(R)» 108, pp. 215-244.
Scaroina, L. (2014), Gli scavi della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (2000-2013). L’esedra nord-occidentale del Templum Pacis (2010-2011), in Meneghini – Rea 2014, pp. 267-269.
Spinola 2014: Spinola, G. (2014), I ritratti dei poeti, filosofi. Letterati e uomini illustri nelle biblioteche romane, in Meneghini – Rea 2014, pp. 155-175.
Tucci, P.L. (2013), Flavian libraries in the city of Rome, in Oikonomopoulou, K. – Woolf, G. (eds.), Ancient Libraries, Cambridge, pp. 277-311.
Fonti | ||
Plin. nat. 34, 84 |
atque ex omnibus, quae rettuli, clarissima quaeque in urbe iam sunt dicata a Vespasiano principe in templo Pacis aliisque eius operibus, violentia Neronis in urbem convecta et in sellariis domus aureae disposita. |
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Plin. nat. 35, 73-74 |
Nam Timanthi vel plurimum adfuit ingenii. eius enim est Iphigenia oratorum laudibus celebrata, qua stante ad aras peritura cum maestos pinxisset omnes praecipueque patruum et tristitiae omnem imaginem consumpsisset, patris ipsius voltum velavit, quem digne non poterat ostendere. sunt et alia ingenii eius exempla, veluti Cyclops dormiens in parvola tabella, cuius et sic magnitudinem exprimere cupiens pinxit iuxta Satyros thyrso pollicem eius metientes. atque in unius huius operibus intellegitur plus semper quam pingitur et, cum sit ars summa, ingenium tamen ultra artem est. pinxit et heroa absolutissimi operis, artem ipsam complexus viros pingendi, quod opus nunc Romae in templo Pacis est. |
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Plin. nat. 35, 102 |
palmam habet tabularum eius Ialysus, qui est Romae dicatus in templo Pacis. |
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Plin. nat. 35, 109 |
item nobiles Bacchas obreptantibus Satyris, Scyllamque, quae nunc est Romae in templo Pacis. |
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Amm. Marc. 16, 10, 14 |
Urbis templum forumque Pacis et Pompei theatrum et Odeum et Stadium aliaque inter haec decora urbis aeternae. |
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Procop. Goth. 4, 21, 12-13 Haury, p. 162, 5-10 Comparetti |
… ἣν Φόρον Εἰρήνης καλοῦσι Ῥωμαῖοι. ἐνταῦθα γάρ πη ὁ τῆς Εἰρήνης νεὼς κεραυνόβλητος γενόμενος ἐκ παλαιοῦ κεῖται. ἔστι δέ τις ἀρχαία πρὸ ταύτης δὴ τῆς ἀγορᾶς κρήνη, καὶ βοῦς ἐπὶ ταύτης χαλκοῦς ἕστηκε, Φειδίου, οἶμαι, τοῦ Ἀθηναίου ἢ Λυσίππου ἔργον. ἀγάλματα γὰρ ἐν χώρῳ τούτῳ πολλὰ τούτοιν δὴ τοῖν ἀνδροῖν ποιήματά ἐστιν. οὗ δὴ καὶ Φειδίου ἔργον ἕτερον· | |
https://archive.org/details/laguerragoticadi03proc/page/162/mode/2up |
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Lib. Pont. 1, p. 279 |
Hic fecit basilicam sanctorum Cosmae et Damiani in urbe Roma, in loco qui appellatur via Sacra, iuxta templum urbis Romae. |
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https://archive.org/details/duchesne01/page/n569/mode/2up?view=theater |
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Testi di confronto | ||
Sen. dial. 9, 9, 6 |
Quid habes cur ignoscas homini armaria <e> citro atque ebore captanti, corpora conquirenti aut ignotorum auctorum aut inprobatorum et inter tot milia librorum oscitanti, cui uoluminum suorum frontes maxime placent titulique? |
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Phot. Bibl. 190, 149b, 28-33 |
Καὶ ἡ ζωγράφος Ἑλένη τοῦ καταλόγου ἐστὶ τούτου, Τίμωνος τοῦ Αἰγυπτίου θυγάτηρ, ἥτις τὴν ἐν Ἰσσῷ μάχην, ἐν ἐκείνοις ἀκμάζουσα τοῖς χρόνοις, ἔγραψε· καὶ ἐν τῷ τῆς Εἰρήνης τεμένει ἐπὶ Οὐεσπασιανοῦ ἀνέκειτο ἡ γραφή. |
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Testimoni epigrafici | ||
FUR fr. 15ab |
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FUR fr. 15c |
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FUR fr. 16a |
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Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze
Cita come: Costanza Bordoni, Biblioteca del tempio della Pace (o Bibliotheca Pacis)_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/15 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 06/07/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/15
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