Fa parte di Biblioteche pubbliche/Biblioteche pubbliche di Roma
Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/49
Collocazione: dibattuta, nota solo da fonti antiche (cf. Plin. nat. 7, 115; Svet. Aug. 29, 4-5; Isid. orig. 6, 5, 2) [vd. BIBATR-LET].
Stando alle notizie ricavate dalle fonti antiche l’Atrium Libertatis era collocato in posizione elevata (Liv. 43, 16, 13), nei pressi del foro Romano (Tac. hist. 1, 31), sicuramente in stretta vicinanza con il Carcer e le Latumiae, tanto da essere utilizzato per la custodia di ostaggi (Liv. 25, 7, 12) (immagine 1).
Attualmente, tra gli studiosi, l’opinione più accreditata colloca l’Atrium Libertatis sulla sella tra il Campidoglio e il Quirinale, nei pressi del successivo foro di Traiano. La realizzazione di questo foro (inaugurato nel 112 d.C.) aveva reso necessario lo sbancamento del colle[1] e la conseguente demolizione dell’Atrium e il probabile trasferimento delle sue funzioni e della relativa biblioteca all’interno della basilica Ulpia [vd. BIBULP-AR].
Dubbi sulla localizzazione sono sorti anche da un frammento della Forma Urbis severiana in cui, all’interno di un’abside della basilica Ulpia, è inciso il termine libertatis (FUR, fr. 29b-d). Inizialmente era stato ipotizzato che la scritta fosse da collocare nell’abside Sud, non generando così problemi circa la supposta ubicazione dell’Atrium Libertatis alle spalle del foro di Cesare. La revisione della Forma Urbis attuata, nel 1980, da E. Rodriguez Almeida e il conseguente spostamento della scritta nell’abside Nord della basilica, ha allontanato la biblioteca dal luogo fino a quel momento designato. Il problema è stato parzialmente risolto ipotizzando l’originaria presenza di una seconda scritta (atrium) nell’emiciclo sud e la possibilità che tali scritte vogliano indicare l’avvenuto passaggio di funzioni dall’Atrium Libertatis alla biblioteca della basilica Ulpia[2].
E. Tortorici ritiene possibile questo trasferimento di funzioni e ipotizza che la basilica Argentaria, un portico a pilastri utilizzato come schola, situato alle spalle del forum Iulium, fosse stata realizzata nel luogo stesso in cui in origine si trovava la biblioteca di Asinio Pollione in seguito ai rifacimenti di Domiziano e di Traiano.
Una prova dell’ubicazione dell’Atrium Libertatis potrebbe derivare dal ritrovamento di alcune lastre Campana durante gli scavi del Museo del Risorgimento, posto a poca distanza dal foro di Cesare. Queste lastre sembrerebbero prodotte dalla medesima matrice di quelle rinvenute negli scavi della cd. casa di Augusto sul Palatino, dalla quale provenivano anche numerosi mattoni bollati da C. Cosconius (officinator di Asinio Pollione) e tegole bollate con il nome dello stesso Asinio. F. Coarelli ipotizza di attribuire a Pollione non solo la produzione di mattoni e tegole ma la stessa produzione delle lastre. Se così fosse, il ritrovamento delle lastre durante la costruzione del Museo confermerebbero non solo il restauro ad opera di Pollione ma la stessa ubicazione dell’Atrium.
Storia degli scavi: non ricostruibile, il sito non è identificato.
Pianta: la pianta che l’edificio doveva avere rimane ad oggi ignota.
Il termine atrium potrebbe suggerire una costruzione simile alle case ad atrio romane, con vani affacciati su un cortile colonnato[3].
Apparato decorativo: le fonti antiche annoverano una serie di busti di auctores greci e latini a decorazione della biblioteca (cf. Plin. nat. 35, 9-10; Plin. nat. 35, 11; Plin. nat. 7, 115; Gell. 3, 10, 1) [vd. BIBATR-LET]. Questa era verosimilmente dotata anche di altre decorazioni, tra le quali importanti gruppi statuari che sappiamo essere appartenuti a Asinio Pollione (cf. Plin. nat. 36, 23-25; Plin. nat. 36, 33-34) e che vengono in alcuni studi citati come parte della biblioteca di Asinio. Le fonti antiche, tuttavia, ricordano queste statue come parte dei monumenta Asinii senza mai chiarire se i monumenta fossero in relazione con l’atrium, ma usando o l’uno o l’altro termine. E. La Rocca, soffermandosi sullo studio del monumento scultoreo scomparso delle Appiades (realizzato dallo scultore Stephanos) e quello del supplizio di Dirce (di Apollonios e Taurikos di Tralles), entrambi annoverati come parte dei monumenta Asinii, tenta di fare chiarezza circa la distinzione dei due complessi. Lo studioso ipotizza l’identificazione dei monumenta con gli horti posseduti da Asinio nella regione della via Nova, e localizzabili nell’area poi occupata dalle terme di Caracalla. Il carattere mitologico delle statue sembrerebbe adattarsi meglio alla decorazione degli horti che non alle funzioni di una biblioteca. A prova della sua teoria ricorda il rinvenimento del Toro Farnese nelle terme di Caracalla. La scultura potrebbe corrispondere all’originario supplizio di Dirce fatto realizzare per Asinio Pollione ed essere stato inserito nelle terme come elemento di riutilizzo dell’ornamentazione scultorea degli horti[4]. Anche il gruppo delle Appiades potrebbe aver avuto negli horti la sua originale collocazione e derivare il suo nome dall’ aqua Appia, il più antico e celebrato degli acquedotti romani, che correva non lontano dagli horti[5].
Arco cronologico: sede dei censori almeno dal II secolo a.C., fu restaurato da Asinio Pollione che vi inserì la biblioteca. I termini cronologici (39-28 a.C.) offerti dalle fonti antiche (cf. Ov. trist. 3, 1, 71-72; Plin. nat. 7, 115; Svet. Aug. 29, 4-5; Isid. orig. 6, 5, 2) potrebbero far ipotizzare che i lavori all’Atrium Libertatis e alla biblioteca fossero conclusi nel 29 a.C., anno in cui lo stesso foro di Cesare venne completato e inaugurato da Ottaviano [vd. BIBATR-LET].
È possibile che l’Atrium Libertatis sia stato demolito al momento dello sbancamento del colle per la costruzione del foro di Traiano (inizio II secolo) e che le sue funzioni e la biblioteca siano state trasferite all’interno della basilica Ulpia [vd. BIBULP-AR].
Tra la fine del I e l’inizio del IV secolo mancano menzioni specifiche relative all’Atrium Libertatis. Citazioni successive vengono ancora oggi diversamente interpretate. Se F. Castagnoli riteneva che l’Atrium Libertatis di IV secolo fosse semplicemente un modo alternativo per riferirsi alla curia, il ritrovamento di una base di statua dedicata a Ezio dal Senato romano e posta, nel V secolo, in atrio Libertatis (CIL 6.41389) sembrerebbe riferirsi a un edificio ben preciso. Le funzioni di questo edificio e la relazione con l’Atrium di età repubblicana restano ad oggi ignote e dibattute[6].
Bibliografia di riferimento: Dix 1986, pp. 198-203; Tortorici 1991, pp 76-80; Purcell 1993; Rodriguez-Almeida 1981; Casson 2001 pp. 80-108; Dix-Houston 2006, pp. 675-680; Palombi 2014 pp. 100-101, 106; La Rocca 2010, pp. 152-163; La Rocca 2016; LUTR 1, p. 196, s.v. bibliotheca Asinii Pollioni (F. Coarelli), LTUR 1, pp. 134-135, s.v. Atrium Libertatis (F. Coarelli).
Tale sbancamento, ricordato nell’iscrizione della Colonna Traiana e attribuito all’imperatore Traiano, forse fu voluto e almeno iniziato da Domiziano, nei lavori di risistemazione dei fori Imperiali tra l’81 e il 96 d.C. (Tortorici 1993, pp. 10-13). ↑
Richardson 1977 p. 107; Meneghini 2002, p. 661. ↑
Dix – Houston 2006, p. 678, con nota 53. ↑
La Rocca 2010, pp. 152-163. ↑
Oltre al monumento delle Appiades iscritto tra le opere appartenute ad Asinio Pollione, un secondo gruppo statuario con medesimo soggetto doveva trovarsi nel foro di Cesare. L’iniziale identificazione dei monumenta Asinii con l’Atrium Libertatis e l’insolita vicinanza che, in questo modo, avrebbero avuto due gruppi statuari con medesimo soggetto avevano portato a ipotizzare che in realtà si trattasse di un solo gruppo. Questo doveva essere visibile sia dall’Atrium, sia dal foro e quindi verosimilmente collocato alle spalle del tempio di Venere Genitrice. Tuttavia la presenza di quella che sembra una fontana monumentale davanti al tempio, in grado di accogliere l’intero gruppo statuario, sembrerebbe discordare con questa ipotesi. L’identificazione dei monumenta con gli horti permetterebbe la risoluzione della questione: i gruppi possono essere due, uno collocato nel foro a decorazione della fontana, l’altro negli horti, a congrua distanza da esso, in prossimità delle successive terme di Caracalla (La Rocca 2016). ↑
Castagnoli 1946, p. 290; Degrassi 1946-1948, pp. 33-44; Fraschetti 1995, pp. 937-939. ↑
Bibliografia Atrium Libertatis
Amici, C.M. (1995), Atrium Libertatis, «RPAA» 68, pp. 295-321.
Casson, L. (2001), Libraries in the Ancient World, New Haven.
Castagnoli, F. (1946), Atrium Libertatis, «RAL» 8.1, pp. 276-291.
Degrassi, A. (1946-1948), L'iscrizione in onore di Aezio e l'Atrium Libertatis, «BCAR» 72, pp. 33-44.
Dix, T.K. (1986), Private and Public Libraries at Rome in the First Century B.C. A Preliminary Study in the History of Roman Libraries, PhD. Diss., Univ. Of Michigan.
Dix, T.K. – Houston, G.W. (2006), Public Libraries in the City of Rome. From the Augustan Age to the Time of Diocletian, «MEFRA» 118.2, pp. 671-717.
Fraschetti, A. (1995), Roma: spazi del sacro e spazi della politica tra IV e V secolo, «StudStor» 36.4, pp. 923-944.
La Rocca, E. (2010), Il toro Farnese, in Buranelli, F. (ed.), Palazzo Farnese. Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia, Catalogo della mostra, Roma 17 dic. 2010 - 27 apr. 2011, Firenze, pp. 152-163.
La Rocca, E. (2016), Sulla bottega di Pasiteles e di Stephanos. II. Le Appiades di Stephanos nei monumenta Asinii e nel foro di Cesare, in Mangani, E. – Pellegrino, A. (eds.) Για τo φιλo μας. Scritti in ricordo di Gaetano Messineo, Monte Compatri, pp. 207-224.
Meneghini, R. (2002), Nuovi dati sulla funzione e le fasi costruttive delle biblioteche del foro di Traiano, «MEFRA» 114.2, pp. 655-692.
Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini, R. – Rea, R. (eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano, pp. 98-118.
Purcell, N. (1993), Atrium Libertatis, in «PBSR» 61, pp. 125-155.
Richardson Jr., L. (1977), The Architecture of the Forum of Trajan, «ArchN» 6, pp. 101-106.
Rodriguez-Almeida, E. (1981), Forma Urbis Marmorea. Aggiornamento generale 1980, Roma.
Tortorici, E. (1991), Argiletum. Commercio, speculazione edilizia e lotta politica dall’analisi topografica di un quartiere di Roma in età repubblicana, Roma.
Tortorici, E. (1993), La «Terrazza Domizianea», l’aqua Marcia ed il taglio della sella tra Campidoglio e Quirinale, «BCAR» 95.2, 1993, pp. 7-24.
Fonti | ||
Liv. 43, 16, 13 |
censores extemplo in atrium Libertatis escenderunt et ibi <ob>signatis tabellis publicis clausoque tabulario et dimissis seruis publicis negarunt |
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Liv. 25, 7, 12 |
custodiebantur in atrio Libertatis minore cura, quia nec ipsis nec ciuitatibus eorum fallere Romanos expediebat. |
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Ov. trist. 3, 1, 71-72 |
Nec me, quae doctis patuerunt prima libellis, / atria Libertas tangere passa sua est. |
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Plin. nat. 7, 115 |
M. Varronis in bibliotheca, quae prima in orbe ab Asinio Pollione ex manubiis publicata Romae est, unius viventis posita imago est, haut minore, ut equidem reor, gloria, principe oratore et cive ex illa ingeniorum quae tunc fuit multitudine uni hanc coronam dante quam cum eidem Magnus Pompeius piratico ex bello navalem dedit. |
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Plin. nat. 35, 9-10 |
Non est praetereundum et novicium inventum, siquidem non ex auro argentove, at certe ex aere in bibliothecis dicantur illis, quorum inmortales animae in locis iisdem locuntur, quin immo etiam quae non sunt finguntur, pariuntque desideria non traditos vultus, sicut in Homero evenit. quo maius, ut equidem arbitror, nullum est felicitatis specimen quam semper omnes scire cupere, qualis fuerit aliquis. Asini Pollionis hoc Romae inventum, qui primus bibliothecam dicando ingenia hominum rem publica<m> fecit. an priores coeperint Alexandreae et Pergami reges, qui bibliothecas magno certamine instituere, non facile dixerim. |
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Plin. nat. 35, 11 |
Imaginum amorem flagrasse quondam testes sunt Atticus ille Ciceronis edito de iis volumine, M. Varro benignissimo invento insertis voluminum suorum fecunditati <etia>m septingentorum inlustrium aliquo modo imaginibus, non passus intercidere figuras aut vetustatem aevi contra homines valere, inventor muneris etiam dis invidiosi, quando inmortalitatem non solum dedit, verum etiam in omnes terras misit, ut praesentes esse ubique c<e>u di possent. et hoc quidem alienis ille praestitit. |
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Plin. nat. 36, 23-25 |
item Maenades et quas Thyiadas vocant et Caryatidas, et Sileni in Pollionis Asini monimentis et Apollo et Neptunus. - Praxitelis filius Cephisodotus et artis heres fuit. cuius laudatum est Pergami symplegma nobile digitis corpori verius quam marmori inpressis. Romae eius opera sunt Latona in Palatii delubro, Venus in Pollionis Asini monumentis et intra Octaviae porticus in Iunonis aede Aesculapius ac Diana.Scopae laus cum his certat. is fecit Venerem et Pothon, qui Samothrace sanctissimis caerimoniis coluntur, item Apollinem Palatinum, Vestam sedentem laudatam in Servilianis hortis duosque campteras circa eam, quorum pares in Asini monimentis sunt |
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Plin. nat. 36, 33-34 |
Pollio Asinius, ut fuit acris vehementiae, sic quoque spectari monumenta sua voluit. in iis sunt Centauri Nymphas gerentes Arcesilae, Thespiades Cleomenis, Oceanus et Iuppiter <H>eniochi, Appiades Stephani, Hermerotes Taurisci, non caelatoris illius, sed Tralliani, Iuppiter hospitalis Papyli, Praxitelis discipuli, Zethus et Amphion ac Dirce et taurus vinculumque ex eodem lapide, a Rhodo advecta opera Apollonii et Taurisci. |
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Tac. hist. 1, 31 |
praeceptum Amullio Sereno et Domitio Sabino primipilaribus, ut Germanicos milites e Libertatis atrio accerserent. legioni classicae diffidebatur, infestae ob caedem commilitonum, quos primo statim introitu trucidaverat Galba. |
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Svet. Aug. 29, 4-5 |
sed et ceteros principes viros saepe hortatus est [sc. Augustus], ut pro facultate quisque monimentis vel novis vel refectis et excultis urbem adornarent. multaque a multis tunc exstructa sunt, sicut […] ab Asinio Pollione atrium Libertatis… |
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Isid. orig. 6, 5, 2 |
primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod de manubiis magnificentissimum instruxerat. |
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Testi di confronto | ||
Gell. 3, 10, 1 |
M. Varro in primo librorum, qui inscribuntur hebdomades vel de imaginibus, septenarii numeri, quem Graece ἑβδομάδα appellant, uirtutes potestatesque multas uariasque dicit |
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Testimoni epigrafici | ||
CIL 6.41389 |
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Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze
Cita come: Costanza Bordoni, Biblioteca dell'Atrium Libertatis_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/49 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 02/09/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/49
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