Fa parte di Biblioteche private/Altre biblioteche private di area occidentale
Marta Maria Perilli - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/32
Dopo essersi ritirato dagli affari pubblici (attorno al 78-80 d.C.), Silio si dedicò principalmente all’attività poetica, prima a Roma (vv. 9-12 in Mart. 7, 63), poi, dopo aver lasciato la capitale, in Campania, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita (par. 6 in Plin. epist. 3, 7, 1-9)[1].
Come attestano alcuni epigrammi di Marziale e l’epistola 3, 7 di Plinio il Giovane[2], scritta in occasione della morte del poeta (101-102 d.C.: par. 1 in Plin. epist. 3, 7, 1-9), in Campania Silio era proprietario di varie ville, in cui vi erano biblioteche e raccolte librarie. Oltre ad alcuni titoli della collezione campana, è possibile individuare anche alcune opere presenti nella sua casa di Roma, dove si trovava un’ulteriore biblioteca di Silio Italico.
Le biblioteche delle ville campane di Silio Italico
Nell’epistola 3, 7, subito dopo un commento sull’amore di Silio per le cose belle, tale da attirargli critiche per la sua attitudine allo sperpero (par. 7 in Plin. epist. 3, 7, 1-9: erat φιλόκαλος usque ad emacitatis reprehensionem)[3], Plinio il Giovane attesta che nella zona campana Silio Italico possedeva più ville, dotate di libri e decorate con statue e ritratti di autori illustri (par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9). Nel passo pliniano l’associazione tra la presenza di libri e quella di imagines degli autori, oltre che di una collezione di statue, suggerisce che nelle ville campane (o almeno in alcune di esse) Silio aveva delle vere e proprie biblioteche, corredate dall’apparato decorativo consueto[4]. Non viene tracciata una distinzione tra ville dove vi erano biblioteche “strutturate”, ossia stanze che fungevano stabilmente da biblioteca, e ville dove i libri erano presenti in stanze non specificamente o continuativamente adibite a questo scopo. La descrizione di Plinio dell’acquisto da parte di Silio di più ville con la tendenza a trascurare quelle precedenti una volta acquistatane di nuove non fa pensare a una raccolta sistematica di libri in un unico luogo, ma a un loro progressivo accumulo, assieme ai vari oggetti di decoro, nelle dimore via via comprate (cf. spec. plures isdem in locis villas possidebat, adamatisque novis priores neglegebat: par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9).
Nella descrizione dell’apparato decorativo delle biblioteche campane, Plinio riporta che Silio aveva verso le imagines degli autori un’adorazione quasi religiosa, specialmente verso quella di Virgilio[5], di cui festeggiava l’anniversario della nascita, specialmente quando si trovava a Napoli, dove poteva recarsi presso il sepolcro del poeta (par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9; vd. infra). Questa venerazione è confermata da Marziale, in due epigrammi in cui Silio è esplicitamente menzionato in relazione agli onori resi al sepolcro di Virgilio (Mart. 11, 48; Mart. 11, 50; vd. infra) e forse in un componimento relativo alla celebrazione del compleanno di Virgilio dedicato a un personaggio di cui non viene fatto il nome, ma che è stato identificato con l’autore dei Punica (Mart. 12, 67)[6].
La collezione libraria di Silio in Campania, su cui non ci sono giunte testimonianze esplicite, doveva verosimilmente contare opere di Virgilio, come deduciamo dalla presenza del ritratto dell’autore (par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9), e gli Epigrammi di Marziale, almeno il libro undicesimo, che contiene due epigrammi d’elogio di Silio e che quindi sarà stato recapitato come atto d’omaggio dal poeta epigrammatico al patrono (Mart. 11, 48; Mart. 11, 50), ma forse anche il libro dodicesimo, se accettiamo l’identificazione del dedicatario del componimento 12, 67 con Silio (Mart. 12, 67). A queste possiamo aggiungere le opere di Cicerone, grande modello oratorio di Silio, che proprio in Campania aveva acquistato una villa precedentemente di sua proprietà (vd. infra)[7].
Non abbiamo informazioni sicure sul numero e sull’esatta collocazione delle ville campane di Silio Italico[8]. Alcuni elementi permettono però di individuare con un certo margine di probabilità due di esse: una presso Cuma e una presso Napoli, forse non distante dal luogo dove si trovava la tomba di Virgilio. L’individuazione di questi due siti consente di fissarvi la possibile localizzazione di due biblioteche o raccolte librarie di Silio.
L’arco cronologico di attività di queste biblioteche è piuttosto breve e va dal ritiro di Silio in Campania, che avvenne probabilmente in concomitanza o nel periodo immediatamente successivo alla morte di Domiziano (settembre 96 d.C.)[9], fino alla morte del poeta (circa 101-102 d.C.). Supponendo che queste ville fossero di proprietà di Silio anche prima del suo trasferimento definitivo nell’area campana, l’arco cronologico può forse essere ampliato e comprendere almeno tutto l’ultimo decennio del I sec. d.C.
La villa a Napoli e la tomba di Virgilio a Piedigrotta
Nel riportare la notizia della morte di Silio Italico, Plinio dice che avvenne in una villa di sua proprietà a Napoli (par. 1 in Plin. epist. 3, 7, 1-9: in Neapolitano suo).
Silio probabilmente aveva un ulteriore possedimento non distante dalla città partenopea. Sia Marziale che Plinio riportano che Silio onorava con rispetto sostanzialmente sacrale la tomba di Virgilio presso la quale, dice Plinio, “era solito recarsi come a un tempio” (Mart. 11, 48; Mart. 11, 50; par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9, spec. monimentum eius [sc. Vergilii] adire ut templum solebat)[10]. Marziale, uno dei primi due autori – assieme a Stazio[11] – a menzionare la tomba di Virgilio, inoltre, afferma che Silio ne era “l’erede” (v. 3 in Mart. 11, 48) e che si era occupato di restaurarla, poiché apparentemente caduta in abbandono (Mart. 11, 50). Al di là della componente simbolica legata alla celebrazione di Silio come “erede” letterario di Virgilio, dall’epigramma 11, 48 sembra che Silio effettivamente esercitasse una qualche forma di proprietà sulla tomba e, dunque, probabilmente sul terreno dove essa sorgeva (Mart. 11, 48)[12]. Questo emerge in particolare dalla concretezza del termine tumulum al v. 3, dall’associazione con il possesso da parte di Silio di una proprietà di Cicerone (iugera Ciceronis) e dal deittico haec al v. 1 che porta a leggere il componimento come un breve epigramma pensato per essere apposto sul monumento di Virgilio (composto da Marziale su richiesta di Silio?)[13].
Accettando l’ipotesi di una proprietà della tomba di Virgilio da parte di Silio, anche il soccorso che Marziale dice che il poeta portò ai resti e al nome di Virgilio può essere interpretato non solo in senso simbolico-celebrativo, ossia l’impegno nel coltivare con i Punica la tradizione poetica dell’Eneide, ma forse anche come un restauro materiale del luogo dove era sepolto Virgilio (Mart. 11, 50)[14].
Sulla base dei dati letterari, non è possibile stabilire né se la tomba di Virgilio fosse associata a una villa o se fosse un monumento funebre su un terreno indipendente né se vi fosse una relazione topografica tra la villa napoletana di Silio e la tomba di Virgilio. Oltre alla vaghezza del riferimento di Plinio su una dimora “napoletana”, la problematica fondamentale è legata all’ubicazione della tomba di Virgilio.
La Vita Vergilii di Svetonio-Donato attesta che il sepolcro era collocato sulla via Puteolana a due miglia da Napoli (VSD 36 = Svet. de poet. pp. 95-96 Rostagni)[15]. Tra XIII e XIV sec., si è consolidata l’identificazione del luogo del sepolcro di Virgilio con una tomba a colombario di età augustea che si trova nel sito attualmente noto come Crypta Neapolitana o ‘Grotta di Virgilio’ nel Parco Virgiliano a Piedigrotta (BIBSIL-AR)[16].
Non vi è accordo, tuttavia, sulla coincidenza del luogo della cosiddetta ‘Grotta di Virgilio’ con quello della tomba di Virgilio indicato nella Vita di Svetonio-Donato, la quale, ammesso che sia fededegna, è la testimonianza antica con maggiori dettagli topografici in merito[17]. La questione è resa particolarmente problematica dalle incertezze sul punto d’inizio e sul tracciato antico della via Puteolana[18]. In alternativa al sito di Piedigrotta, da alcuni ritenuto più distante da Napoli rispetto alle due miglia romane indicate in Svetonio-Donato, è stata avanzata anche l’ipotesi che il luogo originario del sepolcro di Virgilio si trovasse nei pressi degli attuali giardini di Villa Comunale sul Lungomare di Chiaia, dove nel 1819 è stato eretto un tempietto in onore del poeta[19].
Stando ai dati archeologici, nell’area di Piedigrotta non sono emersi resti di ville romane di età imperiale (BIBSIL-AR) e la zona dell’attuale Villa Comunale, dove è stato proposto il sito alternativo per la tomba di Virgilio, è un punto ricostruttivo ipotetico in un tratto che è stato interessato da movimenti morfo-tettonici con conseguente sommersione di quella che era l’area costiera di I sec. d.C.[20].
A fronte dell’assenza di un riscontro materiale, il quadro più plausibile si ricava dal passo di Plinio. L’indicazione che Silio morì in una villa a Napoli (in Neapolitano suo) e che venerava il sepolcro di Virgilio soprattutto nella città partenopea (Neapoli maxime), dove si trovava il sepolcro del poeta, induce a ritenere che la villa di Silio fosse presso Napoli, in un sito la cui esatta collocazione resta incerta, ma che probabilmente non era troppo distante dalla tomba di Virgilio, situata in un terreno su cui Silio esercitava una forma di proprietà[21]. Silio, infatti, doveva potersi recare in quest’ultimo luogo abbastanza facilmente dal suo Neapolitanum per porgere onori al suo vate ispiratore[22]. Anche Stazio, d’altra parte, quando si descrive intento a cercare ispirazione presso la tomba di Virgilio, indicata con il termine templum (adottato poi anche da Plinio: par. 8 in Plin. epist. 3, 7, 1-9), dice di trovarsi sul lido di Napoli (Stat. silv. 4, 4, 51-55)[23]. Evidentemente la città partenopea era il centro urbano di riferimento per designare l’area in cui si trovava la tomba di Virgilio, quando ancora la sua esatta collocazione doveva essere ben nota.
La villa a Cuma
Marziale attesta che Silio possedeva iugera Ciceronis («i terreni di Cicerone»: v. 2 in Mart. 11, 48). Al verso seguente, il riferimento a Silio come proprietario del Lar indica che non si trattava solo di un terreno, ma di una dimora. Silio, quindi, era entrato in possesso di una villa che era appartenuta a Cicerone.
Per quanto non sia possibile determinare con sicurezza quale essa fosse tra le molte dimore di Cicerone[24], si può ritenere con ragionevole certezza che fosse una delle sue ville campane. È molto probabile che Marziale faccia riferimento a una di queste proprietà in primo luogo perché il libro undicesimo degli Epigrammi è datato a dicembre del 96[25], quindi al periodo in cui Silio è già in Campania, dove – come è noto da Plinio (Plin. epist. 3, 7, 1-9) – possedeva varie ville, in secondo luogo, anche se meno probante, perché nel componimento la proprietà di Cicerone è associata alla tomba di Virgilio, situata a due miglia da Napoli (VSD 36 = Svet. de poet. pp. 95-96 Rostagni; vd. supra).
Nell’area campana, Cicerone aveva una villa a Pompei, una a Cuma e una Pozzuoli[26]. Esclusa quella di Pompei, distrutta dall’eruzione del Vesuvio (79 d.C.), tra le altre due la più plausibile e accreditata dalla critica è il Cumanum, situata presso l’attuale Monte Nuovo (BIBSIL-AR; BIBCICCUM-LET)[27]. Silio potrebbe averla acquistata dai discendenti di C. Antistius Vetus, console nel 30 a.C. e proprietario della villa di Cicerone dopo la sua morte (Plin. nat. 31, 6-7)[28]. Inducono a propendere per questa proprietà piuttosto che per quella di Pozzuoli il fatto che il Cumanum era la più ricca e amata da Cicerone tra le sue ville campane, nonché il luogo dove è ambientato il De finibus (BIBCICCUM-LET), ragioni materiali e simboliche per cui potrebbe essere stata particolarmente desiderabile per Silio.
Sembra da escludere che questa villa sia da identificare con il Neapolitanum menzionato da Plinio (par. 1 in Plin. epist. 3, 7, 1-9; vd. supra)[29]. Per quanto Plinio possa aver tendenziosamente oscurato i riferimenti a Cicerone nella sua epistola su Silio[30], è improbabile che abbia collocato a Napoli la villa dove morì Silio se questa fosse stata a Cuma. Induce a pensare a due proprietà distinte anche la questione della possibile proprietà da parte di Silio della tomba di Virgilio, che, pur tra le varie incertezze relative alla sulla sua esatta collocazione, era sicuramente più vicina a Napoli che a Cuma e viene associata a Napoli non solo da Plinio, ma anche da Stazio (vd. supra).
È stata avanzata anche l’ipotesi che la proprietà di Silio in Campania fosse la domus Sullana, la villa a Napoli originariamente di proprietà di P. Cornelio Silla (Cic. Sull. 17), che Cicerone si mostra interessato ad acquistare dopo la morte di Silla nel 46 a.C. (Cic. fam. 9, 15, 5)[31]. Non sembra, però, che Cicerone abbia mai portato a termine l’acquisto della villa[32].
La biblioteca della domus di Roma
Nella sua casa di Roma Silio, descritto da Plinio come uno dei personaggi più eminenti della città (fuit inter principes civitatis), era solito ricevere visite e, quando non era impegnato nella scrittura, trascorrere il tempo in conversazioni erudite in una stanza sempre affollata di persone (par. 4 in Plin. epist. 3, 7, 1-9).
È in questa casa urbana che Silio, in qualità di patrono di Marziale, ricevette dal poeta vari libri degli Epigrammi[33]. A differenza di Mart. 11, 48 e Mart. 11, 50, gli altri componimenti dedicati a Silio Italico o in cui Silio è menzionato, infatti, precedono il suo trasferimento in Campania, avvenuto probabilmente attorno alla fine del 96 d.C. (vd. supra).
Silio è uno dei dedicatari del quarto libro, inviato da Marziale al patrono come dono per i Saturnali, occasione che lascia emergere l’ambientazione romana del componimento (Mart. 4, 14)[34]: Silio è invitato a lasciare da parte la composizione dei Punica e a dedicare il tempo libero delle festività leggendo i componimenti giocosi di Marziale.
Nell’epigramma 6, 64, inoltre, Marziale rivendica la presenza dei propri libri negli scrinia di Silio (v. 10), ricordato, assieme a Regolo e Licinio Sura, come una tra le più eminenti figure dell’Urbe e del foro che apprezzano i suoi componimenti (v. 9 proceres urbisque forique in Mart. 6, 64, 8-13)[35]. La menzione delle casse per riporre i libri fornisce un’indicazione materiale specifica circa uno spazio preposto alla conservazione di libri nella casa romana di Silio.
Dopo un componimento dedicato nella sua interezza alla celebrazione della carriera oratoria e poetica di Silio, emblematicamente rappresentate dai grandi modelli di Virgilio e Cicerone (Mart. 7, 63), un riferimento alla casa di Silio si trova nel libro successivo (Mart. 8, 66). Nel ringraziamento a Domiziano per il consolato del figlio maggiore di Silio (L. Silio Deciano, consul suffectus dal settembre del 94), Marziale descrive il littore che bussa alla porta della domus Castalia di Silio (v. 5). Più che un uso metonimico di domus per indicare la famiglia di Silio, a cui, dopo il consolato di Silio stesso (68 d.C.), si aggiunge quello del figlio, la domus in questione sarà la casa urbana di Silio, dove il littore giunge a preannunciare l’ingresso del console. L’epiteto encomiastico Castalia celebra la dimora cittadina di Silio come sede delle Muse, con riferimento implicito alla composizione dei Punica[36]. Nell’epigramma è presente anche un augurio per il consolato del figlio minore di Silio, Severo, la cui morte è pianta in un componimento del libro successivo (Mart. 9, 86, 1-3)[37].
Per quanto non sia mai ricordata esplicitamente come biblioteca, la menzione degli scrinia e l’invio di libri di Marziale, sono elementi sufficienti per attestare la presenza di una collezione libraria di Silio nella sua dimora cittadina, la cui esatta collocazione è ignota. Non abbiamo informazioni dirette sulla consistenza di questa biblioteca, ma doveva sicuramente comprendere, oltre alle opere di Silio stesso, anche i libri degli Epigrammi di Marziale, almeno quelli di cui Silio è dedicatario o in cui è esplicitamente menzionato, che dovevano necessariamente essere stati recapitati alla casa urbana nel patrono (libri 4, 6, 7, 8 e 9). A questi, si può aggiungere anche il commentario a Virgilio scritto da Anneo Cornuto, il cui decimo libro è dedicato a Silio (Charis. Gramm. I 125, 16-18 Keil = p. 159, 27-29 Barwick).
L’inizio del periodo di attività della biblioteca della domus urbana precede quasi certamente la data dell’invio del quarto libro di Marziale a Silio (Mart. 4, 14), la cui pubblicazione avvenne a dicembre dell’88 d.C. Silio nacque tra il 25 e il 29 d.C. e fu console nel 68 d.C.: per l’inizio dell’attività della biblioteca è possibile quindi fissare una data convenzionale circa a metà del I sec. d.C. La casa romana fu la residenza principale di Silio fino al suo trasferimento in Campania, avvenuto probabilmente attorno alla fine del 96 d.C. (vd. supra), che segna la fine dell’attività della sua biblioteca romana.
Sulla vita di Silio Italico cf. McDermott – Orentzel 1977, pp. 24-27; Augoustakis 2010, pp. 5-7; Dominik 2010, pp. 428-431; Littlewood 2011, pp. xv-xix; 2017, pp. xii-xvi (con ulteriore bibliografia); Wilson 2013, pp. 25-27; sugli ultimi anni in Campania in part. Augoustakis 2015, pp. 156-157. ↑
Cf. Vessey 1974; Nauta 2002, pp. 148-150. In particolare su Silio negli epigrammi di Marziale cf. Neger 2012, pp. 300-311; Merli 2020 (che si concentra sul ritratto della carriera politica di Silio). Un commento all’epistola 3, 7 di Plinio in Sherwin-White 1966, 226-229; sul ritratto negativo di Silio Italico in Plinio si vedano gli studi di Lefèvre 1989, pp. 118-123 ~ 2009, pp. 142-147; Henderson 2002, pp. 102-124; Gibson – Morello 2012, pp. 123-126; Stoffel 2017; spec. attraverso i riferimenti intertestuali ai Dialogi di Seneca, Tzounakas 2023 (con ulteriore bibliografia a p. 164 n. 1); una rivalutazione positiva del giudizio di Plinio su Silio in Merli (c.d.s.). ↑
Cf. Tzounakas 2023, pp. 173-177. ↑
Sui ritratti degli autori e le opere d’arte nelle biblioteche antiche cf. Petrain 2013, pp. 338-346; Houston 2014, pp. 209-214; pp. Spinola 2014, pp. 155-175. Altre attestazioni letterarie di imagines di autori in biblioteche private di età flavia e traianea in BIBSTERTAV-LET; BIBERSEV-LET. Rileva la differenza tra la descrizione pliniana delle ville di Silio e quella delle ville di Plinio stesso, in cui sono quasi del tutto assenti riferimenti a decori lussuosi, Myers 2005, p. 116; inoltre, vd. BIBPLIN-LET: “La villa Laurentina, la “biblioteca” e i suoi libri”. ↑
La presenza di ritratti di Virgilio è attestata anche in alcune biblioteche pubbliche di Roma vd. BIBPAL-LET: “Fondazione, collocazione e apparato decorativo”. ↑
Friedländer 1886, p. 256; Nauta 2002, 40. ↑
Tzounakas 2023, p. 170 individua nella descrizione della vita di Silio in Plin. epist. 3, 7 una serie di riferimenti intertestuali a titoli di opere di Seneca e ipotizza che questi potrebbero essere stati parte della biblioteca di Silio in Campania. Indubbiamente Seneca poteva essere incluso della collezione libraria di Silio, ma non possiamo desumerlo dall’epistola di Plinio e da un’improbabile conoscenza di quest’ultimo della biblioteca campana di Silio. ↑
Sulle proprietà di Silio in Campania cf. D’Arms 2003, pp. 197-198. ↑
Così McDermott – Orentzel 1977, pp. 32-33; Littlewood 2011, p. xviii; Nauta 2002, p. 149 n. 19 fissa il trasferimento in Campania più genericamente sotto Nerva. Sono state però espresse opinioni differenti sulla data del ritiro di Silio dalla capitale: p.es. D’Arms 2003, p. 198 «at some point during the early ninties»; Augoustakis 2010, p. 6 e 2015, p. 157 propone il 95-96; Augoustakis – Littlewood 2022, pp. 2-3 non fissano una data specifica, ma ritengono che alla morte di Domiziano e durante il principato di Nerva Silio passasse lunghi lassi di tempo in Campania. ↑
Sull’epistola 3, 7 di Plinio e sugli epigrammi 11, 48 e 11, 50 di Marziale in relazione alla figura di Silio e alla tomba di Virgilio Peirano Garrison 2018, pp. 269-272; inoltre, con riferimento anche agli altri epigrammi di Marziale dedicati a Silio cf. Neger 2018, pp. 95-98; in uno studio su Cuma in Punica 12 Keith 2018, p. 231. ↑
La tomba di Virgilio è menzionata in Stat. silv. 4, 4, 51-55 (su cui vd. infra), componimento datato all’estate del 95 (cf. Coleman 1988, pp. xix-xx). Il libro undicesimo di Marziale è stato pubblicato a dicembre 96. ↑
A partire dal testo di Marziale, la critica è sostanzialmente concorde nel ritenere che Silio avesse acquistato la tomba di Virgilio o il terreno in cui si trovava: vd. e.g. Sherwin-White 1966, p. 228; Vessey 1974, p. 112; D’Arms 2003, p. 198; Trapp 1984, p. 3; EV 4, p. 783, s.v. ‘Sepolcro di Virgilio’ (J.B. Trapp); Peirano Garrison 2018, pp. 265 e 269-270. ↑
Cf. Vessey 1974, p. 112; Negar 2018, p. 96; Peirano Garrison 2018, p. 271. ↑
Così gli studi cit. a n. 12. ↑
Sulla tomba di Virgilio e la sua tradizione nell’immaginario letterario e iconografico cf. Capasso 1983; Trapp 1984; 1986, pp. 1-10; EV 4, pp. 783-785, s.v. ‘Sepolcro di Virgilio’ (J.B. Trapp); Horsfall 1995, p. 21; Peirano Garrison 2018, pp. 265-280 (in part. pp. 269-280 sul significato dei riferimenti alla tomba di Virgilio negli autori flavi). Oltre ai contributi di M. Capasso e J.B. Trapp, sulla tradizione medievale e rinascimentale del sito recentemente Hendrix 2018. Una raccolta di tutti i testi che menzionano la tomba di Virgilio dal I al XV sec., con traduzione in italiano, in Capasso 1983, pp. 121-136; dal I al XIV sec., con traduzione in inglese, in Ziolkowski – Putnam 2008, pp. 404-420. ↑
Capasso 1983, p. 116 (vd. pp. 137-147 per le testimonianze di XIV-XV sec. che identificano il colombario a Piedigrotta con la tomba di Virgilio); Trapp 1984, pp. 7 e 9; Trapp 1986, pp. 5-7; EV 4, p. 783, s.v. ‘Sepolcro di Virgilio’ (J.B. Trapp). ↑
Sul dibattito e gli studiosi che si sono espressi a favore o contro l’autenticità del colombario a Piedigrotta come tomba di Virgilio cf. Capasso 1983, pp. 116-119 e Trapp 1984, 30-31. ↑
Cf. Capasso 1983, pp. 116-119; Trapp. 1986, p. 3. ↑
Seppur con cautela, propende per l’ubicazione a Piedigrotta Capasso 1983, pp. 118-120; per quella nella zona di Villa Comunale Trapp 1986, p. 4. ↑
Capasso 1983, p. 117, con bibliografia. ↑
Kay 1985, p. 174 e Vannini 2019, p. 193, invece, ritengono che la tomba fosse inclusa all’interno della proprietà napoletana di Silio. Per ragioni topografiche, appare inverosimile che la tomba si trovasse nella proprietà ciceroniana a Cuma acquistata da Silio, come sostenuto da Neger 2018, p. 96. ↑
Questa pare l’opzione più convincente, per quanto non si possa escludere a priori che Silio avesse due proprietà distinte: quella denominata da Plinio Neapolitanum presso Napoli, di cui non conosciamo l’esatta collocazione, e una nel sito del sepolcro di Virgilio, ossia a due miglia da Napoli sulla via Puteolana. ↑
Il fatto che anche Stazio si rechi presso il sepolcro di Virgilio induce a pensare che questo non fosse parte di una villa. La data del componimento staziano (95 d.C.), tuttavia, precede di un anno quella che sembra essere la probabile data del trasferimento di Silio in Campania (fine 96 d.C.) e, quindi, l’eventuale acquisto della tomba di Cicerone. In linea teorica, quindi, Stazio potrebbe esservisi recato prima che questa fosse diventata di proprietà di Silio. Oltre alle varie incertezze legate alla cronologia di Silio, pare in ogni caso più sensato pensare che la tomba si trovasse su un terreno indipendente e che potesse essere visitata liberamente. ↑
Un elenco di tutte le proprietà di Cicerone con bibliografia di riferimento in BIBCICPAL-LET: “Premessa”. ↑
Sulla datazione dei libri degli Epigrammi di Marziale vd. BIBGMART-LET n. 20. ↑
Su queste tre proprietà campane di Cicerone cf. D’Arms 2003, pp. 189-190. ↑
Sherwin-White 1966, p. 228; Kay 1985, pp. 174-175; D’Arms 2003, pp. 197-198. ↑
Sul Cumanum di Cicerone cf. D’Arms 2003, pp. 189-190. Sul passaggio della proprietà di Cuma di Cicerone a Antistius Vetus cf. D’Arms 2003, p. 76 e 166. Sui discendenti di C. Antistius Vetus, l’ultimo dei quali fu console nel 96 d.C., cf. Syme 1939, p. 499 e n. 6. ↑
Come pensa, invece, Augoustakis 2015, p. 157 e n. 9, il quale ritiene che la villa di Napoli menzionata da Plinio fosse il Cumanum di Cicerone o la domus Sullana (su cui infra). ↑
È stata spesso sottolineata la competizione di Plinio con Silio per il ruolo di alter Cicero: cf. e.g. Tzounakas 2023, pp. 178-180, il quale ritiene che, come per l’assenza di riferimenti alla carriera oratoria di Silio nell’epistola di Plinio, anche la mancata menzione della proprietà precedentemente appartenuta a Cicerone mira a oscurare il legame intellettuale e professionale di Silio con Cicerone. ↑
Augoustakis 2015, p. 157 n. 9. ↑
Sulla domus Sullana e il suo possibile acquisto da parte di Cicerone cf. Shackleton Bailey 1977, p. 352; Berry 1996, pp. 167-168; D’Arms 2003, p. 171. ↑
Su Silio patrono di Marziale cf. Nauta 2002, pp. 63-64; 148-150; Merli 2013, 64-65, che lo include tra i patroni-poeti di Marziale, la cui poesia viene elogiata autonomamente (Mart. 7, 63), in un confronto con quella di Marziale stesso (Mart. 4, 14) o marginalmente rispetto al tema occasionale dell’epigramma (Mart. 8, 66: congratulazioni per il conferimento della carica consolare del figlio; Mart. 9, 86: condoglianze per la morte del figlio). Inoltre, Merli 2020. ↑
Sulla dedica dei libri di Marziale, normalmente già pubblicati, a patroni e amici, cf. Citroni 1988, pp. 33-39 (p. 35 su Mart. 4, 14). Ulteriore bibliografia in BIBGMART-LET n. 15. In Marziale l’invio del libro poetico in occasione dei Saturnali è una casistica tipica di presentazione e omaggio del liber: sul caso di Silio cf. Citroni 1989, pp. 213 e 219-220. Come ha ampiamente discusso Citroni 1989, pp. 214-225, la frequente presentazione dei libri di Marziale come dono per i Saturnali o accompagnamento opportuno per trascorrere la festa ha svolto un ruolo fondamentale per la cronologia di alcuni libri degli Epigrammi: oltre a Xenia e Apophoreta, anche i libri IV, V, VII, X, XI. ↑
Cf. Citroni 1988, pp. 31-32. ↑
Cf. Merli 2013, p. 68 e 96. ↑
Cf. anche par. 2 in Plin. epist. 3, 7, 1-9. ↑
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Fonti | ||
Mart. 4, 14 |
Sili, Castalidum decus sororum, / qui periuria barbari furoris / ingenti premis ore perfidosque / astus Hannibalis leuisque Poenos / magnis cedere cogis Africanis: / Paulum seposita seueritate, / dum blanda uagus alea December / incertis sonat hinc et hinc fritillis / et ludit tropa nequiore talo, / nostris otia commoda Camenis, / nec torua lege fronte, sed remissa / lasciuis madidos iocis libellos. / Sic forsan tener ausus est Catullus / magno mittere Passerem Maroni. |
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Mart. 6, 64, 8-13 |
Has, inquam, nugas, quibus aurem aduertere totam / non aspernantur proceres urbisque forique, / quas et perpetui dignantur scrinia Sili / et repetit totiens facundo Regulus ore, / quique uidet propius magni certamina Circi / laudat Auentinae uicinus Sura Dianae. |
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Mart. 7, 63 |
Perpetui numquam moritura uolumina Sili / qui legis et Latia carmina digna toga, / Pierios tantum uati placuisse recessus / credis et Aoniae Bacchica serta comae? / Sacra cothurnati non attigit ante Maronis / Impleuit magni quam Ciceronis opus: / Hunc miratur adhuc centum grauis hasta uirorum, / Hunc loquitur grato plurimus ore cliens. / Postquam bis senis ingentem fascibus annum / Rexerat adserto qui sacer orbe fuit, / emeritos Musis et Phoebo tradidit annos / proque suo celebrat nunc Helicona foro. |
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Mart. 8, 66 |
Augusto pia tura uictimasque Pro uestro date Silio, Camenae. / Bis senos iubet en redire fasces, / nato consule, nobilique uirga / vatis Castaliam domum sonare / rerum prima salus et una Caesar. / Gaudenti superest adhuc quod optet, / felix purpura tertiusque consul. / Pompeio dederit licet senatus / et Caesar genero sacros honores, / quorum pacificus ter ampliauit / Ianus nomina: Silius frequentes / mauult sic numerare consulatus. |
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Mart. 9, 86, 1-3 |
Festinata sui gemeret quod fata Seueri / Silius, Ausonio non semel ore potens, / cum grege Pierio maestus Phoeboque querebar. |
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Mart. 11, 48 |
Silius haec magni celebrat monimenta Maronis, / iugera facundi qui Ciceronis habet. / heredem dominumque sui tumuliue larisue / non alium mallet nec Maro nec Cicero. |
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Mart. 11, 50 |
Iam prope desertos cineres et sancta Maronis / nomina qui coleret pauper et unus erat. / Silius optatae succurrere censuit umbrae, / Silius et uatem, non minor, ipse, colit. |
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Mart. 12, 67 |
Maiae Mercurium creastis Idus, / Augustis redit Idibus Diana, / Octobres Maro consecrauit Idus. / Idus saepe colas et has et illas, / qui magni celebras Maronis Idus. |
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Plin. epist. 3, 7, 1-9 |
1 Modo nuntiatus est Silius Italicus in Neapolitano suo inedia finisse uitam. 2 Causa mortis ualetudo. Erat illi natus insanabilis clauus, cuius taedio ad mortem inreuocabili constantia decucurrit usque ad supremum diem beatus et felix, nisi quod minorem ex liberis duobus amisit, sed maiorem melioremque florentem atque etiam consularem reliquit. 3 Laeserat famam suam sub Nerone (credebatur sponte accusasse), sed in Vitelli amicitia sapienter se et comiter gesserat, ex proconsulatu Asiae gloriam reportauerat, maculam ueteris industriae laudabili otio abluerat. 4 Fuit inter principes ciuitatis sine potentia, sine inuidia: salutabatur colebatur, multumque in lectulo iacens cubiculo semper, non ex fortuna frequenti, doctissimis sermonibus dies transigebat, cum a scribendo uacaret. 5 Scribebat carmina maiore cura quam ingenio, non numquam iudicia hominum recitationibus experiebatur. 6 Nouissime ita suadentibus annis ab urbe secessit, seque in Campania tenuit ac ne aduentu quidem noui principis inde commotus est: 7 magna Caesaris laus sub quo hoc liberum fuit, magna illius qui hac libertate ausus est uti. Erat φιλόκαλος usque ad emacitatis reprehensionem. 8 Plures isdem in locis uillas possidebat, adamatisque nouis priores neglegebat. Multum ubique librorum, multum statuarum, multum imaginum, quas non habebat modo, uerum etiam uenerabatur, Vergili ante omnes, cuius natalem religiosius quam suum celebrabat, Neapoli maxime, ubi monimentum eius adire ut templum solebat. 9 In hac tranquillitate annum quintum et septuagensimum excessit, delicato magis corpore quam infirmo; utque nouissimus a Nerone factus est consul, ita postremus ex omnibus, quos Nero consules fecerat, decessit. |
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VSD 36 (= Svet. de poet. pp. 95-96 Rostagni) |
ossa eius (sc. Vergilii) Neapolim translata sunt tumuloque condita qui est via Puteolana intra lapidem secundum. |
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Charis. Gramm. I 125, 16-18 Keil = p. 159, 27-29 Barwick |
Annaeus Cornutus ad Italicum de Vergilio libro X ‘iamque exemplo tuo etiam principes civitatium, o poeta, incipient similia fingere’ |
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https://archive.org/details/artisgrammaticae0000char/page/158/mode/2up |
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Testi di confronto | ||
Cic. Sull. 17 |
Hic (sc. Sulla) contra ita quievit ut eo tempore omni Neapoli fuerit, ubi neque homines fuisse putantur huius adfines suspicionis et locus est ipse non tam ad inflammandos calamitosorum animos quam ad consolandos accommodates. |
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Cic. fam. 9, 15, 5 |
Domum Sullanam desperabam iam, ut tibi proxime scripsi, sed tamen non abieci. tumvelim, ut scribis, cum fabris eam perspicias. si enim nihil est in parietibus aut in tecto viti, cetera mihi probabuntur. |
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Plin. nat. 31, 6-7 |
Villa est ab Averno lacu Puteolos tendentibus inposita litori, celebrata porticu ac nemore, quam vocabat M. Cicero Academiam ab exemplo Athenarum, ibi compositis voluminibus eiusdem nominis, in qua et monumenta sibi instauraverat, ceu vero non et in toto terrarum orbe fecisset. huius in parte prima exiguo post obitum ipsius Antistio Vetere possidente eruperunt fontes calidi perquam salubres oculis. |
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Stat. silv. 4, 4, 51-55 |
En, egomet somnum et geniale secutus / litus, ubi Ausonio se condidit hospita portu / Parthenope, tenues ignauo pollice chordas / pulso Maroneique sedens in margine templi / sumo animum et magni tumulis adcanto magistri. |
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Marta Maria Perilli - 0000-0001-6883-7286
Università degli studi di Firenze
Cita come: Marta Maria Perilli, Biblioteche di Silio Italico_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/32 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 18/08/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/32
Copyright e licenza d'uso: https://dalib.it/contenuti/informativa/8261