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Biblioteca della "Villa dei Papiri" a Ercolano

Fa parte di Biblioteche private/Altre biblioteche private di area occidentale

Francesco Cannizzaro - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/16

Descrizione

Nell’ambito degli scavi borbonici del XVIII sec. volti alla riscoperta dell’antica città di Ercolano, sepolta dalle colate piroclastiche dell’eruzione del Vesuvio dell’autunno del 79 d.C.[1], nel 1750 l’ingegnere militare Karl Weber scopre i resti di una grandiosa e lussuosissima villa: al suo interno, vengono ritrovati (e fin dal 1752 identificati come tali) numerosi rotoli di papiro carbonizzati, i quali offrono uno spaccato unico su una cospicua biblioteca privata del mondo classico.

La villa e la biblioteca

Sono stati inventariati più di 1800 papiri provenienti dalla cosiddetta “Villa dei Papiri”, riconducibili a un numero di rotoli che oscilla, a seconda delle stime degli studiosi, dai 650-700 rotoli fino a sopra il migliaio: va tenuto conto, tra l’altro, che alcuni papiri sono andati certamente distrutti tra il 1750 e il 1752 e durante i primi tentativi di svolgimento[2]. Di questi rotoli la maggioranza è in lingua greca e tratta argomenti filosofici riconducibili all’epicureismo; una minoranza, tra 60 e 80, per un totale di più di un centinaio di frammenti papiracei, è in lingua latina. Quest’ultima è, nel complesso, meno studiata: le indagini finora effettuate fanno emergere un certo interesse verso tematiche storiche e giuridiche.

È stato appurato che la biblioteca ritrovata nella “Villa dei Papiri” è, per buona parte, la biblioteca del filosofo epicureo Filodemo di Gadara. Da una parte, infatti, i suoi scritti costituiscono il corpus più significativo tra i papiri leggibili (al netto dello svolgimento di nuovi rotoli e di nuovi ritrovamenti in situ, ovviamente); dall’altra, alcuni rotoli filodemei costituiscono stesure provvisorie o, comunque, opere non destinate alla pubblicazione e, per quanto in linea teorica non sia impossibile, sarebbe davvero difficile pensare che tali rotoli siano custoditi in un luogo diverso dalla biblioteca dell’autore[3].

Di Filodemo, nato a Gadara nella Decapoli intorno al 110 a.C., sappiamo che, dopo un verosimile viaggio ad Alessandria (e, forse, un viaggio in Sicilia), è stato discepolo ad Atene dell’epicureo Zenone Sidonio: morto il maestro presumibilmente verso il 75 a.C., si è trasferito in Italia – nello specifico, in Campania (P.Herc. 339, col. XXI 7-13 Dorandi, corrispondente a P.Herc. 155, col. XV 15-22, Phld. Sto.) –, dove ha vissuto fino alla propria morte, successiva al 40 a.C.[4]. La testimonianza cruciale di Cicerone (Cic. Pis. 68-72 passim, in particolare 68-70; cf. Ascon. Pis. p. 14, 24-25 Clark) permette di accertare che patrono principale di Filodemo, durante la sua lunga permanenza in Italia, è stato Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Cesare e tra i politici più in vista della sua età: di lui, console nel 58 a.C., proconsole in Macedonia l’anno successivo e attaccato da Cicerone nel 55 a.C., si perdono le tracce a partire dal 43 a.C.; suo figlio, detto Cesonino Pontefice, sopravvissuto alle turbolenze delle guerre civili, dal 12 al 32 d.C., anno della sua morte, ricoprirà la prestigiosa carica di praefectus Urbi. Anche Filodemo conferma i suoi stretti legami con i Pisoni: un famoso epigramma (Phld. epigr. 27 Sider, i.e. AP 11, 44) e l’opera De bono rege secundum Homerum (P.Herc. 1507, col. XLIII 15-19 Dorandi, Phld. Hom.) sono dedicati proprio a Pisone Cesonino, la cui condotta politica conciliatrice e improntata alla clemenza e alla moderazione, in effetti, è compatibile con la ricezione degli insegnamenti filodemei[5]. Più dubbia, invece, è una testimonianza di Catullo, che acquista valore solo se dietro il Socration al seguito di Pisone va identificato Filodemo (vd. infra).

Stante il legame di patronato tra Filodemo e i Calpurnii Pisones, è molto probabile che la biblioteca del filosofo si trovasse nella villa dei suoi patroni, dove Filodemo stesso può aver operato in una fase avanzata della propria vita[6] o in cui, morto Filodemo, Cesonino Pontefice può aver fatto portare la biblioteca. La “Villa dei Papiri”, dunque, sarebbe la villa di (o progettata da) Pisone Cesonino, presumibilmente passata al figlio Cesonino Pontefice. Questa ipotesi, formulata già dal Comparetti, ha avuto grande fortuna nella critica ercolanese e, ovviamente, avrebbe maggiore forza se, come si riteneva fino alla fine del XX secolo, la villa fosse databile alla prima metà del I sec. a.C.; tuttavia, sulla base dei nuovi scavi[7], la datazione della villa è stata abbassata al 50-25 a.C., quando le vite di Calpurnio Pisone e di Filodemo sono avvolte nell’incertezza. Si comprende bene, dunque, quanto la nuova datazione della villa assegni un ruolo centrale a Cesonino Pontefice, possibile dedicatario dell’Ars poetica di Orazio, la quale è certamente in rapporto con le opere di Filodemo (cf. infra).

A legare Filodemo, i Pisoni e la “Villa dei Papiri” vi sono, poi, alcune testimonianze supplementari rintracciabili nella produzione superstite del filosofo-poeta: in un suo epigramma (Phld. epigr. 29 Sider, 5-6, i.e. AP 9, 412, 5-6) è possibile che si faccia riferimento al belvedere e alla discesa a mare della villa; l’incipit di due epigrammi a lui attribuibili menziona Partenope (P.Oxy. LIV 3724, col. IV 14-15 Sider); in un suo scritto, giuntoci molto mutilo, sono nominati Sirone e Napoli e, forse, Ercolano (P.Herc. 312, pz. 1 col. IV 5-13 Gigante [cf. Indelli 2018, p. 145])[8]. Va, infine, menzionato il fatto che, secondo molti studiosi, gran parte dell’apparato decorativo e scultoreo della “Villa dei Papiri” [vd. BIBERC-AR] è compatibile con una sensibilità epicurea, ma coniugata con un interesse per la vita politica: si tratta di un profilo che ben si attaglierebbe a quello dei Calpurnii Pisones, per quello che possiamo ricostruire dalle nostre fonti storiche e dall’invettiva ciceroniana[9]. Purtroppo, mancano ancora prove definitive che connettano inequivocabilmente la “Villa dei Papiri”, i Calpurnii Pisones e Filodemo: qualunque altra ipotesi sull’appartenenza della villa risulta, tuttavia, meno percorribile[10].

Per quanto riguarda la biblioteca rinvenuta nella villa, non vi sono prove che essa, come alcune biblioteche pubbliche coeve [vd. BIBATR-LET e BIBPAL-LET], fosse divisa nettamente in una sezione greca e in una latina[11]. La maggioranza dei rotoli greci, insieme ad alcuni papiri latini chiusi in una cassa, è stata trovata in una piccola stanza (designata con il numero “V” nella mappa redatta da Karl Weber), che forse fungeva da deposito librario, come si evince dalla presenza di armadi e scaffalature. La sala di lettura era verosimilmente la stanza nota come tablinum, assai più luminosa e in cui si trovavano “libri in consultazione”, sia greci sia latini. Il resto dei ritrovamenti papiracei ha avuto luogo nella stanza XVI adiacente al tablinum e, sia in casse sia sciolti, nei peristili[12].

I rotoli greci rinvenuti possono essere divisi in tre gruppi, di cronologia e consistenza diversa. Il primo gruppo comprende papiri antecedenti a Filodemo, risalenti al III e al II sec. a.C. (forse il più antico è P.Herc. 1413/1416, riconducile al III o addirittura alla fine del IV sec a.C.) e si tratta di opere dei maestri dell’epicureismo, da Epicuro a Demetrio Lacone. Verosimilmente, si tratta di opere che Filodemo ha recuperato prima di giungere in Italia e che possono ben provenire dalla biblioteca del Giardino di Atene[13]. Il secondo gruppo di rotoli, il più corposo e di qualità libraria variabile dal brogliaccio al volumen di pregio, è formato dai papiri vergati durante la vita e l’attività di Filodemo (I sec. a.C.): si tratta perlopiù delle sue opere, cui si aggiungono alcune copie di opere precedenti. Il terzo gruppo, infine, è successivo alla vita di Filodemo (fine I sec. a.C. – I sec. d.C.): comprende copie delle opere di Filodemo, di altri autori dell’epicureismo o di autori afferenti ad altre scuole filosofiche (e.g., Crisippo). Questa è una testimonianza importante del fatto che anche dopo la morte di Filodemo la biblioteca continuasse a essere frequentata e servisse per lettura e pratiche di studio[14].

Per quanto riguarda i rotoli latini, tutto è reso più difficile dalle pessime condizioni in cui sono giunti fino a noi: risalenti verosimilmente all’ultima fase della biblioteca (I sec. a.C. – I sec. d.C) e tramontato il miraggio che alcuni di essi contengano testi poetici di Lucrezio, Ennio e Cecilio Stazio, i rotoli i cui contenuti sono stati identificati rimandano con buona verosimiglianza a poemi di argomento storico e a opere storiche, politiche e giuridiche relative all’attualità (età augustea e prima età imperiale). L’unico testo latino non anonimo, allo stato attuale, è l’opera storica di Seneca il Vecchio e il poema più celebre è senz’altro il cosiddetto carmen de bello Aegyptiaco (o Actiaco), di datazione incerta ma secondo alcuni studi recenti da ricondurre alla seconda metà del I sec. d.C.: si tratta di testimonianze preziose che confermerebbero, se accertate, la persistenza di una certa attività libraria nella villa ben oltre l’età augustea, fin quasi all’eruzione del 79 d.C.[15]

Filodemo, la sua biblioteca e la Roma tardo-repubblicana e augustea

Di centrale importanza è il rapporto tra Filodemo (e la sua biblioteca) e il milieu culturale della Roma tardo-repubblicana e primo-augustea, su cui restano ancora molti aspetti da chiarire. Una premessa è necessaria: l’epicureismo era alquanto diffuso nella Roma del tempo tra molti uomini politici anche di prim’ordine, quali Pisone Cesonino stesso, Cassio, Attico, Pansa, Manlio Torquato, Trebazio Testa e, probabilmente, Cesare: ciò non implica, ovviamente, che per loro l’ortodossia epicurea diventi necessariamente una regola di vita né, tanto meno, che contatti con Filodemo (o con Sirone) siano da postulare per ciascuno di essi[16].

In contatto con Filodemo è senz’altro Cicerone, come dimostrano i passi del trattato De finibus bonorum et malorum e dell’orazione In Pisonem sopra citati; è verosimile che i due si siano conosciuti già quando Cicerone frequentava le lezioni di Zenone Sidonio ad Atene (79/78 a.C.). In mancanza di notizie biografiche e prosopografiche sicure che permettano di definire meglio il rapporto tra i due[17], è comunque probabile che Cicerone leggesse le opere filodemee e se ne servisse per la composizione dei propri trattati[18]. Per esempio, Cicerone ha pressoché certamente usato il De pietate e altre opere logiche e teologiche di Filodemo per la composizione del libro I del De natura deorum, in cui viene tracciata una dossografia polemica di opinioni teologiche altrui prima che venga esposta la teoria epicurea sugli dei[19]. In ambito etico, sia il De finibus stesso sia le Tusculanae Disputationes sono stati analizzati alla ricerca di influssi filodemei: non vi è nessuna prova definitiva, ma alcune tematiche comuni – l’impegno politico degli epicurei, la focalizzazione sulla virtus pur in un’etica fondata sul piacere, l’importanza dell’amicitia, la riflessione sulla morte e sulle paure a essa collegate – presentano corrispondenze così strette con alcuni trattati di Filodemo (De bono rege secundum Homerum, De morte, ma anche De ira e De adulatione) o a lui attribuiti (“Ethica Comparetti”) che svariati studiosi hanno pensato a un legame diretto tra i due autori[20]. Infine, sul fronte della retorica, le tre opere ciceroniane della maturità (De oratore, Brutus, Orator) sono state lette in rapporto al De rhetorica di Filodemo, ma, come per le opere etiche, mancano elementi congiuntivi[21].

Più complesso è stabilire se e in che misura Filodemo fosse in contatto o sia stato preso a modello da poeti quali Catullo e Lucrezio. Per quanto riguarda Catullo, Catull. 13 (“l’invito a cena” a Fabullo) è stato letto in parallelo all’epigramma di Filodemo sopra citato (Phld. epigr. 27 Sider, i.e. AP 11, 44); più in generale, la concezione edonistica della poesia, la raffinatezza callimachea dello stile, la focalizzazione su amore e amicitia, unitamente ad alcuni paralleli testuali, hanno indotto a credere che Catullo e Filodemo fossero strettamente legati in termini di poesia e poetica[22]. D’altra parte, è forte la tentazione di vedere, dietro il personaggio chiamato Socration attaccato insieme a un certo Pisone in Catull. 47, un riferimento al filosofo Filodemo, protetto da Pisone Cesonino: questa testimonianza, se vera e se intesa seriamente, sarebbe in contraddizione con il quadro sopra delineato. Le posizioni assunte dalla critica sono le più varie: che l’attacco personale in Catull. 47 sia uno scherzo o che comunque non infici la consonanza in termini di poetica tra Catullo e Filodemo; che Catull. 47 non debba essere preso in considerazione perché è improbabile che Catullo alluda a Filodemo; che in realtà Catullo sia fortemente polemico nei confronti di Filodemo anche nel carme 13 (Catull. 13) e altrove[23]. Se si passa a Lucrezio, le incertezze sono ancora maggiori: il ritrovamento tra le ceneri di Ercolano di un’edizione del De rerum natura sarebbe stata una prova (pur non decisiva) di un contatto tra i due epicurei più famosi dell’Italia del tempo, ma ciò si è rivelato privo di solide fondamenta[24]. È evidente che molti aspetti condivisi tra il poema lucreziano e i trattati filodemei sono riconducibili al comune sostrato filosofico: in ultima analisi, i punti che legherebbero esclusivamente Filodemo e Lucrezio sono pochi e, dato il naufragio di gran parte degli scritti filosofici epicurei precedenti a Filodemo, difficili da considerare probanti[25]. Altrettanto imprudente, viceversa, è immaginare una separazione netta tra Filodemo, presunto innovatore, e Lucrezio, presunto seguace integralista delle dottrine epicuree: ci sono divergenze di poetica, bersagli polemici differenti, forse anche una diversa concezione dell’impegno politico, ma si tratta spesso di opposizioni più apparenti che reali, conciliabili se si guarda al quadro complessivo, o comunque spiegabili se si considera che il pubblico degli scritti di Filodemo e Lucrezio è sovrapponibile ma non coincidente[26].

Più saldo è il terreno su cui si fondano le relazioni tra Filodemo e i poeti dell’età di Augusto. Già la tradizione biografica e scoliastica antica su Virgilio, in consonanza con alcuni passi tratti dal Catalepton e dalle Georgiche (Verg. catal. 5, 8-10; Verg. catal. 8; Verg. georg. 4, 563-566; cf. e.g. Serv. ad Verg. Aen. 6, 264) attribuisce al poeta periodi di permanenza in Campania e la frequentazione di Sirone[27]. Ma soprattutto, lo stesso Virgilio, Vario, Tucca e Quintilio Varo, «brigata» (mutuo qui un’espressione di Marcello Gigante) menzionata in Prob. vita Verg. p. 198, 3-6 Brugnoli-Stok, sono i dedicatari di almeno alcuni libri del De vitiis et virtutibus oppositis di Filodemo: fin dal XIX secolo, a partire dagli studi di Alfred Körte, in passaggi fortemente mutili di P.Herc. 253 e P.Herc. 1082 si è pensato che Filodemo nominasse alcuni tra gli intellettuali più celebri della prima età augustea; si ha adesso una conferma definitiva di ciò grazie alla riscoperta e alla lettura di P.Herc.Paris. 2, fr. 279, 7-13 Delattre, appartenente sempre al De vitiis, in cui i quattro sono esplicitamente nominati in relazione alla trattazione della calunnia[28]. Sulla base di questi presupposti, si è sviluppata una folta bibliografia volta a individuare in che modo l’epicureismo assorbito da Virgilio attraverso Sirone, Filodemo e la sua biblioteca abbia influenzato la composizione delle sue opere, in particolare Bucoliche e Georgiche; svariati studi, poi, si sono soffermati sulla stessa Eneide, poema epico-eroico apparentemente distante dai precetti del Giardino, ma in cui le molteplici rappresentazioni dell’ira e della regalità, la riflessione sulle prerogative e i limiti delle divinità olimpiche e i tratti di personaggi come Mezenzio e lo stesso Enea sembrano in rapporto con gli scritti ritrovati nella biblioteca della “Villa dei Papiri”[29].

Anche per quanto riguarda Vario, amico ed esecutore testamentario di Virgilio, un’affinità con l’ambiente ercolanese è immaginabile sulla base dei pochi frammenti pervenutici: il suo De morte pare un poema esametrico didascalico, forse sul modello del De morte di Filodemo, e la polemica anti-antoniana si comprende alla luce dell’atteggiamento tenuto (provvisoriamente) nel 44 a.C. da Pisone Cesonino[30].

Dopo Cicerone, Orazio è l’unico autore antico a nominare Filodemo (Hor. sat. 1, 2, 119-122): questi, in effetti, auctoritas di colui che in amore desidera il massimo piacere con il minimo sforzo, esprimeva in alcuni suoi epigrammi il desiderio di una Venus parabilis facilisque (e.g., Phld. epigr. 22 Sider, i.e. AP 5, 126)[31]. Sembra esserci un rapporto tra Filodemo e Orazio anche nella menzione degli amici comuni Tucca, Vario e Virgilio sia in Hor. sat. 1, 5, 40 e Hor. sat. 1, 10, 81 sia in P.Herc.Paris. 2, fr. 279, 7-13 Delattre[32]. In generale, i libri dei Sermones sono permeati da elementi riconducibili all’epicureismo riletto da Filodemo: non solo il comportamento di fronte all’eros, ma, tra le altre cose, la considerazione delle ricchezze e dell’amicizia, il tono franco e l’ammissione delle proprie debolezze. Una vicinanza simile è rintracciabile a proposito del I libro delle Epistulae: dichiaratamente eclettiche, presentano tuttavia la persona oraziana come un maiale del gregge di Epicuro (Hor. epist. 1, 4, 15-16) e svariate epistole sembrano risentire della lezione filodemea, per esempio, nell’interpretazione etica di Omero, nell’atteggiamento di fronte ai patroni e alla morte e persino nell’autoritratto del poeta[33]. La prova definitiva dei rapporti tra Orazio, Filodemo e la sua biblioteca potrebbe provenire dall’Ars poetica, se si riuscisse a stabilire che i Pisoni cui l’epistola oraziana è dedicata sono davvero i figli di Cesonino Pontefice (come afferma Porph. ad Hor. ars 1); pur mancando questa certezza, rimane la sensazione di un fitto dialogo tra intere sezioni dell’Ars, specialmente quando si enfatizza l’indissolubile corrispondenza tra contenuto e forma in poesia, e il De poematis filodemeo[34]. Al di là delle opere esametriche, anche le Odi oraziane hanno destato l’attenzione dei critici alla ricerca di un sostrato epicureo e, specificatamente, riconducibile a Filodemo: l’abiura dell’epicureismo in Hor. carm. 1, 34 ha, infatti, convinto poco gli studiosi e ancora Hor. carm. 3, 29, dal tono dell’invito a cena rivolto a Mecenate alle parole finali sul comportamento del saggio, è stato letto da una prospettiva filodemea[35].

I rapporti tra la produzione di Filodemo e gli elegiaci latini d’età augustea è stata recentemente oggetto di indagine: tra Tibullo, Properzio e Ovidio è forse il secondo, non a caso legato anche a Virgilio e a Mecenate, a risentire di più di alcuni modelli filodemei, ma il tema merita di essere approfondito[36].

Quanto Filodemo abbia influenzato autori latini e greci d’età imperiale, infine, è oggetto di discussione: l’attenzione si è focalizzata, in ambito greco, soprattutto su prosatori quali Paolo di Tarso, Plutarco, Luciano e Sesto Empirico; in ambito latino, su Seneca, Petronio e Marziale[37]. Stazio è un autore promettente che, in virtù della sua origine campana e dell’epicureismo professato da alcuni suoi patroni (primo tra tutti, Pollio Felice, la cui villa a Sorrento è descritta in silv. 2, 2), può essere stato influenzato da Filodemo e sembra serbare traccia delle sue letture epicuree anche nel suo epos eroico[38].

La biblioteca di Filodemo nel 79 d.C. viene sommersa dalle colate del Vesuvio e gradualmente il ricordo stesso del filosofo sbiadisce (Schol. ad Hor. sat. 1, 2, 121 [Keller II, p. 32, 10-16]): alcune delle sue opere filosofiche, almeno fino a Diogene Laerzio, sono in circolazione (Diog. Laert. 10, 3), mentre un discreto corpus di epigrammi, giunti fino a noi nell’Anthologia Palatina, ha avuto miglior fortuna. Bisognerà, però, attendere il XVIII secolo perché Filodemo e la sua biblioteca tornino a pieno titolo all’attenzione degli studiosi.

Bibliografia di riferimento: introduzioni recenti alla villa e alla sua biblioteca includono Sider 2005, Delattre 2006, Houston 2014, pp. 87-129, e Capasso 2017. Ancor più recentemente, cf. Lapatin 2019, focalizzato sul versante archeologico, Capasso 2020a, Longo Auricchio et al. 2020 e Fleischer 2022; ormai è poco aggiornata la bibliografia raccolta in Henry 2013; utile, ma non sempre precisa, è la sintesi di Sampaolo 2014. Per la lista “Autori e opere” fondamentali sono Erler 1994, Sider 2005, Delattre 2006, Travaglione 2008, Capasso 2020a, Longo Auricchio et al. 2020. Sui papiri latini si veda, in particolare, Capasso 2011; utile è il portale del THV (https://epikur-wuerzburg.de/aktivitaeten/editio/thv/); per la datazione dei papiri e la ricostruzione dei titoli delle opere, ove sia presente la subscriptio, cf. Del Mastro 2014.

  1. A supporto della datazione autunnale rispetto alla vulgata del 24 agosto, cf. da ultimi Pappalardo 2019 e Fleischer 2022, p. 7.

  2. Una rassegna della bibliografia precedente e una nuova riconsiderazione del problema della consistenza della biblioteca ercolanese in Carrelli 2016. La maggior parte dei papiri oggi leggibili è stata svolta con mezzi meccanici, in particolare con la cosiddetta “macchina del Piaggio” dal nome del suo ideatore, il padre scolopio Antonio Piaggio giunto nel 1753 a Ercolano. Attualmente, constatati i rischi connessi all’apertura con mezzi meccanici e dato il sostanziale fallimento di mezzi chimici, sono in sperimentazione tecnologie non invasive quali la tomografia a raggi X per la lettura dei rotoli ancora non svolti; inoltre, sono state intraprese e sono ancora in corso campagne di digitalizzazione dei papiri già svolti tramite l’impiego di immagini multispettrali e iperspettrali e attraverso la tecnologia RTI (Reflectance Transformation Imaging). Particolarmente aggiornato al riguardo è Fleischer 2022, pp. 62-71, il quale per altro cerca di quantificare il testo nei rotoli non ancora svolti (pp. 72-79); nuove speranze vengono ora anche dall'uso dell'intelligenza artificiale. Da ultimi, cf. Seales et al. 2023. 

  3. Su quest’ultimo aspetto cf. soprattutto Dorandi 2007; tra i moderni, poco persuaso è Houston 2014, pp. 95-96 e 113-114.

  4. Sulle prime fasi della vita di Filodemo cf. Fleischer 2018. Per uno sguardo complessivo sulla sua vita, oltre a Capasso 2020a, cf., con prospettive diverse, Blank 2019 e Longo Auricchio 2019; una recente bibliografia su Filodemo in Essler 2019.

  5. Sulla figura di Pisone Cesonino, cf. soprattutto Griffin 2001, Benferhat 2005, pp. 173-232, e Fish 2019. Va detto, comunque, che Filodemo era in contatto con altri uomini politici di rilievo: Cic. fin. 2, 119 lascia intendere che Filodemo fosse tra i familiares di Lucio Manlio Torquato (interlocutore del dialogo ciceroniano, morto suicida durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo) e, forse, di Cicerone stesso; il IV libro della Retorica, come ha dimostrato Dorandi 1996, è dedicato a Pansa, il console del 43 a.C., ma non abbiamo prove che questi (o un altro eventuale personaggio politico) fosse patrono di Filodemo.

  6. In ogni caso, non bisogna supporre che Filodemo risiedesse nella villa dei propri patroni: l’epigramma sopra menzionato, anzi, fa pensare che egli abitasse da un’altra parte nei pressi.

  7. Cf. Guidobaldi – Esposito 2009 e Guidobaldi – Esposito 2010; sintesi in Camardo 2019. Per ulteriori dettagli, vd. BIBERC-AR.

  8. È stato soprattutto Marcello Gigante (e.g. nel postumo Gigante 2004, p. 91; cf. già Gigante 1990, pp. 69-79, su Filodemo e la “Villa dei Papiri”) a valorizzare tali (e altri ancor più ipotetici) spunti in chiave biografica: si vedano da ultimi Indelli 2018 e Longo Auricchio 2019. Si tratta, tuttavia, di testimonianze difficilmente contestualizzabili (è il caso di P.Herc. 312) o su cui è stato espresso un certo scetticismo (e.g., Sider 1997, pp. 167-168, e Maltomini 2003, la quale sottolinea che la paternità filodemea degli incipit epigrammatici in P.Oxy. LIV 3724 non è da dare per scontata). Cf. ora anche Capasso 2020a.

  9. Mi limito qui a menzionare Pandermalis 1971 e, da ultimo, Hallett 2019. Molto interessante è, in contesto epicureo, il parallelismo da lui individuato (p. 96 n. 101) tra i ritratti dei re ellenistici nella “Villa dei Papiri” e i ritratti di generali che, secondo la testimonianza di Stat. silv. 2, 2, 69, adornano la villa sorrentina dell’epicureo Pollio Felice. Sempre riguardo all’apparato scultoreo, l’identificazione di un ritratto bronzeo trovato nella villa con quello di Cesonino Pontefice, che avrebbe grande rilevanza per la questione della proprietà della villa (Adamo Muscettola 1990), non è sicura.

  10. Un sunto della questione in Capasso 2010: l’appartenenza della villa a Pisone Cesonino e/o a Cesonino Pontefice è oggi accettata dalla maggioranza degli studiosi; un certo scetticismo si rileva in Houston 2014, pp. 124-125. Hanno goduto di fortuna critica le ipotesi che proprietari originari della villa fossero o esponenti dei Claudii Pulchri o un tale Marco Ottavio, identificato con l’edile curule del 50 a.C., il cui nome è stato ritrovato in calce a due papiri ercolanesi non filodemei; per la confutazione di tali tesi, più improbabili di quella tradizionale, e una breve rassegna di altre ipotesi rimando a Longo Auricchio et al. 2020, pp. 186-191. Cf., infine, Dorandi 2017, il quale, discutendo Houston 2014 alla luce della nuova datazione della “Villa dei Papiri”, ritiene che, quand’anche non siano i Calpurnii Pisones i proprietari della villa, rimane più economico pensare che gran parte della biblioteca ivi ritrovata sia quella di Filodemo.

  11. Più verosimilmente, Radiciotti 2009, p. 110, parla di «nucleo di papiri latini, inserito nella raccolta bibliotecaria greca».

  12. Sui luoghi di ritrovamento dei papiri cf. da ultimo Capasso 2020b, con bibliografia precedente, e, specificatamente sui papiri latini, Capasso 2011, pp. 13-22. Ha destato interrogativi il rinvenimento di papiri, sia greci sia latini, in casse: si è pensato a operazioni di immagazzinamento per il trasporto a seguito delle avvisaglie dell’eruzione o a motivo dei lavori di restauro in atto nella villa, ma forse si tratta semplicemente del modo in cui i rotoli venivano custoditi nella stanza-deposito e portati da una stanza all’altra per esigenze di lettura (Cavallo 2015, pp. 4-6).

  13. Tra gli altri, Houston 2013, pp. 188-189 e 192-193, sottolinea che vi sono ipotesi alternative a quella sopra esposta e che alcuni di questi libri, veri e propri pezzi d’antiquariato, possono essere giunti a Ercolano perché, per esempio, acquistati sul mercato librario dal proprietario della villa; cf. anche Houston 2014, pp. 120-125. Per una discussione sulle argomentazioni di Houston cf. Capasso 2017, pp. 55-57, e Dorandi 2017.

  14. Sulla datazione e le caratteristiche grafiche e bibliologiche dei papiri greci rimando all’insuperato Cavallo 1983 (e 2015, una rapida sintesi): lo studioso si è cimentato anche con l’identificazione degli scribi dei papiri, uno dei quali sembra essere quel Poseidonatte il cui nome si trova in calce a P.Herc. 1426 (su Poseidonatte cf. anche Houston 2014, pp. 114-115, e Capasso 2017, p. 61). Per la datazione e lo studio dei papiri in cui sia presente la subscriptio, alcuni dei quali vergati nel I sec. d.C., cf. Del Mastro 2014.

  15. Sul corpus ercolanese dei papiri latini, dopo gli studi di Radiciotti 1998, Radiciotti 2009 e Ammirati 2010, pp. 29-33 (ristampato e aggiornato in Ammirati 2015, pp. 23-25), cf. le sintesi recenti in Capasso 2011, 2013, 2017, pp. 64-68, e, da ultimo, Dorandi 2020. Sul carmen, tradizionalmente attribuito a Rabirio o a Vario e datato all’età augustea, cf. da ultimo Lucarini 2021 (con bibliografia precedente), il quale propone una datazione all’età neroniana o flavia. Sul P.Herc. 1067, contenente l’opera storica senecana, cf. almeno Piano 2017 e i saggi contenuti in Scappaticcio 2020.

  16. Sugli epicurei a Roma in età tardo-repubblicana e sulla loro collocazione politica, argomento dibattuto fin dai tempi di Arnaldo Momigliano, l’opera di riferimento è Benferhat 2005; cf. di recente Gilbert 2015, i saggi in Yona – Davis 2022, Gordon 2023, pp. 33-37. Su Cesare e l’epicureismo cf. Volk 2022: va tenuto presente che Cesare era genero di Pisone Cesonino e può aver conosciuto personalmente Filodemo; inoltre, Calpurnia stessa, figlia di Pisone Cesonino e moglie di Cesare, sembra fosse di simpatie epicuree (da ultimo, cf. Fish 2019).

  17. Purtroppo, l’idea che P.Herc. 986, fr. 19, di paternità filodemea, sia un riferimento specifico – quasi una dedica – a Cicerone appare poco fondata alla luce di studi più recenti (cf. Capasso 1992, con bibliografia precedente). D’altra parte, il misterioso Gaio Bruzzio, cui è dedicata un'opera filodemea sugli dei (P.Herc. 89/1383/1301; sul titolo cf. da ultimi Dorandi – D'Angelo 2023), potrebbe essere uno dei maestri del figlio di Cicerone ad Atene (D’Angelo 2021). Suggestiva, ma sostanzialmente indimostrabile, è l’ipotesi (cf. Tilg 2006) che i cantores Euphorionis nominati in Cic. Tusc. 3, 45 siano gli epicurei intorno a Filodemo e Sirone.

  18. Delattre 1984 ritiene che Cicerone abbia tratto dalle opere di Filodemo persino espressioni greche pregnanti per le proprie epistole destinate a corrispondenti epicurei. Ovviamente, sui rapporti tra Filodemo e i suoi contemporanei (Cicerone, ma anche Catullo e Lucrezio) pesa la grave incertezza sulla cronologia delle sue opere. Sulla diffusione delle opere filodemee al di fuori della “Villa dei Papiri” cf. Capasso 2017, pp. 61-64, con discussione della bibliografia precedente.

  19. Il De natura deorum di Cicerone è stato studiato a confronto con il De pietate fin da Diels (cf. McKirahan 1996 e Obbink 2001; status quaestionis in Montarese 2012, pp. 31-35), con il De deorum victu (Essler 2011a; sintesi in 2011b) e con il De signis (Auvray-Assayas 1992 [1991]; cf. anche Asmis 1996); cf. anche Gilbert 2015, pp. 207-10, con ulteriore bibliografia. Sedley 2018, p. 117, da ultimo, ritiene probabile che non tanto Filodemo quanto Zenone Sidonio sia alla base del resoconto della teologia epicurea nel De natura deorum

  20. Cf. Tsouna 2001; Armstrong 2011; Delattre – Tsouna 2020. Più scettici, e.g., Erler 2001 e Gilbert 2015, pp. 245-249.

  21. Convinto di un rapporto diretto tra il De rhetorica di Filodemo e le opere retoriche di Cicerone è Gaines 2001 (e 2004); perplessità in Wisse 2001.

  22. Cf. Marcovich 1982; Landolfi 1982; Sider 1997, pp. 64 e 129; più di recente, Tilg 2006, p. 79, e Kayachev 2013, p. 418. Nell’incertezza della cronologia relativa, sarebbe in ogni caso più probabile che Filodemo, autore e teorico della poesia, abbia influenzato Catullo, il quale spesso si rifà a modelli greci, piuttosto che il contrario.

  23. Per queste posizioni rimando, rispettivamente, a Tilg 2006, p. 79 n. 38; Shapiro 2014 (con un utile status quaestionis bibliografico); Gale 2022.

  24. Knut Kleve ha creduto di identificare in P.Herc. 395, 1829, 1830 e 1831 frammenti del De rerum natura lucreziano (mi limito a citare Kleve 1989): lo stesso studioso, in altri contributi, ha identificato opere letterarie latine in P.Herc. 21 e 78, cioè rispettivamente un libro degli Annales di Ennio e una commedia di Cecilio Stazio. Le sue tesi sono state confutate da svariati critici: cf., tra gli altri, Capasso 2003, pp. 78-99, Beer 2009a, Capasso 2011, pp. 63-86; specificatamente su P.Herc. 78 si veda ora Breuer 2021. In ogni caso, come è stato affermato (cf. e.g. Sider 1997, p. 24), il ritrovamento o meno di un manoscritto dell’opera lucreziana non testimonierebbe assolutamente un legame personale tra Lucrezio e Filodemo o tra le loro opere.

  25. Cf. soprattutto Kleve 1997, con discussione (e rassegna di studi precedenti) in Capasso 2003, pp. 101-104. A dispetto del titolo, Dorandi 1997 non è focalizzato sui rapporti tra Filodemo e Lucrezio. Armstrong 1995, Erler 2003 e Schroeder 2004 trattano di principi filosofico-metodologici rintracciabili nelle opere filodemee e applicati nel De rerum natura, cioè l’impossibilità dello spostamento (o metalepsis), il calcolo empirico applicato all’etica (epilogismos) e la presa di distanza dalle passioni (avocatio): le obiezioni che si possono muovere sono analoghe a quelle sui contenuti. Più di recente, a favore dell’idea che svariate caratteristiche del De rerum natura rimandino alle opere filodemee, o quanto meno siano in consonanza con esse, cf. Beer 2009b e Rover 2023, con ulteriore bibliografia.

  26. Su uno scontro o, comunque, una netta separazione tra il «fondamentalista» Lucrezio e Filodemo cf. e.g. Sedley 1998, pp. 65-68 (ripreso in saggi successivi dello stesso autore), e Maslowski 1978, discusso da Capasso 2003, pp. 101-102. Sulla poetica, è stata individuata un’opposizione tra la poesia leggera praticata da Filodemo, compatibile con le massime di Epicuro, e la scelta lucreziana del poema filosofico, che sembra contraddire i precetti del maestro (cf. da ultimo Freer 2019). In realtà, né LucrezioFilodemo usano la poesia come mezzo per esporre nuove ricerche filosofiche (presumibile bersaglio della critica di Epicuro) e in nessuno dei due c’è svalutazione della forma poetica; inoltre, lo scopo divulgativo del De rerum natura, che permette di spiegare l’assenza di polemiche con gli stoici, fa apparire l’«eresia» di Lucrezio meno grave: cf. soprattutto Asmis 1995, Arrighetti 1998 (e 2006, pp. 342-370), Beer 2009b, pp. 54-165, e Janko 2011, pp. 230-231. Cf. anche, di recente, Montarese 2012, pp. 3-4 e 171-177, McOsker 2020 e O'Keefe 2023. Su Filodemo, Lucrezio e la politica, cf. il tentativo di conciliazione in Fish 2011, che altri critici hanno portato ancor più all’estremo (cf. Trotz-Liboff 2023, pp. 421-422, con bibliografia precedente).

  27. In realtà le Vitae Vergilianae non permettono di chiarire se Virgilio abbia posto la propria residenza a Napoli durante la sua formazione, durante la sua maturità o in entrambi i periodi (cf. Stok 1993). Ovviamente, la questione, lungi dal trovare soluzione (complice il dibattito sull’autenticità del Catalepton), avrebbe una certa importanza per la biografia di Filodemo: se Virgilio lo avesse frequentato dopo la pubblicazione delle Bucoliche (39 a.C.), ciò implicherebbe che Filodemo sia morto vari anni dopo il 40 a.C. Non è neanche chiaro dove Virgilio incontrasse Filodemo: nell’ipotesi di una frequentazione giovanile, infatti, la “Villa dei Papiri” era forse ancora in fase di costruzione.

  28. Cf. soprattutto Gigante – Capasso 1989 e, per quanto riguarda P.Herc.Paris 2, Delattre 2004. Del testo cruciale di P.Herc.Paris 2, fr. 279, 7-13 Delattre (le successive edizioni in Delattre 2018, p. 114, e Puglia 2023, p. 133, non hanno apportato alcuna modifica sostanziale al testo), si fornisce qui una traduzione italiana, attinta con lievi modifiche da Indelli 2018, p. 149: «Dunque, tali cose ci piace dire su questi (oppure: queste cose) e, in generale, sui calunniatori (oppure: sulle calunnie, se si legge διαβολῶν al posto di διαβόλων), o Plozio, Vario, Virgilio e Quintilio; invece, i discepoli di Nicasicrate…».

  29. Si vedano i contributi raccolti in Armstrong et al. 2004. Precursori sono Tait 1941, pp. 48-63; Barchiesi 1978, pp. 118-119; Galinsky 1988, pp. 335-337; Cairns 1989, pp. 1-28 e passim; Erler 1992. Su Mezenzio cf. Kronenberg 2005; Fish 2004 mostra come lo studio dell’opera filodemea Sul buon re secondo Omero possa dare un contributo anche su questioni quali l’autenticità dell’episodio di Elena. Di recente, sull’Eneide cf. Keith 2021b e Hedrick III 2023 (con bibliografia precedente); sul sostrato epicureo delle Bucoliche cf. Davis 2012, Bing 2016 e Douglas 2017; sulle Georgiche, cf. Zago 2017, Freer 2019 e Trotz-Liboff 2023; su Ciris ed Aetna, cf. Winters 2024, Verde 2020 Piergiacomi 2024. Purtroppo, non è stato possibile consultare Freer 2014; sull’influsso dell’epicureismo, di matrice filodemea, in Virgilio e Orazio cf. anche Davis 2020.

  30. Cf. Rostagni 1959, Hollis 1997 (aggiornato in Hollis 2007), Gigante 2001, pp. 18-23, e Citroni 2019: in accordo con la critica recente (cf. lo stesso Citroni 2019, pp. 53-54, con breve rassegna bibliografica, e Lucarini 2021), non considero Vario l’autore del carmen del bello Aegyptiaco. In compenso, non è impossibile che sia lui a nascondersi dietro la maschera di Linceo in Prop. 2, 34 (cf. Cairns 2004 e Cairns 2006, pp. 295-319, che riprende una vecchia ipotesi di Jean-Paul Boucher); scetticismo è espresso al riguardo in Citroni 2019, p. 53, con ulteriori riferimenti bibliografici.

  31. Su Hor. sat. 1, 2 e Filodemo cf. Gigante 1993 e, da ultimi, Yona 2018, pp. 106-119, e Keith 2021a, pp. 147-150; sull'eros nell'epicureismo tra Filodemo, Lucrezio e Orazio cf. ora Davis 2024.

  32. Anzi, alcuni studiosi ritengono che il legame tra i testi sopra menzionati sia diretto: cf. e.g. Gigante 2004, pp. 87-88, e discussione recente in Puglia 2023, pp. 134-136.

  33. Yona 2018 è ormai l’opera di riferimento per i Sermones oraziani e l’etica epicurea. Cf., tra gli altri contributi recenti, Kemp 2010 e Armstrong 2014 (convinto che Filodemo fosse ancora vivo nel 35 a.C., anno della pubblicazione del libro I dei Sermones). Sul libro I delle Epistulae cf. Armstrong 2004 (una nota anche in Kayachev 2013, pp. 420-421).

  34. Sull’Ars oraziana e il De poematis filodemeo cf. almeno Armstrong 1993 (con rassegna della bibliografia precedente anche su datazione e destinatari dell’epistola), Oberhelman – Armstrong 1995 e Tsakiropoulou-Summers 1995. Più recentemente, cf. Janko 2000, specialmente pp. 6-10 e 190-191, Janko 2011, pp. ix e 213-215, e Janko 2020, pp. 162-166.

  35. Uno sguardo generale, con bibliografia precedente, in Armstrong 2004 e 2014 (passim), e soprattutto in Keith 2021a, pp. 150-155. Douglas 2022 analizza il sostrato epicureo proprio dell’abiura di Hor. carm. 1, 34; cf. da ultimi Davis 2023 e 2024 (su altre Odi oraziane: 1, 1; 1, 5; 1, 33; 2, 9; 2, 16). 

  36. Cf. Keith 2021a, pp. 155-165. Dopo il pioneristico Tait 1941, pp. 76-83, cf. almeno Booth 2001, Cairns 2004 e Kayachev 2013 (tutti e tre su Properzio). Su Filodemo e Sulpicia, nel Corpus Tibullianum, cf. Hanses 2024, specialmente pp. 64-69.

  37. Su Filodemo e il dialogo lucianeo Il Pescatore cf. Holland 2004. Su Filodemo e la letteratura del Nuovo Testamento, in particolare le epistole paoline: cf. Glad 1995, alcuni saggi in Fitzgerald – Obbink – Holland 2004 e, da ultimo, Allison 2020. Gigante 1981, pp. 215-221, e Longo Auricchio 1984 si sono soffermati sulla concezione della musica e della retorica in Sesto Empirico e Filodemo. Su Seneca e Filodemo cf. Gigante 2000 e, sul problema dell’ira, Tsouna 2011; sempre Tsouna 2011, insieme a Erler 2003, tratta di Plutarco e Filodemo. Raith 1963 è il saggio di riferimento sull’epicureismo nel Satyricon. Su elementi epicurei in Marziale, forse di ascendenza filodemea, cf. già Tait 1941, pp. 83-86 e, da ultima, Keith 2019 e 2020. Sulla ricezione dell’epicureismo in alcuni autori dell’età imperiale cf. anche Erler 2009 e i contributi salienti in Mitsis 2020 e in Davis – Yona 2024.

  38. Sullo Stazio delle Silvae e Filodemo cf. André 1996 e, in riferimento specifico a silv. 2, 2, Sbordone 1977 e Schroeder 2004. Sull’epicureismo e la Tebaide si vedano e.g. Chaudhuri 2014, Reitz 2017, Pontiggia 2018 e Cannizzaro 2024.

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Fonti

Fonti

Phld. epigr. 27 Sider, i.e. AP 11, 44

αὔριον εἰς λιτήν σε καλιάδα, φίλτατε Πείσων, / ἐξ ἐνάτης ἕλκει μουσοφιλὴς ἕταρος, / εἰκάδα δειπνίζων ἐνιαύσιον· εἰ δ᾽ ἀπολείψεις / οὔθατα καὶ Βρομίου χιογενῆ πρόποσιν, / ἀλλ᾽ ἑτάρους ὄψει παναληθέας, ἀλλ᾽ ἐπακούσῃ / Φαιήκων γαίης πουλὺ μελιχρότερα· / ἢν δέ ποτε στρέψῃς καὶ ἐς ἡμέας ὄμματα, Πείσων, / ἄξομεν ἐκ λιτῆς εἰκάδα πιοτέρην.

https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0475%3Abook%3D11%3Achapter%3D44

Phld. epigr. 29 Sider, 5-6, i.e. AP 9, 412, 5-6

ἡμεῖς δ᾽ οὔτ᾽ ἀκτῆς ἐπιβαίνομεν, οὔτ᾽ ἐν ἀπόψει / γινόμεθ᾽, ὡς αἰεί, Σωσύλε, τὸ πρότερον.

https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0474%3Abook%3D9%3Achapter%3D412

P.Oxy. LIV 3724, col. IV 14-15 Sider

Παρθ̣ηνόπης ἀνάλ̣υ̣σ̣[

Παρθηνόπης πα̣ι̣η̣[

P.Herc. 339, col. XXI 7-13 Dorandi, corrispondente a P.Herc. 155, col. XV 15-22, Phld. Sto.

ἀντὶ δὲ τῆς Ἀθηναί|ων καὶ τῶν ἄλλω̣ν̣ Ἑλλήνων | διεξαγωγῆς εἰς Κ̣αμπανοὺς | ἡμᾶς καὶ Τυ̣ρ̣ρηνίαν τὴν πάλαι | καὶ Σαρδόνα καὶ Πέρσας μετοι|κίζειν καὶ τὸ πέρας εἰπεῖν τὴν | Ταυρικήν.

https://papyri.info/dclp/62406

P.Herc. 1507, col. XLIII 15-19 Dorandi, Phld. Hom.

εἰ δέ τινας παραλελοί|[παμε]ν τῶν ἀφ[ορμῶν], ὦ Π̣εί|σων̣, ἃς ἔστι παρ’ Ὁμήρου̣ λ̣α|βεῖν εἰς ἐπανόρθωσιν δυ̣|να<σ>τε[ιῶν], κτλ.

https://papyri.info/dclp/62479

P.Herc.Paris. 2, fr. 279, 7-13 Delattre

ταῦτα μὲν οὖ[ν] | ἡμῖν ὑπέρ τε τούτων καὶ κ[α]|θόλου τῶν διαβόλων ἀρ[έ]|σκει λέγειν, ὦ Πλώτιε καὶ [Ο]ὐά|ρ̣[ι]ε̣ καὶ Οὐεργί̣λιε καὶ Κοιντ[ί|λι]ε̣· ο̣ἱ̣ δὲ π̣[ερὶ τὸν Ν]ικασ[ι]κρά|[την...

P.Herc. 312, pz. 1 col. IV 5-13 Gigante

…… ἐδ]όκει δ᾽ ἐπ[α|νελθεῖν] μεθ᾽ ἡμῶν εἰς | [τὴν Νεά]πολιν πρὸς τὸν | [φίλτατο]ν Σίρωνα [κ]α̣ὶ τὴν | [κατ᾽ αὐτ]ὸν ἐκεῖ δίαιταν | [καὶ τὰς φι]λοσόφους ἐνεργ[ῆ|σαι ὁμι]λίας Ἡερκλ̣[ανέωι | τε μεθ᾽ ἑ]τέ[ρων συζητῆσαι

Cic. Pis. 68-72 passim, in particolare 68-70

Est quidam Graecus qui cum isto vivit, homo, vere ut dicam—sic enim cognovi—humanus, sed tam diu quam diu aut cum aliis est aut ipse secum. Is cum istum adulescentem iam tum hac dis irata fronte vidisset, non fastidivit eius amicitiam, cum esset praesertim appetitus; dedit se in consuetudinem sic ut prorsus una viveret nec fere umquam ab eo discederet. […] Quid multa? Graecus facilis et valde venustus nimis pugnax contra imperatorem populi Romani esse noluit. Est autem hic de quo loquor non philosophia solum sed etiam ceteris studiis quae fere Epicureos neglegere dicunt perpolitus; poema porro facit ita festivum, ita concinnum, ita elegans, ut nihil fieri possit argutius. In quo reprehendat eum licet, si qui volet, modo leviter, non ut improbum, non ut audacem, non ut impurum, sed ut Graeculum, ut adsentatorem, ut poetam.

https://latin.packhum.org/loc/474/27/0#16

Cic. fin. 2, 119

Quae cum dixissem, Habeo, inquit Torquatus, ad quos ista referam, et, quamquam aliquid ipse poteram, tamen invenire malo paratiores. – Familiares nostros, credo, Sironem dicis et Philodemum, cum optimos viros, tum homines doctissimos. – Recte, inquit, intellegis.

https://latin.packhum.org/loc/474/48/56/1089-1099#56

Hor. sat. 1, 2, 119-122

namque parabilem amo venerem facilemque. / Illam "post paulo" "sed pluris" "si exierit vir" / Gallis, hanc Philodemus ait sibi, quae neque magno / stet pretio neque cunctetur cum est iussa venire.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=HOR%7Csat1%7C002

Ascon. Pis. p. 14, 24-25 Clark

Philodemum significat qui fuit Epicureus illa aetate nobilissimus, cuius et poemata sunt lasciva.

https://latin.packhum.org/loc/803/1/0#0

Porph. ad Hor. ars 1

Hunc librum, qui inscribitur de arte poetica, ad Lucium Pisonem, qui postea urbis custos fuit, eiusque lib<e>ros misit; nam et ipse Piso poeta fuit, et studiorum liberalium antistes.

https://latin.packhum.org/loc/1512/2/0#0

Testi di confronto

Phld. epigr. 22 Sider, i.e. AP 5, 126

πέντε δίδωσιν ἑνὸς τῇ δεῖνα ὁ δεῖνα τάλαντα, / καὶ βινεῖ φρίσσων, καὶ μὰ τὸν οὐδὲ καλὴν / πέντε δ᾽ ἐγὼ δραχμὰς τῶν δώδεκα Λυσιανάσσῃ, / καὶ βινῶ πρὸς τῷ κρείσσονα καὶ φανερῶς. / πάντως ἤτοι ἐγὼ φρένας οὐκ ἔχω, ἢ τό γε λοιπὸν / τοὺς κείνου πελέκει δεῖ διδύμους ἀφελεῖν.

http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0472%3Abook%3D5%3Achapter%3D126

Catull. 13

Cenabis bene, mi Fabulle, apud me / paucis, si tibi di favent, diebus, / si tecum attuleris bonam atque magnam / cenam, non sine candida puella / et vino et sale et omnibus cachinnis. / Haec si, inquam, attuleris, venuste noster, / cenabis bene: nam tui Catulli / plenus sacculus est aranearum. / Sed contra accipies meros amores / seu quid suavius elegantiusve est: / nam unguentum dabo, quod meae puellae / donarunt Veneres Cupidinesque; / quod tu cum olfacies, deos rogabis, / totum ut te faciant, Fabulle, nasum!

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=CATVLL%7Ccarm%7C013

Catull. 47

Porci et Socration, duae sinistrae / Pisonis, scabies famesque munda, / vos Veraniolo meo et Fabullo / verpus praeposuit Priapus ille; / vos convivia lauta sumptuose / de die facitis; mei sodales / quaerunt in trivio vocationes.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=CATVLL%7Ccarm%7C047

Cic. Tusc. 3, 45

O poëtam egregium! quamquam ab his cantoribus Euphorionis contemnitur.

https://latin.packhum.org/loc/474/49/0#62

Verg. catal. 5, 8-10

Nos ad beatos vela mittimus portus, / magni petentes docta dicta Sironis / vitamque ab omni vindicabimus cura.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=VERG_APP%7Ccata%7C005

Verg. catal. 8

Villula, quae Sironis eras, et pauper agelle, / verum illi domino tu quoque divitiae, / me tibi et hos una mecum, quos semper amavi, / si quid de patria tristius audiero, / commendo, in primisque patrem: tu nunc eris illi / Mantua quod fuerat quodque Cremona prius.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=VERG_APP%7Ccata%7C008

Hor. sat. 1, 5, 40

Plotius et Varius Sinuessae Vergiliusque

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=HOR%7Csat1%7C005

Hor. sat. 1, 10, 81

Plotius et Varius, Maecenas Vergiliusque

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=HOR%7Csat1%7C010

Verg. georg. 4, 563-566

Illo Vergilium me tempore dulcis alebat / Parthenope studiis florentem ignobilis oti, / carmina qui lusi pastorum audaxque iuuenta, / Tityre, te patulae cecini sub tegmine fagi.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=VERG%7Cgeor%7C004

Hor. carm. 1, 34

Parcus deorum cultor et infrequens, / insanientis dum sapientiae / consultus erro, nunc retrorsum / vela dare atque iterare cursus / cogor relictos. Namque Diespiter / igni corusco nubila dividens / plerumque, per purum tonantis / egit equos volucremque currum, / quo bruta tellus et vaga flumina, / quo Styx et invisi horrida Taenari / sedes Atlanteusque finis / concutitur. Valet ima summis / mutare et insignem attenuat deus / obscura promens: hinc apicem rapax / Fortuna cum stridore acuto / sustulit, hic posuisse gaudet.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/ordinata/of495091/query/a#mark

Hor. carm. 3, 29

(vv. 9-16) Fastidiosam desere copiam et / molem propinquam nubibus arduis: / omitte mirari beatae / fumum et opes strepitumque Romae. / Plerumque gratae divitibus vices / mundaeque parvo sub lare pauperum / cenae sine aulaeis et ostro / sollicitam explicuere frontem. (vv. 41-48) … ille potens sui / laetusque deget, cui licet in diem / dixisse 'vixi'. Cras vel atra / nube polum pater occupato / vel sole puro; non tamen inritum / quodcumque retro est efficiet neque / diffinget infectumque reddet / quod fugiens semel hora vexit.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/ordinata/of502563/query/a#mark

Hor. epist. 1, 4, 15-16

Me pinguem et nitidum bene curata cute vises, / cum ridere voles, Epicuri de grege porcum.

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/codice/HOR%7Cepi1%7C004

Prob. vita Verg. p. 198, 3-6 Brugnoli-Stok

Vixit pluribus annis liberali in otio secutus Epicuri sectam, insigni concordia et familiaritate usus Quintilii Tuccae et Vari.

http://www.poesialatina.it/_ns/ProsaLat/IncAuct/VitaeVergilianaeAntiquae.html

Stat. silv. 2, 2, 69

ora ducum ac vatum sapientumque ora priorum

https://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=STAT%7Csil2%7C002

Diog. Laert. 10, 3

Συνεφιλοσόφουν δ᾽ αὐτῷ προτρεψαμένῳ καὶ οἱ ἀδελφοὶ τρεῖς ὄντες, Νεοκλῆς Χαιρέδημος Ἀριστόβουλος, καθά φησι Φιλόδημος ὁ Ἐπικούρειος ἐν τῷ δεκάτῳ τῆς τῶν φιλοσόφων συντάξεως.

http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0257%3Abook%3D10%3Achapter%3D1

Schol. ad Hor. sat. 1, 2, 121

Philodemus autem quidam philosophus fuit phisicus […]. Alii [sc. Porph.] dicunt Epicureum fuisse, qui cum multa de eadem secta scripsisset, dicens de muliere difficili ait: Gallis haec danda est ministris matris deorum, qui concumbere non possunt.

https://archive.org/details/pseudacronisscho02kelluoft/page/32/mode/2up

Serv. ad Verg. Aen. 6, 264

Ex maiore autem parte Sironem, id est magistrum suum Epicureum sequitur.

https://latin.packhum.org/loc/2349/5/0#3363

Autori e opere

Carneiscus
  • Philistas

    Titolo greco: Φιλίστας.

    Contenuto

    Libro II. P.Herc. 1027 (seconda metà II sec. a.C.); DCLP.

    Frammenti incerti. P.Herc. 440 e 1115 (II sec. a.C. – I sec. d.C.). DCLP [1], [2].

Chrysippus
  • De providentia

    Titolo greco: Περὶ προνοίας.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 1421 (I sec. d.C.); DCLP.

    Libro II. P.Herc. 1038 (50 a.C. – 79 d.C.); DCLP.

  • Quaestiones logicae

    Titolo greco: Λογικὰ ζητήματα.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 307 (II metà I sec. a.C.); DCLP.

  • De partibus enuntiatorum

    Titolo alternativo: De enuntiatorum elementis. Titolo greco: Περὶ τῶν στοιχείων τῶν λεγομένων. P.Herc. 1380 (50 a.C. – 79 d.C.); DCLP.

  • Opus incertum

    Sono state proposte varie attribuzioni di quest'opera, di argomento etico (cf. Philodemus, De amore), ma a favore della paternità di Crisippo - o, comunque, di un autore vicino alla filosofia stoica - si sono espressi alcuni recenti studi. P.Herc. 1384 (I sec. a.C.); DCLP.

  • Opus incertum

    L’argomento principale è la caratterizzazione del saggio stoico; l’attribuzione a Crisippo è ipotetica ma probabile. P.Herc. 1020 (50 a.C. – 50 d.C.); DCLP.

  • Opus incertum

    Il contenuto sembra vicino alla filosofia stoica e l’opera è stata ipoteticamente attribuita a Crisippo. P.Herc. 1158 (II sec. a.C.); DCLP.

Colotes
Demetrius Laco
  • De forma dei (De dis)

    Titoli ipotetici. Titolo greco: Περὶ θεοῦ μορφῆς. P.Herc. 1055 (II-I sec. a.C.); DCLP.

  • De magnitudine solis

    Titolo ipotetico. Titolo greco: Περὶ μεγέθους ἡλίου. P.Herc. 1013 (150-50 a.C.); DCLP.

  • Opus incertum

    Presumibilmente un trattato di fisica e teoria epicurea della conoscenza (è stato proposto il titolo congetturale: De antropomorphia deorum). P.Herc. 124 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • Opus incertum de procreatione (?)

    P.Herc. 908/1390 (II sec. a.C.); nel passato il papiro era annoverato tra i frammenti dubbi di Epicurus, De naturaDCLP

  • De elatione animi

    Titolo ipotetico. Titolo greco: Περὶ μετεωρισμοῦ. P.Herc. 831 (50 a.C. – 25 d.C.); DCLP.

  • Nonnullae quaestiones de diaeta

    Titoli alternativi con cui è nota l'opera: Quaestiones convivales / De quibusdam collegis. Titolo greco: Περί τινων συζητηθέντων κατὰ δίαιταν. P.Herc. 1006 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • De poematis

    Titolo greco: Περὶ ποιημάτων.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 188 (150-50 a.C.); DCLP.

    Libro II. P.Herc. 1014 (150-50 a.C.); DCLP.

    Frammenti incerti. P.Herc. 230 e 1113, confuso con P.Herc. 1818 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP [1], [2], [3]. Per ciascuno dei due papiri sono state proposte svariate attribuzioni alternative (per P.Herc. 1113, in particolare, un’opera di Filodemo o un libro di Epicurus, De natura).

  • De musica

    Titolo greco: Περὶ μουσικῆς. P.Herc. 233, 860, 1671 (II sec. a.C.); DCLP.

  • De rhetorica

    Titolo ipotetico, sulla base dell'argomento trattato. Titolo greco: Περὶ ῥητορικῆς. P.Herc. 128 (II sec. a.C.); DCLPDi argomento retorico e, secondo la critica recente, di paternità filodemea sembra anche P.Herc. 1001 (I sec. a.C.; cf. anche Philodemus, De Rhetorica, frammenti incerti); DCLP.

  • De geometria

    Titolo greco: Περὶ γεωμετρίας. P.Herc. 1061 (150-50 a.C.); DCLP. Di Demetrio Lacone e di argomento geometrico sembra essere anche P.Herc. 1064 (I sec. a.C.). 

  • Ad Polyaeni dubia (In Polyaeni dubitationes)

    Titolo greco: Πρὸς τὰς Πολυαίνου ἀπορίας.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 1258 e 1822 (I sec. a.C.), un tempo confuso con P.Herc. 1696; DCLP [1], [2], [3].

    Libro V (?). P.Herc. 1429 (II sec. a.C.); DCLP. È stato messo in dubbio che si tratti effettivamente del libro V, data la scarsa leggibilità del presunto numerale, e si è pertanto pensato che l’opera di Demetrio Lacone possa essere in un solo libro.

    Frammenti incerti. P.Herc. 1083, 1642, 1647 (II sec. a.C.); DCLP [1], [2], [3].

  • “De nonnullis Epicuri dogmatibus”

    Il titolo greco tradizionalmente ricostruito (Περὶ τινων Ἐπικούρου δοξῶν), da cui è tratta la parafrasi in latino con cui l'opera è  nota, non sembra attendibile: tuttavia, è difficile integrare le poche lettere superstiti. P.Herc. 1786 (ΙΙ sec. a.C.); DCLP.

  • Opus incertum

    Discussione di passi complessi e controversi della dottrina epicurea (titolo attribuito in italiano: "Aporie testuali ed esegetiche in Epicuro"). P.Herc. 1012 (seconda metà II sec. a.C.); DCLP.

Epicurus
  • De natura

    Titolo greco: Περὶ φύσεως. Principale opera di Epicuro, in 37 libri. Per l'attribuzione del frammenti ai singoli libri ci si è basati su Leone 2023, cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

    Contenuto

    Libro II. Una copia in P.Herc. 993/1149 (250-150 a.C.); DCLP. Altra copia in P.Herc. 1010 (II-I sec. a.C.), 1691 (frammenti 3 e 4) e 1783 (cornici 1 e 2); DCLP.

    Libro III (?). P.Herc. 335 (III o II sec. a.C.), cui probabilmente appartiene anche P.Herc. 1811; DCLP.

    Libro IX (?)P.Herc. 560 (II sec. a.C.).

    Libro X (?). Noto come De tempore (Περὶ χρόνου). P.Herc. 1413 (III sec. a.C.) e 1416 (cornice 5); DCLP.

    Libro XI. Una copia in P.Herc. 154 (II-I sec. a.C.); DCLP. Altra copia in P.Herc. 1042 (II-I sec. a.C.); DCLP.

    Libro XIV. P.Herc. 1148 (II-I sec. a.C.); DCLP.

    Libro XV. P.Herc. 1151 (II-I sec. a.C.); DCLP.

    Libro XXI. P.Herc. 362 (50 a.C. – 50 d.C.); DCLP.

    Libro XXV. Una copia è in P.Herc. 1191 (III-II sec. a.C.); DCLP. Altra copia è in P.Herc. 1420/1056 (II sec. a.C.), cui va aggiunto P.Herc. 454. Una terza copia è in P.Herc. 697 (II-I sec. a.C.), insieme a P.Herc. 419, 459 (?) e 1634; DCLP.

    Libro XXVIII. P.Herc. 1479/1417 (250-150 a.C.); DCLP.

    Libro XXXIV. P.Herc. 1431 (250-150 a.C.); DCLP. Tracce del libro XXXIV (e XXXII) si trovano anche in P.Herc. 998 (datazione incerta); DCLP.

    Libri incerti. P.Herc. 989 (225-150 a.C.); DCLPP.Herc. 990 (III-II sec. a.C.), forse riconducibile a uno dei primi dieci libri dell’opera. P.Herc. 1385 (III-II sec. a.C.); DCLP.

    Frammenti incerti. P.Herc. 908/1390 sulla procreazione (II sec. a.C.); secondo la critica più recente, tuttavia, il papiro è attribuito a Demetrio Lacone (cf. Demetrius Lacon, Opus incertum de procreatione); DCLPSi vedano altresì P.Herc. 1037 (II sec. a.C.), 1039 (II sec. a.C.), 1199 (50 a.C. – 25 d.C.), 1408/1489/1839/ (II sec. a.C. – I sec. d.C.), 1639 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); 1818 (ma su questo papiro, confuso con P.Herc. 1113, cf. Demetrius Laco, De poematis), 1824 (per un’altra ipotesi di attribuzione, cf. Metrodorus, Adversus dialecticos). DCLP [1], [2], [3], [4], [5], [6]. Ormai smentita è l’attribuzione al De natura di 1398 (50 a.C. – 50 d.C.); DCLP

  • De donis et gratia
    Titolo congetturale. Titolo greco: Περὶ δώρων καὶ χάριτος? P.Herc. 996 (II sec. a.C.); DCLP.
  • Echelaus

    Titolo greco: Ἐχέλαος. P.Herc. 566 (50 a.C. – 50 d.C.); DCLP.

Lucius Annaeus Seneca (Seneca rhetor)
Metrodorus
  • Adversus dialecticos

    Titolo alternativo: Adversus sophistas. Titolo greco: Πρὸς τοὺς διαλεκτικούς / σοφιστάς. Appartenenti a quest'opera sono P.Herc. 255, 418, 1084, 1091, 1112 (seconda metà III sec. a.C.); DCLP. Recentemente è stato proposto da alcuni studiosi di ascrivere alla stessa opera i coevi P.Herc. 439, 456, 1108 (da altri attribuito a Philodemus, De dis), 1645 (da altri attribuito a Philodemus, De aviditate), 1788 (da altri attribuito a Philodemus, De pietate o Syntaxis philosophorum) e 1824 (da altri attribuito a Epicurus, De natura); DCLP [1], [2], [3], [4]. Infine, sono stati ipoteticamente messi in relazione all'opera di Metrodoro anche P.Herc. 390, 1103, 1110, 1607; DCLP [1], [2].

  • Paradoxa de divitiis (De divitiis)

    Titolo greco: Περὶ πλούτου παράδοξ̣α. P.Herc. 200 (I sec. a.C.); DCLP.

Philodemus
  • De deorum victu

    Titolo greco: Περὶ τῆςτῶν θεῶν διαγωγῆς. Da alcuni studiosi considerato il libro III del De dis. P.Herc. 152/157 (I sec. a.C.) e cf., secondo alcuni studiosi, P.Herc. 177 (I sec. a.C.); DCLP. Cf. anche P.Herc. 1076DCLP. Riconducibili all'opera sono anche 1419 (cornice 1, frammento 4) e 1691 (frammenti 5 e 6): in questo caso, non si riportano di seguito i link su DCLP perché riferiti ad altri frammenti dei papiri in questione.

  • De providentia

    Titolo greco: Περὶ προνοίας. P.Herc. 1670, insieme a P.Herc. 1100 e 1577/1579 (I sec. d.C.); DCLP (cf. anche DCLP [1], [2]). Si veda anche P.Herc. 1636 (ma cf. Philodemus, De rhetorica, Altri frammenti); DCLP. 

  • De pietate

    Titolo greco: Περὶ εὐσεβείας. Forse in due libri. P. Herc. 229, 242, 243, 247 (= P.Herc. 1815, in parte), 248, 433, 437, 452, 1077, 1088, 1093, 1098, 1114 (=  P.Herc. 1788, frammento 9), 1428 (il papiro più significativo, che contiene il titolo dell’opera), 1602, 1609, 1610, 1648, 1788 (cf. anche Metrodorus, Adversus dialecticos). Questi papiri, forse appartenenti a due soli rotoli, sono databili al I sec. a.C.; DCLP [1], [2], [3]. Cf. anche, secondo alcuni recenti studi, P.Herc. 1111 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP. Forse frammenti di P.Herc. 440 e 1672, che contengono altre opere (rispettivamente, Carneiscus, Philistas e Philodemus, De rhetorica, libro II, cui si rimanda anche per i link), sono ascrivibili sempre al De pietate.

  • Opus incertum de dis

    Nel titolo, incerto, è possibile leggere l'avverbio ὑπομνηματικῶς o l'aggettivo ὑπομνηματικῶν (genitivo plurale); una resa ipotetica in italiano del titolo sarebbe: "Trattati sugli dei redatti in forma ipomnematica". P.Herc. 89/1383/1301 (I sec. a.C.); DCLP [1], [2].

  • De dis

    Titolo greco: Περὶ θεῶν.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 26 (I sec. a.C.); DCLP.

    Altri frammenti. P.Herc. 1049, 1108 (ma cf. Metrodorus, Adversus dialecticos), 1638 (I sec. a.C.); DCLP [1], [2], [3].

  • "Zenonis scholae contra demonstrationem"
    Il titolo con cui l’opera è nota si basa sulla lettura del termine ἀπόδειξις, non confermata da studi più recenti. Il titolo greco, parzialmente ricostruibile, è: Κατὰ ... αἰσθήσεως ἐκ τῶν Ζήνωνος σχολῶν. È probabile che anche le opere note come “De Zenonis scholis” e De sensu appartengano allo stesso scritto filodemeo.
    Contenuto
    Libro III. PHerc. 1389 (prima metà I sec. a.C.); DCLP.
  • "De Zenonis scholis"

    Titolo greco: ... αἰσθήσεως ἐκ τῶν Ζήνωνος σχολῶν (cf. Philodemus, "Zenonis scholae contra demonstrationem"). PHerc. 1003 (I sec. a.C.); DCLP.

  • De sensu (De sensibus)

    Titolo congetturale: cf. Philodemus, "Zenonis scholae contra demonstrationem". P.Herc. 19/698 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP. È riconducibile a quest’opera, probabilmente, anche P.Herc. 634 (I sec. a.C.); DCLP. 

  • De signis

    Titolo greco: Περὶ … (σημείων? φαινόμενων?) καὶ σημειώσεων.

    Contenuto

    Libro III. P.Herc. 1065 (I sec. a.C.); DCLP. 

  • Opus incertum (De signis?)

    Forse trattato di argomento logico (possibile titolo: Περὶ σημειώσεων), riconducibile a Philodemus, De signis. P.Herc. 671 (I sec. d.C.); DCLP.

  • De gloriae cupiditate (De gloriae amore)

    Titolo greco: Περὶ φιλοδοξίας. Forse da ricondurre al De vitiis et virtutibus oppositis. P.Herc. 1025 (I sec. a.C.); DCLP.

  • De libertate dicendi

    Titolo greco: Περὶ παρρησίας. Opera composta anteriormente a Philodemus, De ira. Parte di un’opera più ampia, cioè un’epitome delle lezioni di etica di Zenone Sidonio, filosofo epicureo (in greco: Περὶ ἤθων καὶ βίων ἐκ τῶν Ζήνωνο̣ς σχολ̣ῶν). P.Herc. 1471 (I sec. a.C.); DCLP.

  • De ira

    Titolo greco: Περὶ ὀργῆς. Forse parte di un’opera più ampia sulle passioni (in greco: Περὶ παθῶν) oppure ascrivibile all’epitome delle lezioni di etica di Zenone (cf. Philodemus, De libertate dicendi). P.Herc. 182 (I sec. a.C.); DCLP. 

  • De bono rege secundum Homerum

    Titolo greco: Περὶ τοῦ καθ' Ὅμ̣ηρον ἀγαθοῦ βασιλέως. Con dedica a Pisone. P.Herc. 1507 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP.

  • Adversus eos qui se libros nosse profitentur

    Titolo greco: Πρὸς τοὺς φασκοβυβλιακούς (o φαυλοβυβλιακούς). Ιl titolo in questo caso è particolarmente controverso (titoli alternativi con cui è nota l’opera: Ad contubernales / Adversus sapientes ex libris). Opera in cinque libri.

    Contenuto

    Libro IP.Herc. 1005/862 (I sec. a.C.); DCLP [1], [2]. Altra copia in P.Herc. 1485 (I sec. a.C.); DCLP.

  • De divitiis

    titolo greco: Περὶ πλούτου.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 163 (I sec. a.C.); DCLP.

    Altri frammentiP.Herc. 97 (I sec. a.C.) e P.Herc. 209 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP [1], [2]. P.Herc. 57 (cf. Philodemus, De insania) e 1814, secondo una recente ipotesi, apparterrebbero allo stesso rotolo di P.Herc. 97; DCLP.

  • De conversatione (De homilia)

    Titolo greco: Περὶ ὁμιλίας. Forse parte dell’epitome delle lezioni di etica di Zenone (cf. Philodemus, De libertate dicendi).

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 1399 (I sec. a.C.); DCLP.

    Libro IIP.Herc. 873 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP.

  • "De amore?"

    Titolo greco: Περὶ ἔρωτος. Tradizionalmente a quest’opera filodemea è ascritto P.Herc. 1384 (I sec. a.C.), ma di recente tale attribuzione è stata messa in dubbio (cf. Chrysippus, Opus incertum); DCLP.

  • De insania

    Titolo greco: Περὶ μανίας. P.Herc. 353 (I sec. a.C.); DCLP. Secondo alcuni studiosi, l'opera è da ricondurre a un perduto Περὶ παθῶν (cf. Philodemus, De ira). Tradizionalmente del De insania è considerato parte anche P.Herc. 57 (I sec. a.C.), ma quest’attribuzione è stata recentemente messa in dubbio: anzi, P.Herc. 57, potrebbe appartenere allo stesso rotolo di P.Herc. 97 (cf. Philodemus, De divitiis) e 1814. DCLP [1], [2].

  • De morte

    titolo greco: Περὶ θανάτου.

    Contenuto

    Libro IV. P.Herc. 1050 (I sec. a.C.); DCLP. Forse anche P.Herc. 189 (I sec. a.C.); DCLP.

    Libro incerto. P.Herc. 807 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP. 

  • De gratia (De grato animo)
    Titolo greco: Περὶ χάριτος. Forse parte dell’epitome delle lezioni di etica di Zenone (cf. Philodemus, De libertate dicendi). P.Herc. 1414 (I sec. a.C.); DCLP.
  • De vitiis et virtutibus oppositis

    Titolo greco: Περὶ κακιῶν καὶ τῶν ἀντικειμένων ἀρετῶν. Opera di argomento etico in almeno 10 libri. Del titolo sono attestate nei papiri versioni più “sintetiche” (ad esempio, solo De vitiis) o versioni più “espanse” (De vitiis et virtutibus oppositis et de eorum subiectis et obiectis). Per la problematica sistemazione dei frammenti e il loro ordinamento, ci si è basati soprattutto su Capasso 2001. Quest'opera è di fondamentale importanza perché almeno alcuni suoi libri (cf. P.Herc. 253, P.Herc. 1082 e, in modo più chiaro, P.Herc.Paris. 2) sono dedicati a Virgilio, Vario, Tucca e Quintilio Varo.

    Contenuto

    De adulatione (libro I). Titolo greco: Περὶ κολακείας. P.Herc. 222 (I sec. d.C.); DCLP.

    De adulatione (libro II) (?). Titolo greco: Περὶ τῶν κολακείᾳ ὁμοειδῶν (?). P.Herc. 1457 (I sec. d.C.); DCLP.

    De oeconomia (libro IX). Titolo greco: Περὶ οἰκονομίας. P.Herc. 1424 (I sec. d.C.); DCLP.

    De superbia (libro X). Titolo greco: Περὶ ὑπερηφανίας (contiene ampie sezioni dell’opera etica di Aristone di Ceo o, secondo altri, Aristone di Chio). P.Herc. 1008 (I sec. d.C.); DCLP.

    Altri frammenti sull’adulazione. P.Herc. 223, 246, 1082, 1089, 10921643, 1675 (I sec. d.C.); DCLP.

    Frammento sulla calunnia. Titolo greco: Περὶ διαβολῆς (?). P.Herc. Paris 2  = P.Herc. 1837 (I sec. d.C.); DCLP.

    Frammenti sull’avidità. Titolo greco: Περὶ φιλαργυρίας (?). P.Herc. 253, 415, 465, 8961077 (frammenti 8, 9, 10, 12), 1090, 1613 (I sec. d.C.); DCLP [1], [2].

    Frammento sulla tracotanza. Titolo greco: Περὶ ὕβρεως (?). Secondo alcuni studiosi, l'opera è, invece, da ricondurre a un perduto περὶ παθῶν insieme a Philodemus, De iraP.Herc. 1017 (I sec. a.C.); DCLP.

    Frammenti incerti. P.Herc. 140 (I sec. a.C.) e 1491 (cornice 4, frammento 8, I sec. a.C. – I sec. d.C.), con possibile attestazione del titolo dell’opera; DCLP [1], [2]. Altri frammenti particolarmente dubbi (P.Herc. 237, 479, 1645, per il quale cf. Metrodorus, Adversus dialecticos) o più probabilmente attribuiti ad altre opere (P.Herc. 245, per il quale cf. Philodemus, De Rhetorica) non sono stati inclusi in questa lista.


  • De malevolentia

    Titolo greco: Περὶ ἐπιχαιρεκακίας. Titolo alternativo: De invidia / Περὶ φθόνου). Secondo alcuni studiosi, l'opera è da ricondurre a un perduto Περὶ παθῶν (cf. Philodemus, De ira) o a Philodemus, De vitiis et virtutibus oppositisP.Herc. 1678 (I sec. a.C.); DCLP. 

  • Opus incertum (Commentarius)

    Nella subscriptio è leggibile ὑπομνηματικόν: doveva trattarsi, dunque, di appunti o di un’opera destinata alla circolazione interna. L'argomento è forse inerente all'etica. P.Herc. 168 (I sec. a.C.); DCLP.

  • "De nuptiis"

    Opera nota fin da Philippson con questo titolo (in greco: Περὶ γάμου), ma l’argomento è determinabile con difficoltà; il frammento è importante per la menzione di Sirone e forse della stessa Ercolano. P.Herc. 312 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP. 

  • Opus incertum (De divitiis)

    Trattato su povertà e ricchezze (forse da riconnettere a Philodemus, De divitiis). P.Herc. 1570 (150 a.C. - 79 d.C.); DCLP.

  • De poematis

    Titolo greco: Περὶ ποιημάτων. Trattato in cinque libri sul ruolo e il valore della poesia. La divisione in libri è particolarmente discussa: la ricostruzione proposta si basa sugli studi di Richard Janko e su Longo Auricchio et al. 2020.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 444, 460, 466, 1073, 1074a, 1081a (I sec. a.C.); DCLP.  

    Libro IISecondo un’altra ipotesi, si tratta non del libro II bensì della continuazione del libro I. P.Herc. 994, 1074b1081b1419, 1676 (I sec. a.C.); cf. forse parte di 1677 (I sec. d.C.); DCLP.

    Libro III. P.Herc. 1087, 1403 (I sec. a.C.); DCLP.

    Libro IV. P.Herc. 207 (I sec. a.C.); DCLP.

    Libro V. P.Herc. 228, 403, 407, 1425, 1581 (I sec. a.C.); DCLP"Bella copia” in P.Herc. 1538 (I sec. a.C.), uno dei due tomi in cui il libro V è stato diviso; DCLP.

    Frammenti incerti. P.Herc. 1275 (seconda metà I sec. a.C.): è in dubbio l’attribuzione stessa al De poematis; DCLP. Cf. anche P.Herc. 1736 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP. 

  • De musica

    Titolo greco: Περὶ μουσικῆς.

    Contenuto

    Libro IV. P.Herc. 225, 411, 424, 1094, 1497 (il primo papiro ad essere stato svolto dalla macchina del Piaggio), 1572, 1575, 1576, 1578, 1583 (I sec. a.C.); cf. anche P.Herc. 1419 (cornice 1, frammenti 2 e 3); DCLP

  • De rhetorica

    Titolo greco: Περὶ ῥητορικῆς. Trattato sulla retorica in almeno otto libri. Per l'attribuzione dei frammenti ai singoli libri ci si è basati su Del Mastro  Nicolardi 2021/2022.


    Contenuto

    Libro IP.Herc. 234250398452 olim 4631427160116121619 (I sec. a.C.). Probabilmente sono riconducibili al libro I anche P.Herc. 247 (due frammenti), 4581115 (solo pezzo 2) e 1813 (pezzi 15 e 7, corrispondente a P.Herc. 1606). Si vedano, inoltre, P.Herc. 232 e 426: è dubbia la loro attribuzione al libro I o al libro IV, ma la prima ipotesi è prevalente negli studi più recenti; per P.Herc. 410 e 453, in passato ricondotti al libro I, cf. ora il libro VI. DCLP [1], [2], [3], [4].  

    Libro IIP.Herc. 425, 1079, 1086, 1580, 1674 (I sec. a.C.); DCLPAltra copia in P.Herc. 408, 409434435, 1117, 1573, 1574, 1672 (I sec. a.C.); DCLP. A quest'ultima copia sono forse riconducibili anche P.Herc. 449 e 1608; DCLP [1], [2].

    Libro III. Versione provvisoria in P.Herc. 1506 (I sec. a.C.); DCLPStesura definitiva in P.Herc. 240, 421, 455, 467, 468, 1095, 1096, 1099, 1101, 1426, 1633, 1646, 1813, pezzo 2 olim 468, cui si aggiungano anche P.Herc. 469 e 473 (I sec. a.C.); DCLP [1], [2], [3]. Con maggiore incertezza sono attribuibili alla seconda copia del libro III P.Herc. 431436 e 462. 

    Libro IVP.Herc. 224, 241, 244249254418 (solo frammento 1), 1007/16731077 (frammenti 1, 2, 4, 5, 6, 7), 1104 olim 1114, 1118, 1491 (frammenti 9 e 12), 1677 (in parte; I sec. a.C.); DCLP [1], [2]. Per P.Herc. 391 era stata proposta l'inclusione in questo rotolo, ma questa attribuzione è stata recentemente messa in discussione. Bella copia del libro IV in P.Herc. 221245 (= P.Herc. 1815, in parte; cf. Philodemus, De pietate), 463 olim 462, 1423 (seconda metà I sec. a.C.), uno dei due tomi in cui il libro IV era stato diviso; DCLP.

    Libro VI. Da alcuni considerato il libro X. P.Herc. 220410453470, 1078/108016051669, 1670 (solo in parte; cf. Philodemus, De providentia), 16921693 (I sec. d.C.); DCLP [1], [2], [3], [4], [5].

    Libro VII. Da alcuni considerato il libro IX o un libro incerto. P.Herc. 1004 (I sec. a.C.); DCLP.

    Libro VIIIPrecedentemente considerato il libro V. P.Herc. 832/1015 (I sec. a.C.), cui si può aggiungere P.Herc. 238b; DCLP [1], [2].

    Frammenti incerti. P.Herc. 11191641 (I sec. a.C.); DCLP [1], [2]. P.Herc. 1636, tradizionalmente considerato un frammento del De rhetorica, da poco è stato persuasivamente incluso tra i frammenti del De providentia (cf. Philodemus, De providentia); DCLPInfine, particolarmente dubbia è l'inclusione tra i frammenti filodemei di P.Herc. 380 (fine I sec. a.C.), attribuito con maggiore verosimiglianza a Metrodoro di Lampsaco, e P.Herc. 1001 (I sec. a.C.), più probabilmente contenente un’opera di Demetrio Lacone; DCLP [1], [2]. A Demetrio Lacone è invece ascrivibile P.Herc. 1064, precedentemente considerato un frammento del De rhetorica (cf. Demetrius Laco, De geometria, per dettagli e link).

  • De Stoicis

    Titolo greco: Περὶ τῶν Στωικῶν. P.Herc. 155 (I sec. a.C.); DCLP. Altra copia in P.Herc. 339 (I sec. a.C.); DCLP. È stato attribuito all’opera anche P.Herc. 1188 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • De Epicuro

    Titolo greco: Περὶ Ἐπικούρου.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 1232 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

    Libro II. P.Herc. 1289 (I sec. a.C.); DCLP.

  • Memoriae Epicureae

    Titolo greco: Περὶ τῶν Ἐπικουρείων καὶ τινων ἄλλων πραγματεῖαι μνημ̣άτων (o, più brevemente, Πραγματεῖαι). Anche noto come De diatribis o Tractatus. P.Herc. 1418 (I sec. a.C. ante 29 a.C.); DCLP. Altra copia in P.Herc. 310 (I sec. d.C.). Forse riconducibili a quest’opera sono P.Herc. 118a (anche attribuito al De Epicuro), 239a, 1787; DCLP [1], [2]. Cf. anche P.Herc. 474.

  • Syntaxis philosophorum

    Titolo greco: Σύνταξις τῶν φιλοσόφων. Trattato sulla storia e le biografie dei filosofi, forse in 10 libri.

    Contenuto

    Academicorum index (o Academicorum historia). Titolo greco: Περὶ τῶν ἀπὸ Πλάτωνος κτλ. P.Herc. 1021 (prima metà I sec. a.C.) e P.Herc. 1691 (frammento 2); DCLP. Stesura definitiva in P.Herc. 164 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP.

    Stoicorum index (o Stoicorum historia). Titolo greco: Περὶ τῶν ἀπὸ Ζήνωνος Στωικῶν κτλ. P.Herc. 1018 (50 a.C. – 25 d.C.); DCLP.

    De Socratis secta. Titolo greco: Περὶ τῆς Σωκράτους αἱρήσεως. P.Herc. 495 (I sec. a.C.); DCLP. Altra copia in P.Herc. 558 (I sec. a.C.); DCLP.

    Altri frammentiP.Herc. 327 (II-I sec. a.C.), sulla scuola eleatica e abderita; DCLP. P.Herc. 1508 (II-I sec. a.C.), sui pitagorici; DCLP. P.Herc. 1780 (II sec. a.C. – I sec. d.C.), forse parte di un Epicureorum index, al quale si riteneva appartenesse anche P.Herc. 1746 (oggi attribuito a Philodemus (?), Vita Philonidis); DCLP. Cf. infine P.Herc. 1788 (ma si veda anche Philodemus, De pietate, e Metrodorus, Adversus dialecticos).

  • Opus incertum

    Il fr. 19 di questo papiro, di argomento incerto, è stato ritenuto importante per la ricostruzione dei rapporti tra Filodemo e Cicerone, ma l’allusione è tutt’altro che certa. P.Herc. 986 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • Alia opera incerta

    Il contenuto di queste opere è pressoché impossibile da ricostruire. P.Herc. 293, 300, 757, 1449, 1477, 1703, 1784, tutti probabilmente riconducibili al I sec. a.C.; DCLP [1], [2], [3], [4], [5].

Philodemus (?)
  • "Ethica Comparetti"

    Possibile titolo originale: De electionibus et fugis (in greco: Περὶ αἱρήσεων καὶ φυγῶν). L’attribuzione a Filodemo è la più probabile. P.Herc. 1251 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP.

  • Vita Philonidis

    Il titolo è esplicativo del contenuto dell'opera, ossia una biografia di Filonide di Laodicea, filosofo epicureo. P.Herc. 1044 (I sec. a.C.) e frammenti di P.Herc. 1715 e 1746; cf. anche P.Herc. 340; DCLP [1], [2].

  • Opus incertum

    L’attribuzione a Filodemo è congetturale. Il papiro potrebbe essere riconducibile a un’opera sulle sensazioni o a Philodemus (?), “Ethica Comparetti”. P.Herc. 356 (I sec. a.C. – I sec. d.C.).

  • Opus incertum

    Potrebbe trattarsi anche di un’opera di Demetrio Lacone; il contenuto non è ricostruibile e la datazione stessa del papiro è incerta. P.Herc. 56 (II-I sec. a.C.); DCLP. 

Polyaenus
Polystratus
  • De irrationali (iniusto) contemptu

    Titolo greco: Περὶ ἀλόγου καταφρονήσεως (titolo alternativo riportato nel papiro stesso: Πρὸς τοὺς ἀλόγως καταθρασυνομένους) τῶν ἐν τοῖς πολλοῖς δοξαζομένων. P.Herc. 336/1150 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP.

  • De philosophia

    Titolo greco: Περὶ φιλοσοφίας.

    Contenuto

    Libro I. P.Herc. 1520 (150-50 a.C.); DCLP.

Ps.-Ermarchus
  • Opus incertum

    Sembra trattarsi di una lacunosa biografia anonima, di cui non si può affermare neanche che Ermarco sia il soggetto. P.Herc. 1040 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

Zeno Sidonius
  • Contra Craterum de geometria

    Titolo alternativo: Responsum ad Craterum. Titolo greco: Πρὸς τὸ Κρατέρου πρὸς τὸ περὶ τῶν γεωμετρικῶν ἀποδείξεων. P.Herc. 1533 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

Anonymi Graeci
Anonymi Latini
  • Commentarius

    Probabilmente, di argomento giudiziario. P.Herc. 1475 (età augustea o di poco successiva) = CLA 387; DCLP.

  • De iuris prudentia

    Opera di argomento giuridico. P.Herc. 215 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • Oratio

    Frammenti di un'orazione. P.Herc. 238a (I sec. a.C. – I sec. d.C.) = P.Herc. 1817, cioè i disegni oxoniensi assegnati erroneamente a P.Herc. 1082; DCLP.

  • Panegyricus

    È stato ipotizzato in passato che si trattasse di un panegirico in onore di Augusto. P.Herc. 394 (II sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP. 

  • Epistula

    Potrebbe trattarsi di una lettera o anche di una deposizione legale. P.Herc. 413 (I sec. a.C. – I sec. d.C.); DCLP.

  • Index

    Si tratta di una lista di nomi riportata da P.Herc. 1806: il papiro, ritrovato in un luogo non ben precisato, potrebbe essere più tardo del 79 d.C. e quindi non appartenere alla Villa; DCLP

  • Liber octavus (operis incerti)

    Il contenuto è indecifrabile, ma dalla subscriptio sembra si tratti del libro VIII di un’opera letteraria. P.Herc. 863 (I sec. a.C. – I sec. d.C.).

Anonymus Graecus (olim Philodemus)
  • Opus incertum

    Storia del primo epicureismo e raccolta di brani tratti da lettere, anche dello stesso Epicuro. P.Herc. 176 (II sec. a.C.); DCLP. 

Anonymus Latinus (olim Caecilius Statius)
  • Opus incertum

    Il tentativo di leggere nel papiro frammenti della commedia Obolostates sive Faenerator di Cecilio Stazio non è stato unanimemente accolto dalla comunità scientifica; recentemente, anzi, è stato proposto che si tratti di un testo in prosa di argomento politico-militare. P.Herc. 78 (I sec. a.C.  inizio I sec. d.C.); DCLP.

Anonymus Latinus (olim Ennius)
  • Opus incertum

    Si è creduto di identificare frammenti del libro VI degli Annales di Ennio, ma la reazione della comunità scientifica è stata di dubbio o di totale scetticismo. P.Herc. 21 (I sec. a.C.); DCLP

Anonymus Latinus (olim Lucretius)
  • Opus incertum

    L’idea che nei papiri in questione siano da identificare in questi papiri frammenti del De rerum natura non è più considerata verosimile da molti studiosi ed è stato cautamente proposto che possa trattarsi del Thyestes di Vario. P.Herc. 395, 1829, 1830, 1831 (seconda metà I sec. a.C.); DCLP. Infine, in connessione a Lucrezio è stato visto da parte della critica anche P.Herc. 412 (I sec. a.C. – I sec. d.C.), di cui rimangono tracce di pochissime parole; DCLP. 

Anonymus Latinus carminis de bello Aegyptiaco
  • Carmen de bello Aegyptiaco (Actiaco)

    Frammento di un poema in esametri tradizionalmente attribuito a Rabirio o Vario, ma secondo studi recenti di età più tarda (giulio-claudia o addirittura vespasianea). P.Herc. 817 (post 30 a.C., probabilmente I sec. d.C.) = CLA 385; è stato proposto che contengano frammenti del carmen anche P.Herc. 397 (verosimilmente, ormai perduto) e 399 (scorza in frantumi), ma la cautela è d’obbligo; DCLP.

Informazioni sull'autore

Francesco Cannizzaro -
Università degli studi di Firenze

Informazioni

Cita come: Francesco Cannizzaro, Biblioteca della "Villa dei Papiri" a Ercolano_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/16 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 12/07/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/16

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