Fa parte di Biblioteche pubbliche/Biblioteche pubbliche di Roma
Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/7
Collocazione: non abbiamo dati archeologici che permettano di individuare la biblioteca all’interno della residenza imperiale, di stabilirne il fondatore e il periodo di utilizzo. Le incertezze relative alla costruzione della Domus [vd. BIBTIB-LET] rendono più difficoltoso il reperimento di informazioni circa la sua biblioteca, la cui esistenza è nota da sole tre fonti letterarie (Fronto, p. 61, 14-19 van den Hout (epist. 4, 5); Gell. 13, 20, 1; SHA Prob. 2, 1)[1]. La Domus Tiberiana doveva presentarsi, nell’ultima fase della sua vita, come un’imponente struttura, impiantata su un podio quadrangolare, con peristilio al centro e corpi aggiunti su ognuno dei quattro lati (immagine 1). Il nucleo del palazzo doveva trovarsi sul podio e così la sua biblioteca. La pertinenza della biblioteca al settore del palazzo imperiale noto come Domus Tiberiana (immagine 2), sebbene non ne implichi la fondazione da parte di Tiberio, orienta certamente la localizzazione nell’area nord-occidentale del Palatino, nel padiglione del palazzo destinato, almeno sino al principato di Antonino Pio, alla residenza dei principi (e dei loro pedagoghi), alla cui educazione forse era principalmente riservata[2]. L’impianto su quest’area degli Orti Farnesiani (1550) ha coperto le tracce della Domus e reso difficile l’esplorazione archeologica.
Storia degli scavi: le prime indagini sistematiche al palazzo di Tiberio, vennero effettuate da P. Rosa per conto di Napoleone III dopo la sua acquisizione degli Orti Farnesiani (immagine 1). Gli scavi occuparono il periodo 1861-1870 e interessarono gran parte della Domus Tiberiana concentrandosi sui margini esterni, senza arrivare al cuore del complesso coperto dalle strutture degli Orti.
R. Lanciani eseguì nuovi scavi nella parte bassa della Domus, lungo il fronte della via Nova neroniana, tra il 1882 e il 1884. La prima metà del Novecento segnò un periodo di relativa stasi per la Domus Tiberiana che venne nuovamente indagata tra il 1927 e il 1940 da A. Bartoli con scavi incentrati soprattutto verso il Velabro, oltre alla realizzazione di interventi di consolidamento statico delle murature. Dal 1970 la staticità precaria del complesso ha portato all’effettuazione di nuovi interventi e nuovi scavi. Questi sono stati condotti in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma nel periodo 1981-87, e proseguiti dalla sola Soprintendenza dal 1987. Le ricerche si sono in genere incentrate alle zone periferiche, in particolare nella parte settentrionale. Dagli anni ’90 del secolo scorso, sempre a seguito del manifestarsi di condizioni di instabilità per la conservazione del complesso (soprattutto sul versante adrianeo), si sono susseguite molteplici campagne di indagine, analisi geodetiche, carotaggi e restauri[3].
Nel 2013, sotto il coordinamento della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, oggi Parco Archeologico del Colosseo, è stato avviato il progetto Domus Tiberiana, avente come scopo lo studio del primo palazzo imperiale sul Palatino[4].
Pianta: non ricostruibile in quanto la biblioteca non è stata localizzata.
Apparato decorativo: non avendo individuato la biblioteca, non siamo a conoscenza di come questa fosse arredata.
Arco cronologico: la data di costruzione, così come il costruttore, del primo palazzo rimangono ad oggi ignoti e suscettibili di ipotesi. La Domus, costruita su una serie di residenze di età tardo-repubblicana che potrebbero averne condizionato in parte gli orientamenti, assunse un aspetto unitario con la costruzione del grande podio post-tiberiano, forse da attribuire a Nerone, che riunì tutti i precedenti edifici. Colpita dall’incendio dell’80 d.C. venne modificata e ampliata da Domiziano in concomitanza con la costruzione della Domus Flavia e Augustana [vd. BIBTIB-LET]. Questo nuovo edificio, affiancandosi alla Domus Tiberiana, andò a renderla una sorta di “dipendenza” del nuovo e più grande palazzo, verso il quale essa venne orientata tramite nuove costruzioni e ampliamenti. Sul lato settentrionale venne costruita una nuova facciata (ampie lesene disposte su due piani), la parte orientale venne ampliata da costruzioni che seguivano il percorso del Clivus, un grande complesso venne costruito sulla piana del foro e messo in comunicazione col palazzo tramite una rampa coperta a quattro piani. Un successivo ampliamento, di dimensioni più modeste, si deve ad Adriano. Gli interventi furono limitati alla zona tra la facciata domizianea e la via Nova sottostante, che vennero congiunte tramite sostruzioni dell’altezza di oltre due piani. Entrambi gli interventi di ampliamento sono databili con precisione grazie al rinvenimento di laterizi bollati.
Gli interventi costruttivi sembrano cessare dopo Adriano, con l’eccezione di una parziale ricostruzione operata da Commodo dopo l’incendio del 192.
La mancanza di un’evidenza archeologica forte circa la biblioteca non permette di stabilire con sicurezza quando questa venne inclusa all’interno del palazzo [vd. BIBTIB-LET].
Bibliografia di riferimento: Bellwald 1985; Cecamore 2002, pp. 188-204; Dix–Houston 2006, pp. 690-691; Houston 2008, pp. 247-269; Tucci 2009, pp. 398-401; Palombi 2014, p. 112; LTUR 2, pp. 189-197, s.v. Domus Tiberianae (C. Krause); LTUR 1, p. 196, s.v. Bibliotheca Domus Tiberiana (C. Krause).
G.W. Houston ha ritenuto che non si trattasse formalmente di una biblioteca pubblica ma semplicemente di una collezione privata di libri ospitata all’interno del palazzo (Houston 2008). Questa natura mal si adatterebbe alla biblioteca descritta da Gellio (cf. Gell. 13, 20, 1), un luogo nel quale si incontrava una grande varietà di persone e dove si potevano svolgere discussioni letterarie, luogo molto più simile alla sala di lettura di una biblioteca rispetto a un magazzino librario sul tipo della biblioteca di una villa privata (Nicholls 2014, p. 88). ↑
Palombi 2014, p. 112. ↑
Tomei–Filetici 2011. ↑
Serlorenzi et al. 2020, pp. 173-182. ↑
Domus Tiberiana
Bellwald, U. et. al. (1985, eds.), Domus Tiberiana: nuove ricerche, studi di restauro, Zurich.
Cecamore, C. (2002), Palatium: topografia storica del Palatino tra III sec. a.C. e I sec. d.C., Roma.
Dix, T.K. – Houston, G.W. (2006), Public Libraries in the City of Rome. From the Augustan Age to the Time of Diocletian, in «MEFRA» 118.2, pp. 671-717.
Houston, G.W. (2008), Tiberius and the libraries: Public book collections and library buildings in the early Roman empire, in «L&CR» 43.3, pp. 247-269.
LTUR 2, pp. 189-197, s.v. Domus Tiberianae (C. Krause).
LTUR 1, p. 196, s.v., Bibliotheca Domus Tiberiana (C. Krause).
Meneghini, R. – Rea, R. (2014, eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano
Nicholls, M. (2014), Le biblioteche come centri di cultura nel mondo romano, in Meneghini – Rea 2014, La biblioteca in-finita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano, pp. 82-97.
Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini – Rea 2014, La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano, pp. 98-118.
Serlorenzi, M. et al. (2020), Il progetto della Domus Tiberiana (Roma): cantieri edili e topografia della pendice nord-ovest del Palatino tra l’età neroniana e l’età severiana, in D’Alessio, M.T. – Marchetti, C.M. (eds.), RAC in Rome. Atti della 12° Roman Archaeology Conference (2016): le sessioni di Roma, Roma, pp. 173-182.
Tomei, M.A., (1996), La Domus Tiberiana dagli scavi ottocenteschi alle indagini recenti, in RM 103, pp. 165-200.
Tomei, M.A. – Filetici, M.G. (2011, eds.), Domus Tiberiana. Scavi e restauri 1990-2011, Milano.
Tucci, P. L. (2009), Antium, the Palatium, and the Domus Tiberiana again, in «JRA» 22.1, pp. 398-401.
Fonti | ||
Fronto, p. 61, 14-19 van den Hout (epist. 4, 5) |
legi Catonis orationem de bonis Pulchrae et aliam, qua tribuno diem dixit. 'io', inquis puero tuo, 'vade quantum potes, de Apollonis bibliotheca has mihi orationes adporta'. frustra: nam II isti libri me secuti sunt. igitur Tiberianus bibliothecarius tibi subigitandus est; aliquid in eam rem insumendum, quod mihi ille, ut ad urbem venero, aequa divisione inpertiat. |
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https://archive.org/details/mcorneliifronton0000fron/page/60/mode/2up |
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Gell. 13, 20, 1 |
Cum in domus Tiberianae bibliotheca sederemus ego et Apollinaris Sulpicius et quidam alii mihi aut illi familiares, prolatus forte liber est ita inscriptus: M. Catonis Nepotis. |
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SHA Prob. 2, 1 |
usus autem sum […] praecipue libris ex bibliotheca Ulpia, aetate mea thermis Diocletianis, et item ex domo Tiberiana. |
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Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze
Cita come: Costanza Bordoni, Biblioteca della Domus Tiberiana_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/7 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 20/06/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/7
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