Fa parte di Biblioteche private/Altre biblioteche private di area occidentale
Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/33
Le ville campane possedute da Silio Italico rientrano, verosimilmente, nel fenomeno delle cd. ville d’ozio, residenze extraurbane spesso lussuose, luoghi di ritiro dove poter coltivare lo spirito[1]. Con il II secolo a.C., la conclusione della seconda guerra punica e una serie di vittoriose spedizioni compiute nel Mediterraneo orientale, Roma entra in stretto contatto col mondo dei regni ellenistici, le relative corti e il loro stile di vita. Il risultato di questo contatto è, dal punto di vista architettonico, lo sviluppo di un nuovo tipo abitativo: la domus a peristilio. Le ville ispirate a questa nuova tipologia abitativa, inizialmente ubicate nel Lazio meridionale costiero e in Campania, nell’area gravitante intorno al Golfo di Napoli[2] (immagine 1), rispecchiano l’esigenza dell’otium in contrapposizione al negotium romano, senza tuttavia allontanarsi troppo dal centro di potere, anche grazie all’esistenza di buone vie di comunicazione.
Per quanto riguarda l’area campana, in particolare, è con la fine dell’età tardo-repubblicana e la prima età imperiale che l’espansione extraurbana di Napoli conosce il suo massimo sviluppo: nuove arterie stradali vengono costruite, la vecchia viabilità migliorata e numerose ville sono edificate ad opera di senatori, di ricchi commercianti e liberti. Già con l’età flavia la popolarità del luogo inizia, per più motivi, a diminuire. Il cambiamento della struttura sociale di Roma e dell’impero, la decadenza della vecchia aristocrazia e l’affermarsi di un nuovo ceto medio provinciale modificano la scelta di ubicazione di queste ville a favore dei territori di origine del proprietario; le confische di età domizianea e il formarsi delle grandi proprietà imperiali a discapito della proprietà privata costituiscono, secondo D’Arms, una causa ulteriore del declino delle ville campane (solo parzialmente arginato con i provvedimenti di Traiano sugli investimenti dei beni dei senatori in terre italiane); infine, anche cause naturali quali l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e l’attività bradisismica che interessava i Campi Flegrei, e che comportò l’immersione dell’antico litorale già intorno all’800, non devono aver giocato un ruolo favorevole nel prosieguo dello sviluppo residenziale del Golfo[3].
Collocazione: Non abbiamo informazioni sicure sulla collocazione delle ville campane di Silio Italico [vd. BIBSIL-LET]. Nonostante le fonti letterarie antiche forniscano una grande abbondanza di nomi di proprietari di ville costiere e i resti archeologici confermino il gran numero di residenze sparse nel territorio (immagine 1) raramente è stato possibile trovare una corrispondenza tra i due dati[4].
Tradizionalmente viene attribuita a Silio una proprietà a Napoli, in cui dovette risiedere quando si ritirò a vita privata e dove trascorse gli ultimi anni di vita (95-102 d.C.) (cf. Plin. epist. 3, 7, 1; Plin. epist. 3, 7, 6-8). A questa residenza si aggiunge poi il possesso degli iugera ciceronis (cf. Mart. 11, 48) e del luogo in cui sorgeva la tomba di Virgilio, collocata a poca distanza dal II miglio della via Puteolana che da Napoli portava all’attuale Pozzuoli (cf. Mart. 11, 48; Mart. 11, 50; Plin. epist. 3, 7, 6-8;) e identificata già dal XIII secolo con una tomba a colombario localizzata a Piedigrotta, presso l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana (galleria scavata nel tufo in età augustea), dal 1930 parte integrante del cd. Parco Virgiliano [vd. BIBSIL-LET].
Le notizie delle fonti non trovano concretezza in nessun dato materiale. Non abbiamo nessuna informazione archeologica sulla villa napoletana e sulla relazione topografica che intercorreva tra questa e la tomba di Virgilio. Alcune teorie sono state proposte circa l’interpretazione e la localizzazione degli iugera appartenuti a Cicerone [vd. BIBSIL-LET]. D’Arms ha ipotizzato che questi iugera corrispondessero al Cumanum di Cicerone, una grande villa fatta da lui costruire nel 56 a.C. in concomitanza con l’acquisizione del terreno[5]. Questa villa, detta anche Academia, doveva collocarsi sulla costa tra Baia e Pozzuoli, sulle antiche rive del Lago Lucrino, nei pressi di Monte Nuovo (Plin. nat. 31, 6-7). Tale localizzazione non può però essere confermata dato che l’intera area venne distrutta e sepolta con l’eruzione di Monte Nuovo del 1538.
Storia degli scavi: non ricostruibile data la mancanza del dato archeologico.
Pianta: non essendo state individuate le ville di riferimento non è possibile conoscere l’aspetto che le biblioteche dovevano avere. Sicuramente la presenza di stanze adibite a biblioteca o a raccolta libraria era comune in questo tipo di residenze. Questi ambienti, tuttavia, non dovevano essere molto grandi e probabilmente, a differenza delle biblioteche pubbliche, non necessitavano di arredi particolari ma si limitavano ad avere semplici scaffalature lignee[6].
Apparato decorativo: parzialmente noto dalle fonti antiche che ricordano le biblioteche delle ville di Silio Italico decorate con statue e busti di autori illustri (cf. Plin. epist. 3, 7, 6-8).
Arco cronologico: sicuramente in uso tra l’ultimo decennio I e i primi anni del II sec. d.C., anni in cui Silio Italico soggiornò in questi luoghi.
Bibliografia di riferimento: D’Arms 1970; D’Arms 1977, pp. 347-363; Johannowsky 1985, pp. 333-340; Vecchio 1985, pp. 347-350; Lafon 1981, pp. 252-353; Lepore 1989, pp. 103-121; D’Amato 1993, pp. 385-389; Romizzi 2001; Camodeca 2005, pp. 121-137.
Vd. Papini 2023 per un’analisi del concetto di otium romano; vd. Wallace-Hadrill 1988 per una panoramica sulle ville romane e sulla loro divisione di funzione tra pubblica e privata. ↑
Resti di domus romane sono localizzabili nell’area dei Campi Flegrei, sulla costa del promontorio di Posillipo e lungo il litorale tra Pizzofalcone e Mergellina. ↑
D’Arms 1977; Pappalardo 2000, p. 28; D’Arms 1970, pp. 117, 123. ↑
Per l’età augustea dei 47 nominativi offerti dalle fonti solo 16 sono stati attribuiti a concreti resti di residenze grazie al rinvenimento in situ di fistule aquariae con nome del proprietario, iscrizioni o combinazione di materiale letterario ed epigrafico (D’Arms 1977). ↑
D’Arms 1970, pp. 207-208. ↑
Mielsh 1990, p. 107. ↑
Bibliografia Ville di Silio Italico
Camodeca, G. (2005), Sulle proprietà senatorie in Campania con particolare riguardo al periodo da Augusto al III secolo, «CCG» 16, pp. 121-137.
D’Amato, J. (1993), Cicero’s villas in the Phlegraean Fields: The Development of a Historical and Cultural Myth, «Viator» 24, pp. 385-420.
D’Arms, J.H. (1970), Romans on the Bay of Naples, Cambridge.
D’Arms, J.H. (1977), Proprietari e ville nel Golfo di Napoli, in Convegno internazionale I Campi Flegrei nell’archeologia e nella storia: Roma, 4-7 maggio 1976, Roma, pp. 347-363.
Johannowsky, W. (1985), L’organizzazione del territorio in età greca e romana, in Macchiaroli, G. (ed.), Napoli antica, Napoli, pp. 333-339.
Lafon, X. (1981), A propos des villas de la zone de Sperlonga. Les origines et le développment de la villa marittima sur le littoral Tyrrhénien a l’époque républicaine, «MEFRA» 93.1, pp. 297-353.
Lepore, E. (1989), Origini e strutture della Campania antica: saggi di storia etno-sociale, Bologna.
Mielsh, H. (1990), La villa romana (con guida archeologica a cura di Gianluca Tagliamonte), Firenze.
Papini, M (2023), Il riposo dell’Imperatore. L’otium da Augusto alla tarda antichità, Bari 2023.
Pappalardo, U. (2000), Le ville romane nel Golfo di Napoli, Napoli.
Romizzi, L. (2001), Ville d’otium dell’Italia antica: II sec. a.C. – I sec. d.C., Napoli 2001.
Vecchio, G. (1985), Le ville sul mare, in Macchiaroli, G. (ed.), Napoli antica, Napoli, pp. 348-350.
Wallace-Hadrill, A. (1988), The social structure of the Roman House, in «PBSR» 56, pp. 43-97.
Fonti | ||
Plin. epist. 3, 7, 1 |
Modo nuntiatus est Silius Italicus in Neapolitano suo inedia finisse uitam. |
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Plin. epist. 3, 7, 6-8 |
Nouissime ita suadentibus annis ab urbe secessit, seque in Campania tenuit […] Plures isdem in locis uillas possidebat, adamatisque nouis priores neglegebat. Multum ubique librorum, multum statuarum, multum imaginum, quas non habebat modo, uerum etiam uenerabatur, Vergili ante omnes, cuius natalem religiosius quam suum celebrabat, Neapoli maxime, ubi monimentum eius adire ut templum solebat. |
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Testi di confronto | ||
villa est ab Averno lacu Puteolos tendentibus inposita litori, celebrata porticu ac nemore, quam vocabat M. Cicero Academiam ab exemplo Athenarum, ibi compositis voluminibus eiusdem nominis, in qua et monumenta sibi instauraverat, ceu vero non et in toto terrarum orbe fecisset. huius in parte prima exiguo post obitum ipsius Antistio Vetere possidente eruperunt fontes calidi perquam salubres oculis. |
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Mart. 11, 48 |
Silius haec magni celebrat monimenta Maronis, / iugera facundi qui Ciceronis habet. / heredem dominumque sui tumuliue larisue / non alium mallet nec Maro nec Cicero. |
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http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=MART%7Cep11%7C048 |
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Mart. 11, 50 |
iam prope desertos cineres et sancta Maronis / nomina qui coleret pauper et unus erat. / Silius optatae succurrere censuit umbrae, / Silius et uatem, non minor, ipse, colit. |
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http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=MART%7Cep11%7C050 |
Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze
Cita come: Costanza Bordoni, Biblioteche di Silio Italico_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/33 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.
Ricevuto il: 18/08/2023
Pubblicato online il: 28/09/2023
DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/33
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