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Librerie di area occidentale

Fa parte di Librerie/Librerie di area occidentale

Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/39

Descrizione

Librerie di Roma

A Roma le botteghe librarie (o tabernae librariae) si trovavano nei vicus intorno al Foro Romano: in età augustea sono attestate nel vicus Tuscus[1], in età flavia e traianea lungo l’Argiletum[2], e infine, dall’età traianea, è il vicus Sandaliarius[3] a ospitarle. Libri di pregio potevano inoltre essere procurati nel quartiere dei Sigillaria[4], una zona di Roma, ad oggi non identificata, dove venivano vedute merci raffinate[5] [vd. LIBOCC-LET].

Libreria presso il vicus Tuscus

Il vicus Tuscus aveva inizio nel Foro, nell’area che comprendeva il Tempio dei Castori, la basilica Sempronia e le tabernae veteres, distrutte nel 54 a.C. quando la basilica Sempronia venne ampliata e trasformata in quella che verrà denominata basilica Iulia. La posizione della via così descritta è testimoniata da due frammenti della Forma Urbis (FUR 18b-c), uno oggi perduto. L’inizio della strada viene fatto coincidere con il luogo in cui si trovava il Santuario di Vortumno, localizzato dietro la basilica Sempronia e documentato dal rinvenimento nel 1549 della base statuaria del dio con iscritti i nomi degli imperatori Massimiano e Diocleziano (CIL 6.00804). La strada proseguiva da qui fino al Velabro per poi condurre fino al Circo Massimo. La costruzione del vicus Tuscus e l’urbanizzazione del quartiere connesso dovevano probabilmente risalire all’epoca di Tarquinio Prisco (616-579 a.C.), quando furono bonificati Foro e Velabro grazie alla costruzione della cloaca Maxima.

Almeno dalla tarda età repubblicana, nel vicus Tuscus e nel Velabro si stabilirono attività commerciali di vario genere. Già nel I sec. d.C. nella parte verso il Velabro erano localizzate le botteghe di vestiarii o di artigiani di industrie affini, mentre nella parte verso il Foro trovavano posto altre botteghe non connesse ad attività specifiche.

Collocazione: le botteghe librarie nominate dalle fonti [vd. LIBOCC-LET] dovevano trovarsi nella zona del vicus Tuscus più vicina al Foro. Subito dietro l’aedes Castorum, prima degli horrea Agrippiana gli scavi archeologici hanno messo in luce uno stabile a carattere utilitario, del quale si conservano muri e pavimenti di età augustea al di sopra di strutture tardo repubblicane. Considerando la posizione, dovrebbe trattarsi del luogo noto come post aedam Castoris. Forse qui è da collocare la taberna libraria che le fonti ricordano localizzata presso la statua del dio etrusco Vortumno e appartenuta alla famiglia dei Sosii (cf. Hor. Epist. 1.20.1-2; Hor., ars 345-346).

L’insieme di queste botteghe verrà obliterato dalla costruzione dell’atrio della domus Gai e quindi la grande aula domizianea di ingresso alla residenza imperiale, poi probabilmente trasformata in Athenaeum[6].

Storia degli scavi: l’area a sud del Foro venne indagata inizialmente tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento da Giacomo Boni, con il ritrovamento di parte del selciato della via, da lui successivamente rimosso per eseguire successivi sondaggi in profondità.

Pianta: non possedendo dati archeologici attribuibili a una libreria non è possibile ricostruirne la pianta, tuttavia il termine taberna potrebbe essere indiziario dell’aspetto di una classica bottega, aperta su una strada o su un cortile, con un unico accesso e spesso dotata di una stanza sul retro adibita a magazzino o zona abitativa.

Apparato decorativo: non abbiamo dati archeologici che forniscano informazioni circa l’arredo interno delle botteghe librarie ma la descrizione di questi ambienti ci viene in parte fornita dagli autori antichi [vd. LIBOCC-LET].

Arco cronologico: la libreria, citata dal poeta Orazio (65 a.C.-27 d.C.) (cf. Hor. Epist. 1.20.1-2; Hor., ars 345-346), dovette essere attiva tra la metà del I secolo a.C. e l’inizio del I sec. d.C. per poi essere spostata o distrutta con la costruzione della domus di Caligola.

Bibliografia di riferimento: Astolfi – Guidobaldi – Pronti 1978, pp. 92-100; Cressedi 1984, pp. 249-254; Coarelli 2012, pp. 84-87; LTUR 5, pp. 195-197, s.v. vicus Tuscus (E. Papi).

Libreria presso l’Argiletum

Con il toponimo di Argileto viene inteso il quartiere che si estendeva nella valle a N-E del Foro Romano. Questo era attraversato da un asse viario omonimo che divideva l’area in due parti, una delle quali si estendeva verso la Velia ed era occupata da edifici a carattere commerciale già nella prima metà del III sec. a.C.

L’Argileto subì profonde modifiche con la costruzione del Foro Transitorio e di un nuovo braccio della cloaca Maxima che provocarono l’innalzamento dell’asse viario. Successivamente a queste modifiche il tratto meridionale del percorso dell’Argileto iniziò a svolgere una funzione di raccordo tra i differenti complessi architettonici che vi si affacciavano (Basilica Emilia, complesso cesariano-augusteo del Foro e della Curia, Foro di Nerva).

Collocazione: la localizzazione di una libreria nell’Argileto è stata dedotta da Rodriguez-Almeida sulla base dei versi di Marziale (cf. Mart. 1, 2; Mart. 1, 3, 1-2; Mart. 1, 117, 9-18)[7] [vd. LIBOCC-LET per le notizie fornite da Marziale sulla libreria di Secundus, post limina Pacis Palladiumque Forum in Argileto (cf. Mart. 1, 2) e sulla libreria di Atrecus, contra Caesaris Forum, in Argiletum (cf. Mart. 1, 117, 9-18, vd. verso 13)]. Sulla base delle indicazioni topografiche fornite dal poeta e dell’organizzazione che i Fori dovevano avere nell’età di Marziale, lo studioso dedusse che le tabernae potevano trovarsi solo nell’esiguo triangolo con sbocco sull’Argiletum e delimitato a N-O dalla Basilica Emilia, a S-O dal Foro Transitorio e affrontato all’angolo meridionale della Curia Iulia (immagine 1). Il settore corrisponderebbe al tratto meridionale del percorso dell’Argileto.

Le indagini archeologiche condotte in quest’area hanno messo in luce gli stipiti di ingresso ad un ambiente con pianta mistilinea con paramento in laterizio (immagine 2). Questo edificio viene identificato da Rodriguez-Almeida come la bottega libraria indicata da Marziale[8]. Diversa interpretazione viene fornita da Bauer che ritenne questo il sacello dei Tria Fata [9].

Inoltre, secondo Rodriguez-Almeida, le localizzazioni fornite da Marziale sulla libreria di Secundus (cf. Mart. 1, 2) e sulla libreria di Atrecus (cf. Mart. 1, 117, 9-18, vd. verso 13) indicherebbero il medesimo luogo e pertanto verosimilmente anche la medesima taberna con solo il cambio di gestione, forse in seguito alla morte di Secundus[10].

Storia degli scavi: l’area in cui poteva localizzarsi la taberna libraria venne indagata già nella prima metà del Novecento da Boni (1889-1905), Bartoli (1925-39) e Carettoni (1946-48). Scavi e sondaggi successivi vennero condotti da Grimal, Lamboglia e Bauer e, negli anni Ottanta, da Morselli e Tortorici che indagarono l’area del Foro Romano retrostante la Curia e la Basilica Emilia.

Nonostante scavi (anche recenti) la zona dell’Argileto continua ad essere poco nota, soprattutto a causa della costruzione dei Fori Imperiali che hanno progressivamente distrutto il quartiere repubblicano, e delle vicende urbanistiche post-antiche.

Pianta: se l’interpretazione di Rodriguez-Almeida risultasse corretta, la libreria si caratterizzava per una pianta mistilinea con paramenti in laterizio e un ingresso con stipiti rivestiti in marmo.

Apparato decorativo: non abbiamo dati archeologici che forniscano informazioni circa l’arredo interno delle botteghe librarie ma la descrizione di questi ambienti ci viene in parte fornita dagli autori antichi [vd. LIBOCC-LET].

Arco cronologico: le tabernae librarie, sicuramente attive alla fine del I sec. d.C. (esse venivano infatti frequentate dallo stesso Marziale [vd. LIBOCC-LET, commento alle fonti]), potrebbero essere state smantellate o spostate con le progressive risistemazioni dei Fori Imperiali.

Bibliografia di riferimento: Bauer 1977, p. 318; Rodriguez-Almeida 1982-1983, pp. 87-98; Morselli – Tortorici 1989, pp. 44-45, 88-91, Carnabuci 1989, pp. 151-170; Ammerman – Filippi 2004, p. 24; LTUR 1, 125 v. Argiletum (E. Tortorici).

  1. LTUR 5, pp. 195-197, s.v. vicus Tuscus (E. Papi). Vd. infra: Libreria presso il vicus Tuscus.

  2. LTUR 1, pp. 125-126, s.v. Argiletum (E. Tortorici). Vd. infra: Libreria presso l’Argiletum.

  3. LTUR 5, p. 189, s.v. vicus Sandaliarius (F. Coarelli).

  4. LTUR 4, p. 310, s.v. Sigillaria (D. Palombi).

  5. Palombi 2014, pp. 112-113.

  6. LTUR 5, pp. 195-197, s.v. vicus Tuscus (E. Papi).

  7. Rodriguez-Almeida 1982-1983, pp. 88-91.

  8. Morselli – Tortorici 1989, pp. 45 e 88-89.

  9. Bauer 1977, p. 318 n. 62.

  10. Rodriguez-Almeida 1982-83, p. 88 e nn. 10 e 12.

Bibliografia

Bibliografia Librerie di Roma

Ammerman, A.J. – Filippi, D. (2004), Dal Tevere all’Argileto: nuove osservazioni, «BCAR» 105, pp. 7-28.

Astolfi, F. – Guidobaldi, F. – Pronti, A. (1978), Horrea Agrippiana, «ArchClass» 30, pp. 31-106

Bauer 1977: Bauer, H. (1977), Kaiserfora und Ianustempl, «RM» 84, p. 301-329.

Carnabuci, E. (1989), Settore II. Argileto, in Morselli –Tortorici 1989, pp. 150-170.

Coarelli, F. (2012), Palatium. Il Palatino dalle origini all’impero, Roma.

Cressedi, G. (1984), Il Foro Boario e il Velabro, «BCAR» 89, pp. 249-296.

Morselli, C. – Tortorici, E. (1989, eds.), Curia – Forum Iulium – Forum Transitorium, «LSA» 14, Roma.

Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini, R. – Rea, R. (eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano, pp. 98-118.

Rodriguez-Almeida, E. (1982-1983), Riflessi di Roma in due epigrammi di M. Valerio Marziale, «BCAR» 88, pp. 87-98.

Fonti

Fonti

Hor. ars 345-346

hic meret aera liber Sosiis, hic et mare transit / et longum noto scriptori prorogat aeuum.

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/ordinata/of532658/query/a#mark

Hor. epist. 1, 20, 1-2

Uortumnum Ianumque, liber, spectare uideris, / scilicet ut prostes Sosiorum pumice mundus

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/ordinata/of527053/query/a#mark

Mart. 1, 2

Qui tecum cupis esse meos ubicumque libellos / et comites longae quaeris habere uiae, / hos eme, quos artat breuibus membrana tabellis: / scrinia da magnis, me manus una capit. / Ne tamen ignores ubi sim uenalis et erres / urbe uagus tota, me duce certus eris: / libertum docti Lucensis quaere Secundum / limina post Pacis Palladiumque forum.

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=MART%7Cep01%7C002

Mart. 1, 3, 1-2

Argiletanas mavis habitare tabernas, / cum tibi, parve liber, scrinia nostra vacent

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=MART%7Cep01%7C003

Mart. 1, 117, 9-18

Argi nempe soles subire Letum: / contra Caesaris est forum taberna / scriptis postibus hinc et inde totis, / omnis ut cito perlegas poetas. / Illinc me pete. nec roges Atrectum- / hoc nomen dominus gerit tabernae-: / de primo dabit alteroue nido / rasum pumice purpuraque cultum / denaris tibi quinque Martialem. / ‘Tanti non es’ ais? sapis, Luperce.

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo?codice=MART%7Cep01%7C117

Testimoni epigrafici

CIL 6.00804

https://db.edcs.eu/epigr/dessau/de-b0076.pdf

FUR 18b-c

Informazioni sull'autore

Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze

Informazioni

Cita come: Costanza Bordoni, Librerie di area occidentale_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/39 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 19/08/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/39

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