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Biblioteca Ulpia

Fa parte di Biblioteche pubbliche/Biblioteche pubbliche di Roma

Costanza Bordoni - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/9

Descrizione

Collocazione: La biblioteca Ulpia si colloca nel contesto dei fori imperiali, all’interno del foro di Traiano. Il complesso venne costruito dall’imperatore con il bottino di guerra ricavato dalla conquista della Dacia (101-106 d.C.) e parzialmente inaugurato nel 112 d.C. Il foro si dispone parallelo al foro di Cesare, perpendicolare a quello di Augusto e corre parallelo all’attuale via dei Fori Imperiali, sotto la quale si trova, protetta da moderne sostruzioni, un’aula della biblioteca antica.

Il complesso (immagine 1), edificato dall’architetto greco Apollodoro di Damasco, comprendeva una grande piazza rettangolare fiancheggiata, sui lati lunghi, da portici colonnati, chiusa a sud da un colonnato e a nord dal prospetto della Basilica Ulpia, struttura di grandi proporzioni, a due piani e a cinque navate. Alle spalle della Basilica si sviluppava un cortile quadrangolare, porticato su tre lati, nel cui centro si ergeva la Colonna Traiana (inaugurata nel 113 d.C.) e sul quale affacciavano due ambienti contrapposti, identificati come biblioteche, affiancati a nord da una coppia di scalinate monumentali convergenti e sostenute da un sistema voltato. Queste scalinate portavano alle terrazze costruite sopra i portici e, da qui, al matroneo della Basilica Ulpia. La possibile collocazione sul lato nord del Foro del tempio dei divi Traiano e Plotina è ad oggi oggetto di dibattito. Attraverso le indagini condotte sotto Palazzo Valentini[1] e gli studi derivati, gli archeologi sono arrivati a una miglior comprensione dell’aspetto che il lato nord del foro di Traiano doveva avere e del sistema di accesso al foro stesso. Certa è la rimozione, probabilmente terminata nel 125 d.C., del colonnato del cortile sul lato settentrionale, forse da ascrivere alla costruzione del tempio da parte di Adriano. Gli scavi condotti sotto il Palazzo hanno portato alla luce due lunghe fondazioni raccordate da setti murari più brevi. Queste, inizialmente interpretate da P. Baldassarri come le fondazioni del colonnato del tempio dei Divi Traiano e Plotina, sono state reinterpretate da E. La Rocca (sostenuto da R. Meneghini) come pertinenti all’arco partico di Traiano, fatto costruire dal senato nel foro nel 116 d.C. L’arco, dotato di una scalinata, doveva raccordare il cortile della Colonna con il settore a nord, rialzato di poco più di due metri tramite strutture in laterizio voltate, ritrovate sotto la ex mensa di Palazzo Valentini. Il tempio dovrà quindi essere ricercato più a nord e l’analisi potrebbe partire proprio dalle sostruzioni esistenti nella ex mensa[2]. Due ipotesi alternative sulla collocazione del tempio risultano interessanti in quanto pongono all’attenzione anche una possibile nuova funzione da attribuire alle canoniche biblioteche. Una prima ipotesi formulata da E. La Rocca suggeriva di riconoscere il templum Divi Traiani nel cortile stesso della Colonna[3]; la seconda ipotesi, avanzata da A. Claridge, propone di spostare il luogo di sepoltura di Traiano e Plotina dalla stanzetta dentro la base della Colonna (troppo angusta) in un luogo nelle immediate vicinanze, e di identificare nelle cd. biblioteche due aule dedicate al culto[4].

Le incertezze circa la reale funzione delle cd. biblioteche vennero già avanzate da R. Meneghini, i cui dubbi, più che essere connessi con la localizzazione del tempio, vertevano sulla vicinanza delle due aule adibite a biblioteca con le absidi della Basilica Ulpia, luogo in cui operava un certo numero di tribunali civili e penali e che aveva ereditato le funzioni dell’Atrium Libertatis [vd. BIBATR-AR; cf. FUR fr. 29b-d]. I nomi di bibliotheca Ulpia e di bibliotheca templi Traiani, alternativamente ricordati dalle fonti (cf. Gell. 11, 17, 1-4; SHA Aurel. 1, 6-10; SHA Aurel. 8, 1; SHA Aurel. 24, 7; SHA Tac. 8, 1), potrebbero identificare un unico luogo o due luoghi distinti. In questa prospettiva le absidi emicicliche della basilica Ulpia svolgerebbero, oltre alla funzione di tribunali, anche quella di sede degli archivi e dei repertori giuridici (cf. Gell. 11, 17, 1-4), a diretta disposizione dei magistrati e degli avvocati lì operanti[5].

Sebbene permangano dubbi sulla funzione delle biblioteche e sulla collocazione del tempio del Divo Traiano, i nuovi scavi hanno permesso di identificare l’ingresso principale al complesso. Questo doveva avvenire da nord, attraverso l’arco partico, e verso nord doveva volgere anche la statua dell’equus Traiani posta nella piazza. Il lato est, non più interpretabile come ingesso monumentale, doveva comunque permettere l’accesso dal lato del foro di Augusto attraverso un atrio porticato.

Storia degli scavi: Il foro di Traiano è stato scavato, contestualmente all’area dei fori imperiali, a partire dal 1812 su volontà dell’amministrazione napoleonica che procedette con la demolizione di un intero isolato del quartiere Alessandrino costruito al di sopra dei fori. In questa occasione venne per la prima volta individuata la parete in laterizio con l’ampia nicchia della biblioteca e venne riscontrato l’allineamento della facciata. Alla metà del XIX secolo R. Lanciani, insieme all’École des beaux arts, realizzò una serie di indagini conoscitive su diversi settori del foro di Traiano. Grandi interventi si ebbero solo tra il 1928 e il 1934, quando il Governatorato di Roma promosse un grande sterro per la realizzazione dell’attuale via dei Fori Imperiali. La guida degli scavi fu affidata a C. Ricci, con la sua morte (1934) terminò ogni attività nell’area. Nel 1932 l’intera aula occidentale della biblioteca era stata portata alla luce.

Una proposta per riprendere le indagini fu avanzata nel 1980-81 col progetto di completamento dello scavo dei fori imperiali; questo tuttavia non venne attuato fino al 1998 quando, in occasione del Giubileo del 2000, iniziarono nuovi scavi a cura della Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma. La direzione unica degli scavi venne affidata a E. La Rocca, con coordinamento di S. Rizzo e P. Giusberti e direzione scientifica sul campo di R. Meneghini e R. Santangeli Valenzani[6].

Una recente donazione in denaro a Roma Capitale ha permesso alla Sovrintendenza Capitolina di avviare un progetto di anastilosi finalizzato alla ricomposizione di parte delle colonne dell’ordine interno della Basilica Ulpia[7].

Pianta: La biblioteca, la cui pianta è solo parzialmente desumibile da un piccolo frammento della Forma Urbis pertinente alla lastra 29 (FUR fr. 29g), era costituita da due aule che si aprivano con disposizione affrontata sul cortile della Colonna Traiana. Dell’aula est rimangono solo pochi resti, sufficienti a ipotizzare una camera gemella all’aula ovest, ben conservata (immagine 2).

Ogni sala misurava circa 27 x 20 m e su tre lati era circondata da un podio con tre gradini, intervallato da un prospetto colonnato su due ordini che andava a inquadrare le nicchie destinate ad accogliere gli armadi lignei. Sulle pareti di fondo si trovavano due nicchie centrali sovrapposte, di maggiori dimensioni, probabilmente destinate ad accogliere statue. Le pareti laterali del piano terra erano scandite da un totale di 16-18 nicchie (una o due di queste furono tamponate nella prima fase di vita dell’edificio). Il livello superiore dell’aula, forse anche questo dotato di nicchie, è andato perduto ma l’accesso alla galleria è testimoniato dai resti di una scala posizionata sul retro del lato corto dell’edificio e accessibile dall’interno della Basilica Ulpia.

Una stima effettuata sulla grandezza delle nicchie e sul numero di esse (36 se ipotizzato che tutte contenessero armadi per i libri) ha permesso di arrivare a un numero indicativo di libri contenuti in una singola biblioteca: circa 10.000 volumi, da raddoppiare in considerazione dell’aula gemella. L’accesso alla biblioteca avveniva dal cortile della Colonna Traiana tramite un ampio ingresso tripartito da colonne. L’assenza di setti murari sul retro dell’ingresso lascia ipotizzare la presenza di pannelli bronzei che venivano chiusi all’occorrenza.

Il tipo di copertura rimane ad oggi ignoto; le ipotesi propendono o per un tetto voltato[8] o per un sistema di copertura a doppia falda con travi, travicelli e tegole[9].

La pianta come sopra descritta non doveva essere quella del progetto originario, ma venne modificata in corso d’opera. Il podio non era presente e i plinti di appoggio delle colonne erano di dimensioni maggiori, forse per sorreggere un unico ordine di colonne invece dei due poi instaurati. Anche le nicchie sono state ridotte nelle dimensioni mediante strutture simili a lesene incorporate a destra e a sinistra[10].

Per come è stata ricostruita, la pianta della biblioteca risulta simile alle biblioteche di Efeso, Timgad e a quella del santuario di Asclepio a Pergamo. Le quattro biblioteche hanno un’analoga disposizione delle nicchie, inquadrate da colonne, e la presenza di una nicchia di maggiori dimensioni sulla parete di fondo. Inoltre, così come per Efeso e Timgad, la biblioteca è caratterizzata dalla presenza del podio[11].

Apparato decorativo: Le aule della biblioteca erano riccamente decorate con marmi, molti dei quali di importazione. Il pavimento era realizzato con grandi lastre rettangolari in granito grigio dall’Egitto, raccordate tra loro da cordoli in marmo giallo dal Nord Africa. I rivestimenti murari erano in marmo pavonazzetto dall’Asia Minore. Ogni nicchia era rivestita in marmo bianco e sormontata da una cornice dello stesso materiale. Il doppio ordine di colonne corinzie aveva fusti in marmo pavonazzetto e basi, capitelli e trabeazioni in marmo bianco. Dietro a queste, sulla superficie muraria delle nicchie, erano presenti dei pilastri in pavonazzetto[12].

Le fonti ricordano una serie di statue a decorazione della biblioteca (cf. Sidon. epist. 9, 16, 3, 25-28) [vd. BIBULP-LET].

Nell’ampia nicchia della parete di fondo, incorniciata da un doppio ordine di colonne corinzie di giallo antico, doveva trovarsi una statua, probabilmente raffigurante l’imperatore Traiano. Questa era sormontata da un’analoga nicchia probabilmente contenente un’immagine di Minerva[13].

Al centro del cortile, su cui si aprivano le due aule della biblioteca, si trovava la Colonna Traiana, una colonna coclide, il cui fregio, celebrante la vittoriosa guerra condotta da Traiano contro i Daci, si snoda intorno al fusto a spirale in forma di volumen.

Arco cronologico: inaugurato tra il 112/113 d.C. (cf. D.C. 68, 16, 3), il foro di Traiano restò in stato di cantiere ancora a lungo almeno nell’area a nord della Basilica. Le indagini archeologiche condotte sulle murature della biblioteca hanno datato, sulla base di bolli laterizi, la costruzione tra il 107 e il 115, mentre l’assetto definitivo del cortile e l’allestimento interno delle biblioteche dovettero essere completati solo nel 125 d.C., già sotto l’imperatore Adriano, i cui bolli laterizi ricorrono nel settore nord-ovest del cortile della Colonna. Secondo questa lettura quindi le biblioteche dovettero restare una sorta di cantiere aperto anche dopo l’inaugurazione del complesso e pertanto rimasero per un certo tempo non ancora fruibili al pubblico[14]. L’area della biblioteca non sembra aver subito grandi rifacimenti dopo il periodo adrianeo. Forse trasferita per un breve periodo nelle terme di Diocleziano (cf. SHA Prob. 2, 1), la biblioteca continuò a essere utilizzata fino alla metà del V secolo (cf. Sidon. epist. 9, 16, 3, 25-28).

Bibliografia di riferimento: Fedeli 1988, p. 51; Meneghini 2002, pp. 655-692; Casson 2001, pp. 84-88; Dix–Houston 2006, pp. 695-699; Palombi 2014, pp. 107-108; Bianchi–Meneghini 2021, pp. 183-202; LTUR 2, pp. 348-356, s.v. Forum Traiani (J. Packer).

  1. Baldassarri 2013; 2015; 2016.

  2. La Rocca 2018; Bianchi–Meneghini 2021.

  3. La Rocca 2004, pp. 204-212

  4. Claridge 2013.

  5. Meneghini 2002, pp. 682-688.

  6. Meneghini 2001, pp. 149-172.

  7. Meneghini 2017, pp. 455-456.

  8. Packer 1997, p. 125; Casson 2001, p. 85.

  9. Amici 1982, p. 82; Meneghini 2001a, p. 250; Dix–Houston 2006, p. 698.

  10. Lo scopo di questi cambiamenti non è chiaro. Meneghini afferma che le sale potevano essere state progettate con uno scopo diverso rispetto a quello della biblioteca ma, dato che i cambiamenti sembrano essere stati realizzati nella prima fase costruttiva, queste sale sarebbero poi state usate come biblioteca sin dalla messa in opera del complesso (Meneghini 2002).

  11. Dix–Houston 2006.

  12. Casson 2001, pp. 86-87; Meneghini 2002, pp. 670-676.

  13. Meneghini 2002, p. 676.

  14. Bianchi – Morbidelli 2001, pp. 86-90.

Bibliografia

Bibliografia della Biblioteca Ulpia

Amici, C.M. (1982), Foro di Traiano: Basilica Ulpia e Biblioteche, Roma.

Baldassarri, P. (2013), Alla ricerca del tempio perduto: indagini archeologiche a Palazzo Valentini e il Templum Divi Traiani et Divae Plotinae, «ArchClass», 64, pp. 371-481.

Baldassarri, P. (2015), Le indagini archeologiche a Palazzo Valentini (Roma) e il Tempio dei Divi Traiano e Plotina, in P. Ruggeri (ed.), L’Africa romana. Momenti di continuità e rottura: trent’anni di convegni L’Africa Romana. Atti del XX Convegno Internazionale di studi, Alghero – Porto Conte Ricerche, 26-29 settembre 2013, 3 voll., Roma, pp. 1689-1716.

Baldassarri, P. (2016), Indagini archeologiche a Palazzo Valentini. Nuovi dati per la ricostruzione del tempio di Traiano e Plotina Divi, «MDAI(R)» 122, pp. 171-202.

Bianchi, E. – Morbidelli, P. (2001), I bolli laterizi del Foro di Traiano. Il catalogo del Bloch e i rinvenimenti delle campagne di scavo 1991-1997 e 1998-2000, in «BCAR» 120, pp. 83-120.

Bianchi, E. – Meneghini, R. (2021), L’architettura del Foro di Traiano a nord della Basilica Ulpia, «BCAR» 122, pp. 183-202.

Casson, L. (2001), Libraries in the Ancient World, New Haven.

Claridge, A. (2013), Hadrian’s Succession and the Monuments of Trajan, in Opper, T. (ed.), Hadrian: Art, Politics and Economy, London, pp. 5-18.

Dix, T.K. – Houston, G.W. (2006), Public Libraries in the City of Rome. From the Augustan Age to the Time of Diocletian, «MEFRA» 118.2, pp. 671-717.

Fedeli, P. (1988), Biblioteche private e pubbliche a Roma e nel mondo romano, in Cavallo, G. (ed.), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, pp. 29-64.

La Rocca, E. (2004), Templum Traiani et columna cochlis, «MDAI(R)» 111, pp. 193-238.

La Rocca, E. (2018), Il Tempio dei Divi Traiano e Plotina. L’arco partico e l’ingresso settentrionale al foro di Traiano: un riesame critico alle scoperte archeologiche, in «Veleia» 35, pp. 57-108.

LTUR 2, pp. 348-356, s.v. Forum Traiani (J. Packer).

Meneghini, R. (1993), Nuovi dati sulle biblioteche e il templum Divi Traiani nel Foro di Traiano, in «BA» 19-21, pp. 13-21.

Meneghini, R. (2001), Il foro di Traiano nel Medioevo, «MEFRA» 113.1, pp. 149-172.

Meneghini, R (2001a), Il foro di Triano. Ricostruzione architettonica e analisi strutturale, in «RM» 108, p. 245-268.

Meneghini, R. (2002), Nuovi dati sulla funzione e le fasi costruttive delle biblioteche del foro di Traiano, «MEFRA» 114.2, pp. 655-692.

Meneghini, R. (2017), Fori imperiali e restauro. Gli interventi della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale nell’ultimo decennio (2006-2017), «RPAA» 89, pp. 429-462.

Packer, J.E. (1997), The Forum of Trajan in Rome. A study of the monuments, Berkeley, (trad. ita., Il foro di Traiano. Breve studio sui monumenti, Roma 2001).

Palombi, D. (2014), Le biblioteche pubbliche a Roma: luoghi, libri, fruitori, pratiche, in Meneghini, R. – Rea, R. (eds.), La biblioteca infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, Milano, pp. 98-118.

Fonti

Fonti

Gell. 11, 17, 1-4

edicta veterum praetorum sedentibus forte nobis in bibliotheca templi Traiani et aliud quid requirentibus cum in manus incidissent, legere atque cognoscere libitum est. Tum in quodam edicto antiquiore ita scriptum invenimus: "Qui flumina retanda publice redempta habent, si quis eorum ad me eductus fuerit, qui dicatur, quod eum ex lege locationis facere oportuerit, non fecisse". "Retanda" igitur quid esset, quaerebatur. Dixit ibi quispiam nobiscum sedens amicus meus in libro se Gavi de origine vocabulorum VII legisse "retas" vocari arbores, quae aut ex ripis fluminum eminerent aut in alveis eorum exstarent, appellatasque esse a retibus, quod praetereuntes naves inpedirent et quasi inretirent; idcircoque sese arbitrari "retanda" flumina locari solita esse, id est purganda, ne quid aut morae aut periculi navibus in ea virgulta incidentibus fieret.

https://latin.packhum.org/loc/1254/1/251/197-227@1#251

D.C. 68, 16, 3

κατεσκεύασε δὲ καὶ βιβλίων ἀποθήκας. καὶ ἔστησεν ἐν τῇ ἀγορᾷ καὶ κίονα μέγιστον, ἅμα μὲν ἐς ταφὴν ἑαυτῷ, ἅμα δὲ ἐς ἐπίδειξιν τοῦ κατὰ τὴν ἀγορὰν ἔργου· παντὸς γὰρ τοῦ χωρίου ἐκείνου ὀρεινοῦ ὄντος κατέσκαψε τοσοῦτον ὅσον ὁ κίων ἀνίσχει, καὶ τὴν ἀγορὰν ἐκ τούτου πεδινὴν κατεσκεύασε.

http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0593%3Abook%3D68%3Achapter%3D16%3Asection%3D3

SHA Aurel. 1, 6-10

“Et tamen, si bene novi, ephemeridas illius viri scriptas habemus. Etiam bella charactere historico digesta, quae velim accipias et per ordinem scribas, additis quae ad vitam pertinent. quae omnia ex libris linteis, in quibus ipse cotidiana sua scribi praeceperat, pro tua sedulitate condisces. Curabo autem, ut tibi ex Ulpia bibliotheca et libri lintei proferantur. Tu velim Aurelianum ita ut est, quatenus potes, in litteras mittas” Parui, mi Piniane, praeceptis, accepi libros Graecos et omnia mihi necessaria in manum sumpsi, ex quibus ea, quae digna erant memoratu, in unum libellum contuli. Tu velim meo muneri boni consulas et, si hoc contentus non fueris, lectites Graecos, linteos etiam libros requiras, quos Ulpia tibi bibliotheca, cum volueris, ministrabit.

https://latin.packhum.org/loc/2331/26/0/1481-1498@1#0

SHA Aurel. 8, 1

inveni nuper in Ulpia bibliotheca inter linteos libros epistolam divi Valeriani de Aureliani principe scriptam.

https://latin.packhum.org/loc/2331/26/6/53-70@1#6

SHA Aurel. 24, 7

haec et a gravibus viris conperi et in Ulpiae bibliothecae libris relegi.

https://latin.packhum.org/loc/2331/26/25/969-992@1#25

SHA Tac. 8, 1

ac ne quis me temere Graecorum alicui Latinorumve aestimet credidisse, habet in bibliotheca Ulpia in armario sexto librum elephantinum, in quo hoc senatus consultum perscriptum est, cui Tacitus ipse manu sua subscripsit.

https://latin.packhum.org/loc/2331/27/5/520-537@1#5

SHA Prob. 2, 1

usus autem sum […] praecipue libris ex bibliotheca Ulpia, aetate mea thermis Diocletianis, et item ex domo Tiberiana.

https://latin.packhum.org/loc/2331/28/2/127-149@1#2

Sidon. epist. 9, 16, 3, 25-28

cum meis poni statuam perennem / Nerva Traianus titulis videret, / inter auctores utriusque fixam / bybliothecae.

http://mizar.unive.it/mqdq/public/testo/testo/ordinata/ot1865490/query/a#mark

Testimoni epigrafici

FUR fr. 29b-d

https://formaurbis.stanford.edu/fragment. php?record=2&field0=identification&search0 =ulpia&op0=and&field1=all

FUR fr. 29g

https://formaurbis.stanford.edu/fragment.php?record=127

Informazioni sull'autore

Costanza Bordoni -
Università degli studi di Firenze

Informazioni

Cita come: Costanza Bordoni, Biblioteca Ulpia_Scheda Archeologica, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/9 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 20/06/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/9

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