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Biblioteca di Prusa

Fa parte di Biblioteche pubbliche/Altre biblioteche pubbliche dell'Impero

Marta Maria Perilli - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/28

Descrizione

La Biblioteca di Prusa fu un’opera pubblica[1] appaltata a Dione Crisostomo. La fonte principale di informazioni su questa biblioteca è l’epistola 10, 81 di Plinio il Giovane (Plin. epist. 10, 81), che fu legatus Augusti con funzioni proconsolari nella provincia della Bitinia e del Ponto dal settembre del 109 o 110 fino alla prima metà del 111 o 112 d.C.[2]

Nell’epistola, indirizzata a Traiano, Plinio tratta gli eventi immediatamente successivi al completamento dell’edificio della biblioteca e alla sua consegna ufficiale alla città da parte di Dione Crisostomo (par. 1 in Plin. epist. 10, 81). La data dell’epistola, scritta nel secondo anno del proconsolato di Plinio[3], consente di fissare il completamento dell’edificio nel 110 o 111 d.C. La costruzione, quindi, è probabilmente avvenuta negli anni immediatamente precedenti, a cavallo tra il primo e il secondo decennio del II sec. d.C.

Per questa costruzione, Dione fu al centro di una contesa giudiziaria, espressione delle rivalità politiche tra i notabili greci di Prusa[4]. Gli fu mossa in primo luogo un’accusa di peculato, o comunque di illecito nella conduzione dei lavori pubblici, da parte di un suo avversario politico locale, Flavio Archippo (assistito da Claudio Eumolpo nel ruolo di avvocato), e gli venne chiesto di produrre i rendiconti delle spese sostenute per la realizzazione dell’opera (par. 1 in Plin. epist. 10, 81). A questa accusa fu aggiunta quella di lesa maestà: Dione avrebbe arrecato un’offesa all’immagine dell’imperatore, poiché nel complesso della biblioteca, in cui era presente una statua di Traiano, aveva fatto seppellire la propria moglie e il proprio figlio (par. 2 in Plin. epist. 10, 81)[5].

Per dirimere questo conflitto tra notabili locali, l’arconte di Prusa, Asclepiade, interpellò Plinio il Giovane, in qualità di governatore della provincia. Nell’istruzione del processo, Plinio fece un’ispezione dell’edificio di cui descrive la struttura nella lettera a Traiano, distinguendo il luogo della statua da quello del monumento funebre, un dettaglio che poteva risultare dirimente per deliberare sull’accusa di lesa maestà[6]. Secondo quanto riportato nell’epistola, l’effigie di Traiano si trovava all’interno della biblioteca, come a Roma nella Biblioteca Ulpia (vd. BIBULP-LET)[7], mentre il monumento funebre che Dione aveva fatto costruire per la moglie e il figlio era situato in un atrio con porticato, evidentemente annesso al complesso della biblioteca (par. 7 in Plin. epist. 10, 81)[8].

L’associazione di una biblioteca a una sepoltura aveva funzione celebrativa verso il defunto: l’uso non è isolato, come mostra il caso della biblioteca di Celso a Efeso (costruita tra il 115 e il 125 d.C.), che comprendeva una stanza per il sarcofago marmoreo di Celso stesso[9]. Traiano, inoltre, fu sepolto nella base della Colonna Traiana situata al centro del cortile su cui affacciavano le due aule della Biblioteca Ulpia (vd. BIBULP-LET)[10].

Il processo a Dione venne spostato da Prusa a Nicea e procedette con lentezza, soprattutto a causa degli stessi accusatori, i quali non avevano presentato il materiale d’accusa che Plinio voleva sottoporre all’imperatore (parr. 4-7 in Plin. epist. 10, 81). Come emerge dalla lettera di risposta da parte del princeps (Plin. epist. 10, 82), Traiano raccomandò a Plinio di trascurare l’accusa di lesa maestà mossa a Dione, ma chiese che quest’ultimo producesse i rendiconti delle spese sostenute nella curatela dell’opera.

Non abbiamo notizie ulteriori sul destino della biblioteca, sulla sua consistenza o sul suo ruolo nella vita culturale di Prusa.


Bibliografia di riferimento: Fedeli 1988, pp. 51-52; cf. anche Billault 2015; Gibson 2020, pp. 213-215; per un commento a Plin. epist. 10, 81 e Plin. epist. 10, 82 cf. Sherwin-White 1966, pp. 675-679; Williams 1990, pp. 129-131; Bracci 2011, pp. 235-240.


  1. Sulle biblioteche municipali e provinciali dell’impero cf. Fedeli 1988, pp. 51-52; Nicholls 2013, pp. 267-274.

  2. Resta aperta la questione della cronologia del proconsolato di Plinio in Ponto-Bitinia: è fissata da alcuni nel 109-111 (vd. le argomentazioni in Sherwin-White 1966, pp. 80-81), da altri nel 110-112 (vd. le argomentazioni in Eck 1982, pp. 349-352, spec. pp. 349-350 n. 275; Syme 1985, pp. 184-185; Bodel 2015, pp. 100-102); una sintesi della questione in Williams 1990, p. 13; Birley 2000, pp. 16-17. Sull’operato di Plinio in Bitinia e Ponto, da ultimo, Gibson 2020, pp. 191-237; ulteriore bibliografia in Gibson – Morello 2012, p. 295.

  3. Sherwin-White 1966, p. 675; Williams 1990, p. 129.

  4. Sul rapporto tra Plinio e Dione Crisostomo a Prusa in relazione alla costruzione della biblioteca cf. Billault 2015; Gibson 2020, pp. 213-215. Su alcune opere pubbliche di Dione Crisostomo nel contesto delle politiche provinciali in Bitinia e dei rapporti con Roma cf. Jones 1978, pp. 54 e 111-114 (sulla Biblioteca di Prusa vd. p. 114); Billault 2015, pp. 240-242; sulla vicenda giudiziaria della Biblioteca di Prusa e la disputa tra Dione Crisostomo e Archippo cf. Salmeri 1982, pp. 50-53; 2000, pp. 67-68 (spec. n. 73).

  5. Nella risposta di Traiano a Plinio emerge esplicitamente che l’accusa aveva tentato di incriminare Dione di lesa maestà (crimen maiestatis: par. 1 in Plin. epist. 10, 82): cf. Sherwin-White 1966, p. 677; Bracci 2011, pp. 236-237. Le offese arrecate all’immagine dell’imperatore venivano solitamente perseguite in base alla lex maiestatis (sul crimen laesae maiestatis cf. Gizewski 2006). A livello legale probabilmente si fece leva sul divieto di sepoltura entro le mura della città: cf. Sherwin-White 1966, p. 677, da integrare con Veyne 1967, pp. 748-749 e Williams 1990, p. 130.

  6. Cf. Trisoglio 1973, p. 1075.

  7. Sulle immagini degli imperatori nelle biblioteche pubbliche cf. Houston 2014, p. 211.

  8. Sherwin-White 1966, p. 678; Dix 1996, p. 90. Per l’ipotesi che un’iscrizione frammentaria ritrovata a Prusa sia da ricondurre al monumento funebre della moglie e del figlio di Dione presso la Biblioteca di Prusa cf. Salmeri 2000, p. 89 n. 176 (seguito da Gibson 2020, p. 234 n. 197).

  9. Fedeli 1988, pp. 52-53; Nicholls 2013, pp. 267-270; Houston 2014, p. 189 n. 33.

  10. Sulla presenza di sepolture all’interno e nei pressi delle biblioteche di Efeso, Prusa e del Foro di Traiano cf. Dix 1996, pp. 89-90; 101 n. 16.

Bibliografia

Billault, A. (2015), L’image de Dion Chrysostome dans la Correspondance de Pline le Jeune (Ep., 10.81-82), in Devillers, O. (ed.), Autour de Pline le Jeune: En hommage à Nicole Méthy, Bordeaux, pp. 238-244.

Birley, A.R. (2000), Onomasticon to the Younger Pliny. Letters and Panegyric, München-Leipzig.

Bodel, J. (2015), The Publication of Pliny’s Letters, in Marchesi, I. (ed.), Pliny the Book-Maker: Betting on Posterity in the «Epistles», Oxford-New York, pp. 13-108.

Bracci, F. (2011), Plinio il Giovane, Epistole, Libro X, Pisa.

Dix, T.K. (1996), Pliny’s Library at Comum, «Libraries & Culture» 31, pp. 85-102.

Eck, W. (1982), Jahres- und Provinzialfasten der senatorischen Statthalter von 69/70 bis 138/139, «Chiron 12», pp. 281-362.

Fedeli, P. (1988), Biblioteche private e pubbliche a Roma e nel mondo romano, in Cavallo, G. (ed.), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, pp. 29-64.

Gibson, R.K. – Morello, R. (2012), Reading the Letters of Pliny the Younger: an Introduction, Cambridge-New York.

Gibson, R.K. (2020), Man of High Empire. The Life of Pliny the Younger, Oxford-New York.

Gizewski, C. (2006), Maiestas, in Brill’s New Pauly Online (https://doi.org/10.1163/1574-9347_bnp_e718120).

Houston, G.W. (2014), Inside Roman Libraries. Book Collections and their Management in Antiquity, Chapel Hill.

Jones, C.P. (1978), The Roman World of Dio Chrysostom, Cambridge (MA)-London.

Nicholls, M. (2013), Roman Libraries as Public Buildings in the Cities of the Empire, in König, J. – Oikonomopoulou, K. – Woolf, G. (eds.), Ancient Libraries, Cambridge, pp. 261-276.

Salmeri, G. (1982), La politica e il potere. Saggio su Dione di Prusa, Catania.

Salmeri, G. (2000), Dio, Rome, and the Civic Life of Asia Minor, in Swain, S. (ed.), Dio Chrysostom. Politics, Letters, and Philosophy, Oxford, pp. 53-92.

Sherwin-White, A.N. (1966), The Letters of Pliny. A Historical and Social Commentary, Oxford.

Syme, R. (1985), The Dating of Pliny’s Latest Letters, «CQ» 35, pp. 176-185.

Trisoglio, F. (1973), Opere di Plinio Cecilio Secondo, Torino.

Veyne, P. (1967), Autour d’un commentaire de Pline le Jeune, «Latomus» 26, pp. 723-751.

Williams, W. (1990), Pliny. Correspondence with Trajan from Bithynia (Epistles X), Warminster.

Fonti

Fonti

Plin. epist. 10, 81

1 Cum Prusae ad Olympum, domine, publicis negotiis intra hospitium eodem die exiturus vacarem, Asclepiades magistratus indicavit appellatum me a Claudio Eumolpo. Cum Cocceianus Dion in bule assignari civitati opus cuius curam egerat vellet, tum Eumolpus assistens Flavio Archippo dixit exigendam esse a Dione rationem operis, ante quam rei publicae traderetur, quod aliter fecisset ac debuisset. 2 Adiecit etiam esse in eodem positam tuam statuam et corpora sepultorum, uxoris Dionis et filii, postulavitque ut cognoscerem pro tribunali. 3 Quod cum ego me protinus facturum dilaturumque profectionem dixissem, ut longiorem diem ad struendam causam darem utque in alia ciuitate cognoscerem petiit. Ego me auditurum Nicaeae respondi. 4 Vbi cum consedissem cogniturus, idem Eumolpus tamquam si adhuc parum instructus dilationem petere coepit, contra Dion ut audiretur exigere. Dicta sunt utrimque multa, etiam de causa. 5 Ego cum dandam dilationem et <te> consulendum existimarem in re ad exemplum pertinenti, dixi utrique parti ut postulationum suarum libellos darent. Volebam enim te ipsorum potissimum uerbis ea quae erant proposita cognoscere. Et Dion quidem se daturum dixit. Eumolpus respondit complexurum se libello quae rei publicae peteret, 6 ceterum quod ad sepultos pertineret non accusatorem se sed aduocatum Flaui Archippi, cuius mandata pertulisset. Archippus, cui Eumolpus sicut Prusiade adsistebat, dixit se libellum daturum. At nec Eumolpus nec Archippus quam<quam> plurimis diebus 7 exspectati adhuc mihi libellos dederunt; Dion dedit, quem huic epistulae iunxi. Ipse in re praesenti fui et vidi tuam quoque statuam in bibliotheca positam, id autem in quo dicuntur sepulti filius et uxor Dionis in area collocatum, quae porticibus includitur. 8 Te, domine, rogo ut me in hoc praecipue genere cognitionis regere digneris, cum alioqui magna sit exspectatio, ut necesse est in ea re quae et in confessum uenit et exemplis defenditur.

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Plin. epist. 10, 82

1 Potuisti non haerere, mi Secunde carissime, circa id de quo me consulendum existimasti, cum propositum meum optime nosses, non ex metu nec terrore hominum aut criminibus maiestatis reverentiam nomini meo acquiri. 2 Omissa ergo ea quaestione, quam non admitterem etiam si exemplis adiuvaretur, ratio totius operis effecti sub cura Cocceiani Dionis excutiatur, cum et utilitas civitatis exigat nec aut recuset Dion aut debeat recusare.

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Cita come: Marta Maria Perilli, Biblioteca di Prusa_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/28 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 13/08/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/28

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