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Biblioteche di Giulio Marziale

Fa parte di Biblioteche private/Biblioteche private di Roma

Marta Maria Perilli - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/24

Descrizione

Menzionato in quasi tutti i libri degli Epigrammi di Marziale[1], Giulio Marziale fu amico intimo del poeta fin dall’inizio della sua permanenza nella capitale: Marziale parla di 34 anni di amicizia (Mart. 12, 34, 1-2), che coincidono con il numero di anni che egli trascorse a Roma (circa dal 64 al 98)[2]. A Giulio Marziale, amante e intenditore delle lettere, il poeta raccomanda il terzo libro degli Epigrammi (Mart. 3, 5), dedica il sesto (Mart. 6, 1) e dona una copia dei primi sette (Mart. 7, 17). È attestata una biblioteca di Giulio Marziale nella sua villa a Monte Mario ed è possibile ipotizzare l’esistenza di uno spazio per la conservazione dei libri anche nella sua dimora nel Campo Marzio.

Biblioteca della villa sul Ianiculum

La biblioteca di Giulio Marziale si trovava presso la sua villa affacciata su Roma (vv. 1-2 in Mart. 7, 17). Marziale parla estesamente di questa proprietà in un componimento del IV libro, dove riporta che era collocata sul Ianiculum (Mart. 4, 64)[3]. Nonostante il toponimo sia generalmente impiegato per indicare l’attuale Gianicolo, la descrizione fatta da Marziale del panorama visibile dalla villa, una descrizione dettagliata e ricca di indicazioni topografiche, ha permesso di individuare l’ubicazione della villa sull’attuale Monte Mario (vv. 11-24 in Mart. 4, 64)[4].

A questa biblioteca Marziale dona una copia dei primi sette libri degli Epigrammi (vv. 3-7 in Mart. 7, 17). Attraverso il dono della sua opera – e, per metonimia, attraverso la sua poesia – il poeta garantirà fama alla biblioteca e, ne consegue, al suo proprietario, Giulio Marziale (vv. 9-10 in Mart. 7, 17). La biblioteca, in cambio, darà protezione ai suoi epigrammi, assicurandone quindi la conservazione (vv. 11-12 in Mart. 7, 17).

L’esemplare era particolarmente pregiato perché presentava le correzioni autografe del poeta (vv. 7-8 in Mart. 7, 17)[5]. Rispetto ai testi messi in vendita dai librai, spesso fortemente corrotti perché copiati da scribi poco affidabili, le copie scritte o corrette direttamente dall’autore erano considerate di maggior valore (Mart. 7, 11; v. 8 in Mart. 7, 17; Mart. 9, 99, 7-10; vd. LIBOCC-LET: “I librai e la circolazione dei testi”)[6]. Marziale nella correzione del testo donato a Giulio Marziale si sarà quindi occupato di emendare gli errori lasciati dai copisti[7]. La protezione offerta all’opera di Marziale dalla biblioteca di Giulio Marziale, quindi, sarà stata tanto più significativa perché assicurava la conservazione del testo nella forma corretta data dall’autore, garante ultimo della sua genuinità.

In virtù del riferimento a questa revisione autoriale è stato sostenuto che il dono del poeta all’amico fosse una nuova edizione completa dei primi sette libri degli Epigrammi[8]. Dopo la pubblicazione del primo libro, Marziale aveva realizzato almeno una riedizione della sua opera, con ogni probabilità introdotta dai componimenti 1, 1 e 1, 2, che sono più tardi rispetto all’edizione originaria del primo libro[9]. L’ampiezza di questa nuova edizione, tuttavia, non è nota: non è detto che arrivasse fino al settimo libro e che quindi a questa faccia riferimento l’epigramma 7, 17[10]. Nel componimento, infatti, viene esplicitamente descritta solo un’operazione di correzione degli errori sul testo offerto in omaggio all’amico, cosa che non implica necessariamente l’allestimento di una nuova edizione.

Da Mart. 7, 17 è possibile ricavare un’ulteriore informazione sulla consistenza della biblioteca di Giulio Marziale: il poeta si augura che i suoi sette libri trovino uno spazio tra i carmina sanctiora lì custoditi (vv. 3-4 in Mart. 7, 17). Per quanto l’espressione risenta della canonica affettazione di modestia del poeta epigrammatico nel convenzionale confronto tra la sua Musa giocosa e la poesia di riconosciuta autorevolezza,  l’espressione fa riferimento verosimilmente a opere poetiche che ormai rientravano nel canone dei classici[11]. Non conosciamo né gli autori e i titoli delle opere in questione né il loro numero, ma questo accenno e l’elogio stesso che viene fatto della biblioteca fanno supporre che la consistenza della collezione libraria di Giulio Marziale non fosse trascurabile.

Non abbiamo notizie dell’apparato decorativo della biblioteca. Sappiamo che i libri erano conservati in scaffalature divise in scomparti, chiamati da Marziale nidi[12]: tra questi, il poeta spera che per il proprio libro vi sia un posto nello scomparto più in basso (v. 5 in Mart. 7, 17)[13].

La casa nel Campo Marzio e altri libri di Marziale

Giulio Marziale aveva ricevuto i libri di Marziale anche precedentemente all’omaggio dei primi sette alla sua biblioteca a Monte Mario.

Nella dedica del sesto libro a Giulio Marziale è presente l’invito a correggere il libro prima che sia mandato all’imperatore (v. 3 in Mart. 6, 1)[14]. In Marziale simili richieste di correzione dell’opera rientrano nelle formulazioni cortesi di omaggio ai patroni e agli amici colti senza presupporre un effettivo intervento del destinatario sul testo ancora in fase di elaborazione: funzionano piuttosto come una modalità di dedica del libro ultimato e, normalmente, pubblicato[15]. In linea con questa prassi, la richiesta di correzioni a Giulio Marziale implica l’invio all’amico del libro completo (come si evince dal riferimento al numero del libro all’interno del corpus: v. 1 in Mart. 6, 1), già pubblicato[16] o appena prima della sua pubblicazione e circolazione presso il grande pubblico[17].

Nel componimento incipitario del sesto libro non vi è alcun indizio che permetta di stabilire il luogo dove questo sia stato recapitato o conservato. Nell’apostrofe al terzo libro che deve raggiungere Giulio Marziale[18], il poeta invece fornisce un’indicazione topografica precisa relativamente al luogo dove il destinatario potrà essere trovato: nella sua casa all’inizio della via Tecta (vv. 5-6 in Mart. 3, 5). La menzione della strada, che si trovava nel Campo Marzio e incrociava la via Flaminia, e l’indicazione del punto della via in cui era situata la dimora di Giulio Marziale ha portato a individuare come probabile sito della casa la zona dell’attuale piazza Colonna[19].

In relazione a questa casa Marziale non fa riferimento a uno spazio preposto alla conservazione di libri, ma è verosimile supporre che fosse presente un armarium per i libri o eventualmente una piccola biblioteca, con ogni probabilità più modesta di quella della villa su Monte Mario elogiata in Mart. 7, 17. Anche accettando questa ipotesi, non è possibile sapere come venissero gestiti i libri tra queste due case: se Giulio Marziale facesse confluire i libri ricevuti presso la casa lungo la via Tecta nella biblioteca della villa a Monte Mario o, come pare più probabile, se vi fossero libri in entrambe le dimore.

Considerato che la villa di Giulio Marziale viene descritta nel quarto libro (Mart. 4, 64), pubblicato a dicembre dell’88, e il dono della copia degli epigrammi per la sua biblioteca avviene con la pubblicazione del settimo libro (Mart. 7, 17), datata a dicembre del 92, la biblioteca era attiva tra l’88 e il 92 d.C.[20] Non solo per la villa a Monte Mario, ma anche per la casa lungo la via Tecta, questo arco cronologico può plausibilmente essere ampliato e fissato non solo almeno dall’86 al 101-102, dato che Giulio Marziale è menzionato in epigrammi che vanno dal primo al dodicesimo libro (rispettivamente dell’86 e del 101-102), ma forse anche dal 64 al 101-102. Marziale, infatti, conobbe Giulio Marziale a Roma fin dal suo arrivo nella capitale, ossia dal 64 circa, e non fa mai riferimento ad altre abitazioni dell’amico.

  1. Cf. Mart. 1, 15; 3, 5; 5, 20; 6, 1; 6, 64; 7, 17; 9, 97; 10, 47; 11, 80; 12, 34.

  2. Su Giulio Marziale cf. Citroni 1975, pp. 61-62; Nauta 2002, pp. 72-73; Moreno Soldevila – Castillo – Fernández Valverde 2019, pp. 304-305; inoltre, Canobbio 2011, p. 254 con ulteriore bibliografia.

  3. Un’analisi dell’epigramma dedicato alla descrizione della villa di Giulio Marziale in Maselli 1995; Fabbrini 2007, 1-57.

  4. Cf. Bruni 1949. Vi è accordo relativamente all’ubicazione della villa di Giulio Marziale a Monte Mario, ma è discussa la ragione per cui il poeta usi il termine Ianiculum. Sono state date due spiegazioni principali: 1. il toponimo comprendeva tutto il sistema di alture che, oltre l’attuale Gianicolo, si estendevano fino a Monte Mario (Maselli 1995, p. 51); 2. il termine è impiegato per sineddoche e Marziale lo usa per designare Monte Mario poiché il Gianicolo era l’altura più elevata della catena collinare (LTUR 3, p. 90, s.v. Ianiculum [P. Liverani], con ulteriore bibliografia). Sulle attestazioni del toponimo Ianiculum e il dibattito sull’area designata con questo termine cf. LTUR 3, pp. 89-90, s.v. Ianiculum (P. Liverani).

  5. Per notare nel senso di ‘correggere’ e litura per indicare l’operazione di cancellare cf. Mart. 1, 3, 9-10, con Citroni 1975, p. 28.

  6. Su queste correzioni autografe, con riferimento agli epigrammi di Marziale, cf. Citroni 1988, p. 15 n. 17 e p. 36; 2015, p. 103; Dorandi 2007, pp. 53-54; Pecere 2010, pp. 254-256; inoltre, Merli 2013, pp. 168-171 che tratta il motivo della revisione dell’opera entro le dinamiche di omaggio del libro poetico agli amici. Per ulteriori attestazioni di questo lavoro di correzione fatto dall’autore sulle sue opere o su opere altrui cf. McDonnell 1996, p. 477; Galán Vioque 2002, pp. 101 e 140.

  7. Un’analoga operazione viene condotta da Plinio il Giovane, il quale corregge alcune sue opere acquistate sul mercato librario da un amico, che evidentemente presentavano errori di copiatura (Plin. epist. 4, 26, 1): cf. LIBOCC-LET: “I librai e la circolazione dei testi” con n. 20; BIBPLIN-LET n. 22. Secondo un’ipotesi di E. Merli (2013, p. 168), nell’operazione di correzione dei libri regalati a Giulio Marziale, il poeta potrebbe aver anche eliminato dai componimenti dettagli divenuti anacronistici ed eventualmente inserito alcuni ammiccamenti all’amico per personalizzare la copia.

  8. I primi ad avanzare questa tesi sono stati Schneidewin 1842, pp. iii-iv e Dau 1887, pp. 76-77, le cui posizioni sono state poi più volte riproposte: vd. i riferimenti bibliografici e una messa a punto della questione in Citroni 1975, p. 12; 17-18; Galán Vioque 2002, p. 136 e 139.

  9. Citroni 1975, pp. xix-xxi; 4-5; 12-14; 17-18. Sulla possibilità che anche l’epistola prefatoria al primo libro sia un’aggiunta posteriore all’edizione originaria dello stesso cf. Citroni 1975, pp. 4-5.

  10. Così Citroni 1975, p. 18; Galán Vioque 2002, p. 139; Merli 2013, p. 168 n. 29. Dato che un’edizione successiva al primo libro sicuramente venne realizzata in formato di codice (cf. Mart. 1, 2 con Citroni 1975, pp. 17-20; LIBOCC-LET), coloro che ritengono che questa nuova edizione fosse quella dei primi sette libri regalata a Giulio Marziale ne deducono che dovesse essere un codice. Considerato che non è possibile stabilire se la copia dei sette libri di cui parla Mart. 7, 17 fosse una nuova edizione oppure una copia corretta dall’autore, resta aperta la questione del suo formato, ossia se fosse un codice – che poteva contenere tutti i sette libri – o sette rotoli. Per una recente messa a punto delle posizioni in merito cf. Galán Vioque 2002, pp. 139-140, a cui si aggiunga Pecere 2010, p. 90; p. 317 n. 33, il quale si è espresso a favore di un’edizione in rotoli. Sulla circolazione a Roma di edizioni di Marziale in formato di codice vd. LIBOCC-LET.

  11. Con piglio tutt’altro che modesto, d’altra parte, Marziale rivendica che sarà proprio il suo «piccolo dono» a rendere la biblioteca di Giulio Marziale celebre in tutto il mondo: vv. 9-10 in Mart. 7, 17 (cf. E. Merli in Citroni 1996, p. 573 n. 24).

  12. Su questa accezione del termine nidus cf. LIBOCC-LET n. 11 con bibliografia.

  13. Il ripiano più basso probabilmente qui indica quello più in disparte, dove sia rimasto spazio libero. In Mart. 1, 117, 15, invece, il riferimento al primo scomparto, invece, designa quello più facilmente accessibile (cf. LIBOCC-LET: “Libreria di Atrecto presso l’Argiletum”). Diversamente E. Merli in Citroni 1996, p. 573 n. 24: «il ripiano più basso può indicare il genere umile a cui il poeta si dedica, ma nello stesso tempo suggerire che l’amico collocherà i suoi libri nello scaffale più comodo e a portata di mano».

  14. Il libro è dedicato a Giulio Marziale, ma attraverso il riferimento all’imperatore non manca di porgere omaggio anche a Domiziano, incluso così nella dedica: cf. Merli 1993, pp. 245-248.

  15. Citroni 1988, pp. 33-39, spec. pp. 37-38; 2015, pp. 116-118; Nauta 2002, pp. 120-131, spec. pp. 124-128; Merli 2013, pp. 159-167, che prende in particolare considerazione i casi di Mart. 4, 10 e 5, 80 dove l’opportunità o la possibilità di intervento del destinatario è di fatto negata. Secondo White 1974, spec. pp. 56-60, invece, le dediche dei libri di Marziale (inclusa la modalità della richiesta di correzioni) sono indice di una circolazione privata o lettura orale di singoli componimenti o brevi raccolte (libelli) precedente la pubblicazione del libro, ridimensionando fortemente l’importanza del momento della pubblicazione (contra Fowler 1995). Citroni 1988, pp. 33-39 e 2015, pp. 98-105 e 111-118 ammette questo tipo di circolazione per canali privati prima della pubblicazione, ma sostiene che i componimenti di dedica accompagnino quasi sempre il libro nella sua forma definitiva e che la pubblicazione del libro abbia un ruolo centrale: è nel libro pubblicato, davanti al più ampio pubblico dei lettori, che gli epigrammi di dedica acquistano la loro piena funzione d’omaggio. A differenza di Marziale, Plinio il Giovane attesta più volte la circolazione delle sue opere o di quelle di amici quando sono ancora in fase di elaborazione e revisione: vd. BIBPLIN-LET: “Ulteriori attestazioni sulla collezione libraria di Plinio il Giovane” (bibliografia alla n. 21).

  16. Citroni 1988, p. 34-35; 37-38; 2015, pp. 101-102; 116-118.

  17. Nauta 2002, pp. 124-125. Nauta 2002, pp. 105-131 arriva a conclusioni analoghe a quelle di Citroni 1988 e 2015 (in part. Nauta 2002, p. 120 «whenever Martial made a gift of a collection […], this collection was a published book»), ma ritiene che in alcuni casi – come quello di Mart. 6, 1 – le correzioni chieste agli amici possano essere state effettivamente inserite nel libro pubblicato e l’epigramma in cui la richiesta di correzioni è avanzata sia stato poi incluso nella versione definitiva del libro (ma si vedano in merito le perplessità di Citroni 2015, p. 117 n. 53).

  18. Sul modulo dell’apostrofe al libro cf. Citroni 1986, spec. pp. 136-140 sul suo uso in Marziale in relazione alla tradizione oraziana e ovidiana; inoltre, Borgo 2003, pp. 91-96. Sulla dedica del terzo libro contemporaneamente a Faustino (Mart. 3, 2) e Giulio Marziale (Mart. 3, 5) cf. Citroni 1988, p. 35 n. 59.

  19. LTUR 2, p. 122, s.v. Domus: Iulius Martialis (E. Rodríguez Almeida); LTUR 5, pp. 145-146, s.v. Via Tecta (J.R. Patterson); cf. Fusi 2006, p. 141-142.

  20. Sulla cronologia dei libri di Marziale si rimanda alla sintesi in Citroni 1996, pp. 74-75, con bibliografia precedente.

Bibliografia

Borgo, A. (2003), Retorica e poetica nei proemi di Marziale, Napoli.

Bruni, F. (1949), Su quale Gianicolo sorgeva la villa di Giulio Marziale?, «Capitolium» 24, pp. 124-127.

Canobbio, A. (2011), M. Valerii Martialis. Epigrammaton liber quintus, Napoli.

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White, P. (1974), The Presentation and Dedication of the Silvae and the Epigrams, «JRS» 64, pp. 40-61.

Fonti

Fonti

Mart. 3, 5

Vis commendari sine me cursurus in urbem, / parue liber, multis, an satis unus erit? / unus erit, mihi crede, satis, cui non eris hospes, / Iulius, adsiduum nomen in ore meo. / protinus hunc primae quaeres in limine Tectae: / quos tenuit Daphnis, nunc tenet ille lares. / Est illi coniunx, quae te manibusque sinuque / excipiet, tu uel puluerulentus eas. / Hos tu seu pariter siue hanc illumue priorem / uideris, hoc dices: 'Marcus hauere iubet', / et satis est; alios commendet epistula: peccat / qui commendandum se putat esse suis.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep03|005

Mart. 6, 1

Sextus mittitur hic tibi libellus, / in primis mihi care Martialis. / quem si terseris aure diligenti, / audebit minus anxius tremensque / magnas Caesaris in manus uenire.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep06|001

Mart. 7, 17

Ruris bibliotheca delicati, / uicinam uidet unde lector urbem, / inter carmina sanctiora si quis / lasciuae fuerit locus Thaliae, / hos nido licet inseras uel imo, / septem quos tibi misimus libellos / auctoris calamo sui notatos: / haec illis pretium facit litura. / at tu munere dedicata paruo / quae cantaberis orbe nota toto, / pignus pectoris hoc mei tuere, / Iuli bibliotheca Martialis.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep07|017

Testi di confronto

Mart. 4, 64

Iuli iugera pauca Martialis / hortis Hesperidum beatiora / longo Ianiculi iugo recumbunt: / lati collibus eminent recessus / et planus modico tumore uertex / caelo perfruitur sereniore / et curuas nebula tegente ualles / solus luce nitet peculiari: / puris leniter admouentur astris / celsae culmina delicata uillae. / Hinc septem dominos uidere montis / et totam licet aestimare Romam, / Albanos quoque Tusculosque colles / et quodcumque iacet sub urbe frigus, / Fidenas ueteres breuesque Rubras, /et quod uirgineo cruore gaudet / Annae pomiferum nemus Perennae. / Illinc Flaminiae Salariaeque / Gestator patet essedo tacente, / ne blando rota sit molesta somno, / quem nec rumpere nauticum celeuma / nec clamor ualet helciariorum, / cum sit tam prope Muluius sacrumque / lapsae per Tiberim uolent carinae. / Hoc rus, seu potius domus uocanda est, / commendat dominus: tuam putabis, / tam non inuida tamque liberalis, / tam comi patet hospitalitate: / credas Alcinoi pios Penates / aut facti modo diuitis Molorchi. / Vos nunc omnia parua qui putatis, / centeno gelidum ligone Tibur / vel Praeneste domate pendulamque / uni dedite Setiam colono, / dum me iudice praeferantur istis / Iuli iugera pauca Martialis.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep04|064

Mart. 7, 11

Cogis me calamo manuque nostra / emendare meos, Pudens, libellos. / O quam me nimium probas amasque / qui uis archetypas habere nugas!

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep07|011

Mart. 9, 99, 7-10

Vilis eras (sc. liber), fateor, si te nunc mitteret emptor; / grande tui pretium muneris auctor erit: / multum, crede mihi, refert a fonte bibatur / quae fluit an pigro quae stupet unda lacu.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep09|099

Mart. 12, 34, 1-2

Triginta mihi quattuorque messes / tecum, si memini, fuere, Iuli.

https://www.mqdq.it/texts/MART|ep12|034

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Marta Maria Perilli - 0000-0001-6883-7286
Università degli studi di Firenze

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Cita come: Marta Maria Perilli, Biblioteche di Giulio Marziale_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/24 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 12/08/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/24

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