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Biblioteca di Como

Fa parte di Biblioteche pubbliche/Altre biblioteche pubbliche dell'Impero

Marta Maria Perilli - Pubblicato online il 28/09/2023 - DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/26

Descrizione

La Biblioteca pubblica di Como fu un dono di Plinio il Giovane alla sua città natale[1], come è attestato dall’epistola 1, 8 di Plinio il Giovane (spec. parr. 2 e 5 in Plin. epist. 1, 8) e dall’epigrafe commemorativa di Plinio il Giovane, che ne riporta la carriera e gli atti di munificenza pubblica (CIL 5.5262)[2]. Nel donare la biblioteca, Plinio la dotò di un fondo di 100.000 sesterzi per il suo mantenimento (CIL 5.5262), ossia – con ogni probabilità – per la manutenzione dell’edificio e il pagamento del personale della biblioteca[3].

Sulla base dell’epigrafe di Como, in cui la biblioteca risulta il primo atto di evergetismo di Plinio verso la città[4], e della data dell’epistola 1, 8 (composta a cavallo tra il 96 e il 97 d.C.)[5], si ritiene che la biblioteca sia stata costruita sotto Domiziano, probabilmente dopo la pretura di Plinio, che egli ricoprì nel 93 o 94[6]. Anche la dedica potrebbe risalire al periodo domizianeo, verosimilmente all’estate del 96, prima della morte di Domiziano, verificatasi a settembre[7], oppure potrebbe essere avvenuta sotto Nerva, quindi tra la fine del 96 e l’inizio del 98[8].

Come sappiamo dall’epistola 1, 8, in occasione dell’inaugurazione della biblioteca, Plinio tenne un discorso di fronte ai decurioni nella Curia comasca (parr. 16-17 in Plin. epist. 1, 8). L’epistola 1, 8, infatti, è il testo di accompagnamento per l’invio a Pompeo Saturnino[9] di tale discorso: nella lettera Plinio chiede l’opinione e le correzioni dell’amico su questo scritto, in vista di una sua eventuale pubblicazione (parr. 1-4 in Plin. epist. 1, 8)[10], ma non fornisce molti dettagli sulla biblioteca. Non fa alcun riferimento, ad esempio, all’architettura e all’apparato decorativo della struttura, nonché alla collezione libraria[11].

È stato ipotizzato che il nucleo originario dei libri lì conservati fosse costituito dalla biblioteca di Plinio il Vecchio, di cui Plinio il Giovane era nipote ed erede[12]. Non vi sono, tuttavia, attestazioni precise relative al destino dei libri appartenuti a Plinio il Vecchio. Dopo la morte di quest’ultimo, Plinio il Giovane aveva a propria disposizione le opere scritte dallo zio, che erano reperibili anche nei canali di circolazione libraria del tempo (vd. BIBPLIN-LET: “Il lascito librario di Plinio il Vecchio”). Non può essere escluso che Plinio il Giovane avesse dotato la Biblioteca di Como di copie delle opere composte da Plinio il Vecchio, anch’egli originario di Como. Appare invece più difficile immaginare che Plinio avesse lasciato a questa cittadina municipale tutto il patrimonio librario ereditato dallo zio, verosimilmente ingente e prezioso[13]. In particolare, si può scartare l’ipotesi che nella Biblioteca di Como fossero custoditi i commentarii di Plinio il Vecchio[14], che non furono scritti per la pubblicazione e che Plinio il Giovane, con ogni probabilità, non diffuse, ma conservò per uso personale (vd. BIBPLIN-LET: “Il lascito librario di Plinio il Vecchio”). Di fatto, quindi, la consistenza libraria della Biblioteca di Como è a noi ignota.

La sua esatta collocazione resta incerta: secondo una delle ipotesi più recenti, poteva essere collocata appena fuori dalle mura romane di Como in un edificio pubblico, emerso dagli scavi di un’area suburbana nel 1999 e situato presso l’attuale intersezione tra viale Varese e via Benzi (immagine 1)[15]. Non ci sono però prove certe che colleghino questo edificio a una biblioteca o a Plinio.

Tra i vari atti di evergetismo municipale alla città di Como, Plinio fece un’altra elargizione di tipo culturale, oltre alla donazione della biblioteca. Nel 104-105, venuto a sapere che l’assenza di precettori a Como costringeva i figli delle famiglie comasche ad andare a studiare a Milano, si incaricò del pagamento di un terzo del salario dei precettori da assumere nella sua città natale e chiese a Tacito[16] aiuto per il loro reclutamento (Plin. epist. 4, 13, 3-11)[17]. È possibile, quindi, che allievi e precettori rientrassero tra i fruitori della biblioteca della città[18].


Bibliografia di riferimento: Dix 1996. Cf. anche Duncan-Jones 1965, pp. 184-186; 1974, pp. 27-31; Fedeli 1988, pp. 51-53; Nicholls 2013, pp. 267-274; Gibson 2020, pp. 162-166; 168-170; 173.


  1. Sulle biblioteche municipali e provinciali dell’impero, con brevi accenni a quella di Como, cf. Fedeli 1988, pp. 51-53; Nicholls 2013, pp. 267-274. Sul legame tra Plinio e Como e gli atti di munificenza pubblica di Plinio verso la città cf. Gibson 2020, pp. 162-189.

  2. Sull’iscrizione cf. Alföldy 1999; Lehmann-Hartleben 2007, pp. 39-41, con commento, e, da ultimi, Gibson – Morello 2012, pp. 270-273 e Gibson 2020, pp. 162-164, con trascrizione, traduzione in inglese dell’iscrizione e bibliografia pregressa. Dopo l’indicazione della carica di console e di augure, l’iscrizione riporta in ordine cronologico inverso l’elenco delle ulteriori cariche ricoperte da Plinio il Giovane. Seguono poi i lasciti testamentari di Plinio alla sua città natale: le terme con un fondo per il loro mantenimento, un fondo per il sostentamento dei suoi liberti e uno per un banchetto annuale per i cittadini di Como. Infine, sono indicati i donativi fatti da Plinio alla città mentre era ancora in vita: un fondo per gli alimenta destinati ai ragazze e alle ragazze di Como e la biblioteca con un fondo per il suo mantenimento.

  3. Dix 1996, pp. 95-97. Sulla base della somma totale dei donativi di Plinio alla città di Como, Mommsen 1869, pp. 100-101 (con n. 6) stimò che il costo della costruzione della biblioteca fu di un milione di sesterzi (ipotesi accolta p.es. da Duncan-Jones 1965, p. 185; 1974, pp. 27-31). Questo calcolo è stato confutato da Dix 1996, pp. 91-94 (seguito p.es. da Gibson 2020, p. 169), principalmente perché non sembra possibile stabilire esattamente a quanto ammontasse il capitale con cui Plinio finanziò i suoi vari atti di munificenza pubblica e, quindi, ricavare da questo capitale quanto fu destinato specificamente alla biblioteca. La cifra proposta da Mommsen, inoltre, appare spropositata, dato che renderebbe la Biblioteca di Como il più costoso edificio pubblico romano finanziato da un privato a noi noto.

  4. Gibson 2020, p. 164.

  5. Sherwin-White 1966, pp. 102-103. In generale, per bibliografia relativa alla datazione delle lettere di Plinio il Giovane vd. BIBPLIN-LET n. 16.

  6. La data in cui Plinio ricoprì la pretura è dibattuta. Seguo le recenti riconsiderazioni della questione proposte da Whitton 2015 e Gibson 2020, pp. 93-100: entrambi ritengono che sia da datare al 93 o 94; ulteriore bibliografia in Vannini 2019, vii n. 2.

  7. Così Sherwin-White 1966, pp. 103 e 105 (su cui si vedano le perplessità di Veyne 1967, pp. 725-726), seguito da Dix 1996, p. 87.

  8. Così Hoffer 1999, p. 94 e Gibson 2020, pp. 164 e 173 (e già Gibson – Morello 2012, p. 268). L’importanza dell’evento nella vita di Plinio è sottolineata in Gibson – Morello 2012, p. 23.

  9. Su Pompeo Saturnino cf. Birley 2000, p. 81.

  10. Lo scambio di opere, con l’eventuale richiesta di pareri e correzioni, è una prassi comune nell’Epistolario di Plinio: cf. BIBPLIN-LET: “Ulteriori attestazioni sulla collezione libraria di Plinio il Giovane” e la bibliografia alle nn. 21 e 22.

  11. Sui possibili usi della biblioteca cf. Dix 1996, pp. 88-89 e 97-98; Gibson 2020, 185 n. 85.

  12. Dix 1996, pp. 89 e 100 n. 13, seguito – con qualche cautela – da Houston 2014, p. 30 n. 83; Gibson 2020, p. 185 n. 5.

  13. Peraltro, se Plinio avesse effettivamente donato a Como i libri ereditati dallo zio, sembra strano che non ne faccia menzione nell’epistola 3, 5, in cui Plinio risponde alla richiesta di Bebio Marco di avere un catalogo completo delle opere di Plinio il Vecchio (vd. BIBPLIN-LET: “Il lascito librario di Plinio il Vecchio”). Risulterebbe ancora più difficile ammettere una simile omissione se Bebio Macro fosse stato originario proprio di Como, un’ipotesi presa in considerazione da Syme 1988, p. 313 n. 102; poi, Birley 2000, p. 41 (con ulteriore bibliografia).

  14. Come suggerisce, invece, Dix 1996, p. 100 n. 13 e non esclude Gibson 2020, p. 185 n. 5.

  15. Gibson 2020, p. 169 e Appendix 2, p. 254 sulla storia degli scavi con bibliografia. Alcune precedenti ipotesi di identificazione in Dix 1996, pp. 98-99.

  16. Per bibliografia sul rapporto tra Plinio il Giovane e Tacito e ulteriori scambi epistolari tra i due cf. BIBPLIN-LET n. 23.

  17. Questa iniziativa di Plinio si inserisce nel più ampio quadro dell’attività di promozione dell’istruzione scolastica municipale portata avanti dai Flavi e poi da Traiano: cf. Sherwin-White 1966, pp. 287-289. Un’analisi dell’epistola 4, 3 in Manuwald 2003, spec. pp. 212-216, che esamina in particolare le strategie argomentative attuate da Plinio perché la promozione socio-culturale della città facesse leva sugli interessi economici dei privati. Andando oltre una semplice ostentazione di liberalitas, Plinio dimostrerebbe così il suo interesse per l’effettivo funzionamento delle istituzioni da lui promosse.

  18. Dix 1996, p. 88. Sulla possibilità che alcune biblioteche di età imperiale avessero un ruolo nel sistema educativo greco-romano cf. Nicholls 2013, p. 274, che usa come esempio anche la Biblioteca di Como.

Bibliografia

Alföldy, G. (1999), Die Inschriften des Jüngeren Plinius und seine Mission in der Provinz Pontus et Bithynia, «AAntHung» 39, pp. 21-44.

Birley, A.R. (2000), Onomasticon to the Younger Pliny. Letters and Panegyric, München-Leipzig.

Dix, T.K. (1996), Pliny’s Library at Comum, «Libraries & Culture» 31, pp. 85-102.

Duncan-Jones, R. (1965), The Finances of the Younger Pliny, «PBSR» 33, pp. 177-188.

Duncan-Jones, R. (19822), The Economy of the Roman Empire. Quantitative Studies, Cambridge.

Fedeli, P. (1988), Biblioteche private e pubbliche a Roma e nel mondo romano, in Cavallo, G. (ed.), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, pp. 29-64.

Gibson, R.K. – Morello, R. (2012), Reading the Letters of Pliny the Younger: an Introduction, Cambridge-New York.

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Hoffer, S.E. (1999), The Anxieties of Pliny the Younger, Atlanta.

Houston, G.W. (2014), Inside Roman Libraries. Book Collections and their Management in Antiquity, Chapel Hill.

Lehmann-Hartleben, K. (2007), Plinio il Giovane. Lettere scelte con commento archeologico, Pisa (ristampa con Introduzione di P. Zanker e Aggiornamento bibliografico a cura di A. Anguissola dell’ed. Lehmann-Hartleben, K., Plinio il Giovane. Lettere scelte con commento archeologico, Firenze 1936).

Manuwald, G. (2003), Eine ‘Schule’ für Novum Comum (Epist. 4, 13). Aspekte der liberalitas des Plinius, in Castagna, L. – Lefèvre, E. (eds.), Plinius der Jüngere und seine Zeit, München-Leipzig, pp. 203-217.

Mommsen, T. (1869), Zur Lebensgeschichte des jüngeren Plinius, «Hermes» 3, pp. 31-139.

Nicholls, M. (2013), Roman Libraries as Public Buildings in the Cities of the Empire, in König, J. – Oikonomopoulou, K. – Woolf, G. (eds.), Ancient Libraries, Cambridge, pp. 261-276.

Sherwin-White, A.N. (1966), The Letters of Pliny. A Historical and Social Commentary, Oxford.

Syme, R. (1988), Roman Papers, IV, ed. by A.R. Birley, Oxford.

Veyne, P. (1967), Autour d’un commentaire de Pline le Jeune, «Latomus» 26, pp. 723-751.

Whitton, C. (2015), Pliny’s Progress: on a Troublesome Domitianic Career, «Chiron» 45, pp. 1-22.

Fonti

Fonti

Plin. epist. 1, 8

2 Petiturus sum enim ut rursus vaces sermoni quem apud municipes meos habui bibliothecam dedicaturus. 3 Memini quidem te iam quaedam adnotasse, sed generaliter; ideo nunc rogo ut non tantum universitati eius attendas, verum etiam particulas qua soles lima persequaris. Erit enim et post emendationem liberum nobis vel publicare vel continere. 4 Quin immo fortasse hanc ipsam cunctationem nostram in alterutram sententiam emendationis ratio deducet, quae aut indignum editione dum saepius retractat inveniet, aut dignum dum id ipsum experitur efficiet. 5 Quamquam huius cunctationis meae causae non tam in scriptis quam in ipso materiae genere consistunt: est enim paulo quasi gloriosius et elatius. Onerabit hoc modestiam nostram, etiamsi stilus ipse pressus demissusque fuerit, propterea quod cogimur cum de munificentia parentum nostrorum tum de nostra disputare. […] 16-17 Me vero peculiaris quaedam impedit ratio. Etenim hunc ipsum sermonem non apud populum, sed apud decuriones habui, nec in propatulo sed in curia. Vereor ergo ut sit satis congruens, cum in dicendo assentationem vulgi acclamationemque defugerim, nunc eadem illa editione sectari, cumque plebem ipsam, cui consulebatur, limine curiae parietibusque discreverim, ne quam in speciem ambitionis inciderem, nunc eos etiam, ad quos ex munere nostro nihil pertinet praeter exemplum, velut obvia ostentatione conquirere.

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Testi di confronto

Plin. epist. 4, 13, 3-11

3 Proxime cum in patria mea fui, venit ad me salutandum municipis mei filius praetextatus. Huic ego 'Studes?' inquam. Respondit: 'Etiam.' 'Ubi?' 'Mediolani.' 'Cur non hic?' Et pater eius - erat enim una atque etiam ipse adduxerat puerum -: 'Quia nullos hic praeceptores habemus.' 4 'Quare nullos? Nam vehementer intererat vestra, qui patres estis' - et opportune complures patres audiebant - 'liberos vestros hic potissimum discere. Ubi enim aut iucundius morarentur quam in patria aut pudicius continerentur quam sub oculis parentum aut minore sumptu quam domi? 5 Quantulum est ergo collata pecunia conducere praeceptores, quodque nunc in habitationes, in viatica, in ea quae peregre emuntur - omnia autem peregre emuntur - impenditis, adicere mercedibus? Atque adeo ego, qui nondum liberos habeo, paratus sum pro re publica nostra, quasi pro filia vel parente, tertiam partem eius quod conferre vobis placebit dare. […] 10 Iniungo autem et pro rei magnitudine rogo, ut ex copia studiosorum, quae ad te ex admiratione ingenii tui convenit, circumspicias praeceptores, quos sollicitare possimus, sub ea tamen condicione ne cui fidem meam obstringam. Omnia enim libera parentibus servo: illi iudicent illi eligant, ego mihi curam tantum et impendium vindico. 11 Proinde, si quis fuerit reperturus, qui ingenio suo fidat, eat illuc ea lege, ut hinc nihil aliud certum quam fiduciam suam ferat!

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Testimoni epigrafici

CIL 5.5262

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Informazioni sull'autore

Marta Maria Perilli - 0000-0001-6883-7286
Università degli studi di Firenze

Informazioni

Cita come: Marta Maria Perilli, Biblioteca di Como_Scheda Letteraria, anno 2023, DOI 10.35948/DILEF/Dalib/26 contenuto in Valeria Piano, Barbara del Giovane (a cura di), DaLiB. Dal Libro alla biblioteca, DILEF Unifi 2023.

Ricevuto il: 12/08/2023

Pubblicato online il: 28/09/2023

DOI: 10.35948/DILEF/Dalib/26

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